giovedì 21 settembre 2023

Lettura della sera .. Nel peccato Di Tiziana V. Paciola (6)

  

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CAPITOLO 7

 

Storie d’amore

 

«La ringrazio per l’ultimo romanzo che mi ha prestato», e le porse il volume in questione.

«Oh, suor Palmira, sono felice che lo abbia gradito, è piaciuto molto anche a me», in effetti era fra i suoi preferiti, il personaggio del ricco e viziato rampollo di una nobile famiglia che si finge morto e rispunta dopo dieci anni innamorandosi perdutamente di un’idealista convinta di voler creare una nuova comunità, a chi non sarebbe piaciuto? Facile immedesimarsi nell’eroina idealista e immergersi in un’ambientazione bucolica e coinvolgente.

«Già, le storie d’amore che paiono impossibili sono quelle per cui è naturale fare il tifo», e sottolineò l’affermazione guardandola dritto negli occhi.

«Beh, sono quelle che ci fanno battere il cuore», rispose evasiva, non sapendo bene dove volesse andare a parare.

«E anche quelle in cui è più facile cedere!».

A questo punto credette inutile continuare a fingere indifferenza, aspirò a pieni polmoni e si lasciò cadere sulla panca, «Come lo ha capito?».

Sedette accanto a lei e le prese la mano, «Non l’ho mai visto così felice», attese che Ludovica incrociasse il suo sguardo e proseguì, «Sono vecchia, ma non abbastanza da aver dimenticato cosa significhi innamorarsi». Prese la decisione di raccontarle qualcosa taciuto a tutti quelli che aveva conosciuto da quando aveva preso si voti, solo la sua superiora dell’epoca e poche altre persone ne erano al corrente, «Io avevo una famiglia, sa?!».

«Oh!», non avrebbe saputo cos’altro dire.

«A vedermi ora non si direbbe, ma ero una ragazza molto bella a detta di tutti, avevo decine di pretendenti, ma di chi mi vado a innamorare? Dell’unico ragazzo che i miei genitori mi impedirono di frequentare: Donato.

Era di una bellezza mozzafiato, alto, massiccio, prestante e innamorato follemente di me, ma il nostro sentimento era ostacolato da faide familiari, così siamo scappati dal nostro piccolo paesello e siamo andati di città in città.

Abbiamo patito la fame per un lungo periodo, ma siamo rimasti insieme, poi lui ha trovato lavoro come meccanico, era molto bravo sa? E per parecchi anni abbiamo vissuto dignitosamente».

«Cosa accadde?», si preparò a qualche epilogo tragico, l’unico che avrebbe spiegato la sua condizione attuale.

«Una gita in barca, il mio Donato che decide di insegnare a pescare al frutto del nostro amore, Martino… la barchetta che si ribalta, il piccolo che finisce in acqua, Donato che si immerge per salvarlo… e io dalla riva che assisto impotente alla fine della mia famiglia…».

«Mi dispiace immensamente».

Le strinse la mano, «Grazie mia cara, avevo trentadue anni. Una suora che mi teneva compagnia durante le cure nell’istituto psichiatrico in cui ero stata ricoverata, mi propose di visitare il suo convento, ed eccomi qui».

«Che cosa terribile che le è capitata, non oso immaginare il dolore patito».

«Non conosciamo la volontà di Nostro Signore, ma di sicuro lui ne sa molto più di noi e se una cosa accade c’è sempre un motivo valido».

«Adesso si sta riferendo a me e… penserà di noi tutto il peggio possibile, ci vedrà come due persone meschine e dai comportamenti sconci».

«Nient’affatto, le ho raccontato la mia storia per rassicurarla sul fatto che non la giudico, e non giudico Ettore. L’amore l’ho conosciuto bene, so per certo che non guarda in faccia nessuno e se ne infischia degli impegni presi da chi intende colpire e del giudizio delle persone che stanno intorno».

Nel sentirla parlare in modo così esplicito cedette alle lacrime, «Io non ho parlato di amore…».

«Mia cara, dubito fortemente che stiamo parlando d’altro. Conosco Ettore da una decina di anni, mai ha posato lo sguardo due volte sulla stessa donna, eppure mi creda che le occasioni non gli sarebbero mancate.

