domenica 28 agosto 2022

Segnalazione ... Schegge di Parole di M.C. Buoso

 

Ciao, 

voglio ringraziare Il salotto di Betta per aver segnalto il mio libro di Poesie.

Grazie e buona lettura :)

https://www.facebook.com/1840535672650234/posts/5479304642106634

sabato 27 agosto 2022

Delitto al condominio Magnolia di M. C. Buoso


  Ciao, 

ringrazio Ilaria Vecchietti per avermi permesso di parlare del mio Primo Giallo nel suo Blog.

Grazie e buona lettura sotto ... ombrellone :)

 https://buonalettura.altervista.org/la-parola-allautore-delitto-al-condominio-magnolia-di-maria-cristina-buoso/

venerdì 26 agosto 2022

Alban Berg


(Vienna, 9 febbraio 1885 – 24 dicembre 1935)

Inizialmente autodidatta, costretto per qualche anno a impiegarsi per vivere, solo dal 1904 poté dedicarsi intensamente allo studio della composizione sotto la guida di Schönberg, che gli fu amico e maestro venerato.
Assai vicino all'ambiente letterario e pittorico della Vienna dell'inizio del secolo, si impose ben presto come compositore, rivelandosi, insieme con Webern, come il più interessante musicista della giovane generazione austriaca formatosi alla scuola di Schönberg.
Compiuto il servizio militare poté dedicarsi nuovamente alla composizione, stabilendosi a Vienna e iniziando per vivere un'intensa attività di insegnante. Nonostante il successo che arrise a diversi suoi lavori (in primo luogo al Wozzeck) condusse una vita tutt'altro che agiata, e dopo il 1933, col venire meno delle esecuzioni nella Germania nazista, conobbe due anni di vera povertà, prima di morire a causa di un'infezione generata da un ascesso mal curato.

In tutta la sua produzione Berg risentì l'influsso del miglior romanticismo tedesco, in particolare di Brahms e di Mahler. Ma già nelle primissime composizioni la tensione cromatica lo sospinge oltre le barriere della tonalità, ed è appena venticinquenne quando scrive i primi pezzi atonali. La fedeltà alla tradizione romantica rimane attestata in lui dalla predilezione per sonorità dense e appassionate, per il ricorso a forme sinfoniche tipicamente tedesche (dalla "Marcia" dei 3 Pezzi per orchestra op. 6 al valzer del Concerto per violino), per la cantabilità accesa delle sue linee melodiche (in cui non v'è nulla della frantumazione weberniana o dell'esasperazione schönberghiana), infine per il non casuale ritorno di reminiscenze tonali. L'opera piu "spinta" nella direzione del rinnovamento del linguaggio fu indubbiamente la Suite lirica per quartetto d'archi, composizione paradigmatica per l'espressionismo della scuola di Vienna e per la concezione rivoluzionaria della tecnica dello strumento ad arco. Ma Berg resta nella storia della musica del nostro secolo soprattutto per le sue due opere teatrali (di cui la seconda lasciata purtroppo incompiuta), Wozzeck e Lulu, che additano vie nuove di incredibile ricchezza al compositore del nostro tempo. Peraltro anche nella musica strumentale Berg ha lasciato composizioni immortali: tipico rappresentante dell'espressionismo viennese, Berg dà respiro e valore universale a tutta un'epoca della civiltà moderna, cosi densa di insegnamenti e di germi vitali per il futuro.
Oggi la sua produzione è entrata nel repertorio operistico e sinfonico di tutto il mondo: accanto a Schönberg e a Webern egli è destinato a rimanere come uno dei massimi musicisti del nostro secolo.


Il Kammerkonzert era stato scritto e completato dieci anni prima. Il 9 febbraio 1925, Berg ne annunciò la conclusione a Schönberg con queste parole: «La composizione di questo concerto che ti ho dedicato in occasione del tuo cinquantesimo compleanno, è stata terminata soltanto oggi, nel mio quarantesimo. Consegnato in ritardo, ti prego di accoglierlo tuttavia con benevolenza; tanto più che esso - pensato fin dall'inizio per te - è divenuto anche un piccolo monumento ad un'amicizia ormai ventennale. In un motto musicale, premesso al primo tempo, le lettere del tuo nome, di quello di Anton Webern e del mio, sono fissate (per quanto è possibile fare con la scrittura musicale) in tre temi o motivi, ai quali spetta una parte importante nello sviluppo melodico di questa musica. Se con questo si è già accennato ad una trinità degli eventi, del pari una trinità (poiché si tratta del tuo compleanno e le cose belle che ti auguro sono tre) domina tutto l'opera». 
Questa celebre lettera contiene una completa analisi del Kammerkonzert. Già dalle prime parole si può desumere che una ricerca di unità nella molteplicità, analoga a quella di Webern, aveva animato Berg. In particolare i tre movimenti sono riuniti in uno solo. Gli strumenti impiegati sono di triplice ordine (tastiera, a corde, a fiato).


Dal punto di vista formale dominano sempre il tre e i suoi multipli: nel primo tempo, Tema scherzoso con variazioni, l'idea fondamentale è ripetuta sei volte ed è presentata «come tema tripartito di variazione in trenta battute». Le varie forme di canone che Berg vi adotta possono ricordare «i percorsi dell'aratro» di Webern. Il secondo movimento è un Lied tripartito, mentre il terzo, Rondò ritmico con Introduzione (l'introduzione è una cadenza per pianoforte e violino) è una contaminazione dei movimenti precedenti. La «trinità» si manifesta per Berg ancora in senso ritmico e nel campo armonico. Scherzosamente Berg commentava: «Rendendo di pubblica ragione questi procedimenti compositivi, la mia fama di matematico aumenterà nello stesso rapporto in cui la mia fama di compositore, al quadrato della distanza, diminuirà». Ma l'ultima parte della lettera rivendica proprio quello che vi è al di là delle perfette simmetrie: «Se si sapesse quanta amicizia, quanto amore e che mondo di relazioni umane e affettive io ho intessuto segretamente intorno a questi tre tempi, i sostenitori della musica a programma (se ve ne fossero ancora) avrebbero di che rallegrarsi e i partigiani e i rappresentanti del «neoclassimismo», del «nuovo oggettivismo», i «lineari» e i «fisiologi», i «contrappuntisti» e i «formali» si precipiterebbero su di me, scandalizzati per questa tendenza «romantica», se io contemporaneamente non rivelassi loro che anch'essi possono trovare ciò che desiderano, qualora siano disposti a cercare».

HardBoiled: Dick Fulmine


Dick Fulmine, Italia, 1938 / Vincenzo Baggioli e Carlo Cossio

ln parte ispirato al celebre pugile Primo Carnera, Dick Fulmine, che era stato presentato ai lettori come "il grande poliziotto italo-americano terrore dei gangster", agiva come agente in borghese della polizia di un'improbabile Chicago. Pur essendo protagonista di storie un po' grossolane e nazionaliste, questo peronaggio è stato a lungo popolarissimo in ltalia e le sue avventure hanno conosciuto una notevole diffusione prima che la fantasia degli autori si esaurisse e la propaganda facesse sempre più spesso capolino tra un cazzotto e l'altro. Gli abiti usualmente indossati nelle prime serie delle avventure erano un maglione a girocollo giallo e dei pantaloni alla zuava.



 I suoi pugni risolutivi erano le sue armi esclusive e i suoi nemici, alcuni dei quali ricorrenti, erano sconfitti dalla sua forza inarrestabile. Tra gli avversari si ricordano il nero cubano Zambo, il mago e illusionista Flattavion, dotato anche di capacità ipnotiche e Maschera Bianca, fuorilegge armato di pistola a gas soporifero.
E' un agente in borghese della polizia di Chicago, oriundo italiano, smargiasso e dal cazzotto pronto. I suoi antagonisti assecondano i pregiudizi razziali cari al fascismo italiano; combatte soprattutto contro personaggi connotati razzialmente, ebrei, neri, asiatici orientali, sudamericani, tratteggiati come esseri meschini, vigliacchi e traditori: il grosso e brutto nero Zambo, il "sordido ebreo Abramo Levi".