Nonostante l’età, lo vedo bene che è un bell’uomo, aitante e virile», si accorse di aver adoperato un linguaggio fin troppo spudorato, ma non se ne scusò, era l’occasione giusta per parlare senza filtri, non sapeva se ne avrebbe avuto un’altra. «Ha avuto a che fare con clienti che hanno acquistato ogni genere di statuetta del Bambin Gesù, solo per avere la scusa di rivederlo, alcune hanno osato anche avanzare degli inviti per cene e aperitivi», attese di verificare se le informazioni avrebbero sortito un qualche effetto e nel vederla serrare le labbra fu certa di averci azzeccato, «Le posso garantire che lui non ha mai accettato ed è rimasto saldo su principi e impegni presi… fino a quando lei non ha varcato la soglia del negozio».

Ebbe una contrazione involontaria delle dita e la suora strinse più forte.

«L’ho osservato attentamente già dal primo giorno: non si è perso uno solo dei suoi movimenti, l’ha squadrata da cima a fondo e lo sguardo, oh lo sguardo era inequivocabile: è rimasto sconvolto!».

«Suor Palmira…».

«Mi lasci finire, la prego. Sono certa che anche da parte sua i sentimenti presentano lo stesso stampo: non è una semplice infatuazione e adesso entrambi state combattendo contro etichette, convenzioni, impegni presi».

«Non ne abbiamo parlato apertamente e io non posso essere certa dei suoi sentimenti nei miei confronti».

«Io sì».

Scosse il capo con disappunto, «Se anche fosse, non saprei proprio che fare: so che non potremo mai stare insieme e allo stesso tempo non riesco a rinunciare a lui».

«Posso permettermi di darle un paio di consigli non richiesti?».

«La prego».

«Prendetevi del tempo, parlatene, evitate di rendere pubblica la relazione fino a quando non sarete certi di proseguire e nel frattempo mantenete un profilo basso, siate il più possibile accorti, discreti. Se veniste scoperti anzitempo le conseguenze potrebbero essere catastrofiche».

«Lei non dirà nulla?».

«Neppure sotto tortura, anzi non dirò nulla nemmeno a Ettore, questa conversazione resterà un segreto fra noi due».

«La ringrazio suor Palmira, non ho potuto confidarmi con nessuno e parlarne con lei mi ha fatto sentire meglio».

Le porse la mano per presentarsi, «Il mio vero nome è Maurilia, possiamo darci del tu.

Vorrei che ragionassi sul fatto che sotto ogni ruolo si nascondono delle persone, che le passioni non si lasciano soffocare a comando e che nel trovare qualcuno che dimostra reciprocità di sentimenti l’unico peccato è lasciarselo sfuggire».

«Oh, eccola qua!».

Entrambe sussultarono, era arrivato loro alle spalle senza che se ne accorgessero, «Don Ettore, lo sai che è cattiva educazione origliare le conversazioni altrui?», lo redarguì aspramente.

Si sentì in dovere di difendersi, «Macché origliare, sono uscito dal mio ufficio e vi ho visto confabulare, che succede?», ogni volta che la suora lo riprendeva si sentiva come un bambino sgridato dai genitori.

«Cose da donne, dovresti imparare a starne fuori e a tossire per rendere nota la tua presenza quando ti avvicini a qualcuno impegnato in una discussione», detto questo si diresse borbottando verso la cassa per servire delle clienti in avvicinamento.

La guardò allontanarsi, «Ma che le prende?», chiese a Ludovica che si era sollevata dalla panca.

«Non ne ho idea», mentì, «Scusami se ti avviso all’ultimo minuto, ma dobbiamo rimandare il nostro appuntamento», gli comunicò a bassa voce.

«Come mai?», un’espressione delusa apparve in volto.

«Un imprevisto lavorativo, mi hanno telefonato mentre stavo arrivando qua».

«Ok, mi avverti quando hai finito? Magari riusciamo a vederci stasera».

«Certo», lo salutò cordialmente sapendo che non lo avrebbe chiamato, quella sera e le successive.

Stava ripensando alla discussione sostenuta con la sua nuova amica Maurilia e riteneva di vitale importanza riuscire a mettere a fuoco alcuni particolari sfuggenti.


 

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