 Spesso l'intervento di Fulmine è finalizzato a difendere, dalle persecuzioni dei nemici, italiani e italiane in difficoltà, personaggi questi descritti sempre come fieri e onesti.
Esordisce il 29 marzo 1938 nel secondo numero della collana Albi dell'Audacia della casa editrice Vittoria della quale vengono pubblicati 80 numeri divisi in due serie edite dal 22 marzo 1938 al 22 ottobre 1939. Le storie del personaggio poi proseguirono nella collana Albogiornale a partire dal n° 36 del 29 ottobre 1939. Alla chiusura della testata nel 1943, le storie del personaggio continuarono sulla serie Albi dell’Audacia Nuova Serie AVVENTURE pubblicata dalle Edizioni Juventus fino al 1947. 



Nel 1947 le storie del personaggio continueranno anche su una nuova serie degli Albi dell'Audacia edita dalla Cremona Nuova che verrà pubblicata per 45 numeri fino al 1949. Alla chiusura della precedente collana Albi dell’Audacia, le Edizioni Ippocampo ne fanno esordiere una omonima dedicata al personaggio e che verrà pubblicata per 48 numeri fino al 1950. Nel 1954 venne edita l'ultima collana dedicata al personaggio, Albi Dick Fulmine, pubblicata per 24 numeri dalla Casa Editrice Selene che chiuderà nel 1955 ponendo fine alla vita editoriale del personaggio anche se le storie verranno più volte ristampata in varie collane negli anni successivi.



Nel 1961 il personaggio verrà riproposto nella collana Amazzonia con testi di Giorgio Scudellari ma con una barba posticcia e rinominato Ursus, gladiatore moderno ma per solo due numeri.



A dire del suo disegnatore, Dick Fulmine era ispirato a Gary Cooper per la parte superiore del viso e alla stessa mascella del creatore, per la parte inferiore. Rimane peraltro evidente anche il richiamo fisiognomico al pugile campione del mondo Primo Carnera, confermato dall'attitudine iperbolica al cazzotto facile e risolutivo. Il suo aspetto generale ne fa uno dei "portabandiera dell'eroismo della virilità" da proporre al popolo italiano. Tuttavia, nella mascella sporgente e volitiva ("mussoliniana") di Fulmine, personaggio "dichiaratamente fascista", è riconoscibile un riferimento fisiognomico all'iconografia popolare e propagandista del Duce.



La sua creazione avviene in una temperie culturale che vedeva l'embargo delle creazioni fumettistiche provenienti da oltreoceano. Sbaglierebbe comunque chi volesse sbrigativamente considerare Dick Fulmine come un fumetto fascista. In seguito alla sua crescente popolarità ci furono anzi numerosi interventi da parte del MinCuiPop, il Ministero della Cultura Popolare, affinché gli autori gli togliessero il caratteristico maglione a collo alto (che lo faceva sembrare troppo americano) e lo facessero più bello eliminando la mascella eccessivamente quadrata. 

Così nella storia "La bottega del cinese", pubblicata il 20 gennaio del 1942, Dick Fulmine subiva un incidente automobilistico e doveva sottoporsi a un'operazione di plastica facciale!



sabato 20 agosto 2022

L'Incidente di M.C. Buoso

 

 

 Ciao, 

ringrazio Ilaria Vecchietti per avermi permesso di parlare del mio Thriller nel suo Blog.

Grazie e buona lettura sotto ... ombrellone :)

https://buonalettura.altervista.org/la-parola-allautore-incidente-di-maria-cristina-buoso/

venerdì 19 agosto 2022

Ludwig van Beethoven



(Bonn, 16 dicembre 1770 – Vienna, 26 marzo 1827)

Di origine fiamminga (il nonno si era stabilito a Bonn nel 1732 proveniente da Malines), suo padre Johann era cantore alla corte dell'arcivescovo di Colonia. Ludwig studiò dapprima col padre e si esibì in pubblico come pianista già nel 1778, approfondendo poi le conoscenze musicali con C. G. Neefe. Ben presto attivo nel Teatro di Corte, nel 1789 si iscrisse in filosofia all'Università di Bonn. Nel 1787, un viaggio a Vienna e un decisivo incontro con Mozart ebbero un'influenza radicale sulla sua formazione di musicista; ma incomincia intanto per lui un periodo di tristi condizioni familiari. Nel 1787 muore la madre ed egli deve provvedere al mantenimento del padre alcoolizzato, impiegandosi come violista nell'orchestra di corte. Peraltro nell'ambiente di Bonn intreccia proficui contatti con mecenati ed artisti che mantengono viva in lui la passione per la sua arte; e per intervento di Haydn, che conosce durante una breve sosta a Bonn, gli è concesso nel 1792 di recarsi nuovamente a Vienna. Da Vienna non ritornerà piu nella città natale (il padre gli muore nello stesso anno del suo trapianto in Austria), e nella capitale austriaca studia con Haydn, con Schenk e infine con Albrechtsberger, ma anche con Salieri per quanto riguarda l'approfondimento della vocalità italiana.

Intanto, grazie alla protezione del conte di Waldstein che lo aveva conosciuto a Bonn, entra in contatto con i piu noti nomi dell'aristocrazia viennese, tra cui i Lichnowski e i Lobkowitz. Nel 1795 tiene il primo concerto pubblico, imponendosi immediatamente per le qualità delle sue interpretazioni, e nel 1796 fa un giro di concerti in Germania e Boemia. 

Ma con l 'inizio dei disturbi dell'udito, che nel 1802 arriveranno a gettarlo sull'orlo del suicidio (ricordiamo il famoso testamento di Heiligenstadt), tende a isolarsi sempre piu, mentre si afferma anche oltre i confini la sua fama di compositore. Dopo il 1800 la sua produzione acquista un ritmo rapidissimo, e nel 1808 gli viene assicurata, grazie all'interessamento di alcuni nobili mecenati, una pensione annua. Ma la cospicua pensione si vede ben presto ridotta a una misera cifra in seguito all'inflazione, mentre con la morte del fratello Kaspar gli viene affidata la tutela del nipote Karl, un giovane scapestrato che sarà fonte di continue gravissime preoccupazioni per lui. La sua fama si allarga sempre piu in tutt'Europa, gli editori si contendono i suoi lavori, ed egli è considerato press'a poco una gloria nazionale. Ma la sordità peggiora (negli ultimi anni di vita era ormai possibile comunicare con lui solo per iscritto), Karl gli procura una serie di noie e nel 1816-17 una grave bronchite mina la sua pur solida fibra. Nel 1815 era comparso per l'ultima volta in pubblico come pianista; da allora si chiuse sempre piu in se stesso, mentre negli ultimi anni fu oppresso da qualche preoccupazione finanziaria, anche se le sue opere continuavano a essere ricercate dagli editori e se i concerti di musiche sue incontravano un favore che nessun altro compositore aveva mai raggiunto prima d'allora. Nel 1826 Karl tenta il suicidio; nello stesso anno, dopo un soggiorno in campagna presso il fratello Johann, Beethoven torna a Vienna sotto l'infuriare di una tempesta di neve e cade ammalato di polmonite. Trascurato, il male si aggrava, e nell'inverno il musicista deve sottoporsi a una serie di operazioni: ma l'idropisia congiunta con una grave infiammazione polmonare lo stronca dopo tre giorni trascorsi in un'incoscienza pressoché totale. Pochi giorni prima di morire aveva ricevuto una visita di Schubert, che lo adorava e lo avrebbe seguito un anno dopo nella tomba.

Nella storia della musica Beethoven è una figura d'uomo e d'artista assolutamente nuova. Nella vita cercò sempre, e disperatamente, la libertà e l'indipendenza. Formatosi proprio negli anni in cui la rivoluzione francese dettava all'umanità leggi
nuove di fratellanza e di uguaglianza, egli senti che anche l'artista ha il dovere di lavorare per tutti i suoi simili. Cosi fu il primo a spezzare ogni rapporto di subordinazione con l'aristocrazia, e per primo visse del proprio lavoro, che offriva ai suoi editori pretendendo che gli fosse compensato per quello che valeva. Mentre tutti i suoi predecessori, fino a Mozart e Haydn, avevano vissuto e lavorato nell'ambito di una cerchia ristretta, sovvenzionati dai loro padroni e dai teatri reali, Beethoven cerca impetuosamente il contatto con un pubblico sempre piu vasto.
Questo atteggiamento di assoluto svincolamento da un mondo che già all'inizio dell'800 incominciava a decadere, si riflette nella sua vita e nei suoi rapporti con gli uomini. Fu persona dal carattere difficile, e solo pochissimi poterono entrare con lui in rapporti di amicizia anche se mai di vera intimità. Bisognoso d'amore come pochi altri, paradossalmente non riuscì a trovarlo nemmeno con le donne: nella sua vita ne passarono a decine (ricorderemo solo Giulietta Guicciardi, Therese von Brunswik, la contessa Erdody, Bettina Brentano e la cantante Amalie von Sebald), ma in nessuna poté trovare la compagna della vita. 

E fu certo uno sconfinato bisogno di libertà che lo spinse a isolarsi sempre piu dal mondo, per affidare alla propria opera il suo messaggio all'umanità, che lo indusse a muoversi in una dimensione irreale che fa della sua vita un'avventura delle più
insolite e per certi versi incredibile che la storia ci abbia tramandato. Nella musica però, il disordine della vita e la scontrosità del carattere si risolvono in una comunicazione semplice e diretta, dettata da un'altissima forza geniale. Nelle prime opere egli assorbe e dibatte la problematica stilistica posta dai suoi grandi predecessori, Haydn e Mozart. Quando ha ventidue anni, Mozart è già morto e Haydn è giunto al periodo piu fastoso della sua maturità: il giovane Beethoven vede ormai il mondo con occhio nuovo, vivificato e stimolato dai grandi avvenimenti storici che ne accompagnano la formazione (la rivoluzione francese innanzi tutto), e nello stesso tempo si immerge nelle conquiste che Mozart e Haydn avevano fatto per poterle poi personalmente vivificare con una diversa carica espressiva. Le prime sonate per pianoforte, i primi quartetti, le due prime sinfonie (ma balenanti eccezioni si presentano fin d'ora, ad esempio nella Sonata in do minore Pateticaper pianoforte op. 13, che è del 1798) riflettono così una sensibilità ancora legata alla musica del '700, anche se questi lavori non si potrà mai assegnarli a una precisa categoria stilistica come il rococò. Ma in queste opere si avverte una ricerca instancabile, la messa a punto di uno stile personalissimo che a poco a poco si enuncerà luminosamente nelle piu grandi creazioni della virilità. 
Il nome di Beethoven è legato indissolubilmente a quello della forma-sonata. È in questa forma, a lui tramandata dalla scuola di Mannheim, da C. Ph. E. Bach e da altri musicisti del '700, che trova lo stimolo espressivo e costruttivo a lui piu congeniale.

Egli conia con grandiosa capacità plastica i due temi principali della sonata, e nell'arte dello svilupporaggiunge vette prima di lui inaccessibili. Nei suoi sviluppi si scatenano conflitti dominati da un equilibrio superiore, nei suoi temi si distende un lirismo che precorre quello del romanticismo successivo. È soprattutto questo elemento formale che predomina nelle opere del periodo di mezzo, nella maggior parte delle sinfonie e delle sonate pianistiche, nei quartetti che precedono gli ultimi, dove si inaugura un mondo nuovo di vertiginosa ricerca formale ed espressiva.
In Beethoven parla finalmente tutta l'umanità: l'elementare concisione dei suoi temi e dei suoi sviluppi lo porta vicino all'uomo della strada, alla massa che fin'allora era stata praticamente esclusa - se se ne eccettua il fenomeno dell'opera teatrale - dalla musica. E nelle opere di mezzo viene appunto alla superficie questo impeto di fratellanza, di comunicazione con tutti i propri simili, per elevarli e dar loro una precisa coscienza di uomini. Infine, anche la forma si infrange, lascia la via libera, sul filo di una tecnica ormai trascendentale, alla fantasia nel suo autonomo plasmarsi, all'invenzione pura che va oltre ogni vincolo ed ogni schema formale. È il caso degli ultimi quartetti, della Nona Sinfonia, delle ultime sonate per pianoforte, opere sconvolgenti nella loro radicalità espressiva, sconcertanti per l'altezza a cui in esse giunge l'espressione artistica. Qui Beethoven si libra in sfere inesplorate, schiude alla musica possibilità che solo dopo molti decenni i posteri comprenderanno a pieno nella loro genialità. L'opera di Beethoven è un cosmo in cui l'uomo si trova immediatamente riflesso, nelle sue passioni piu irruenti come nei suoi sentimenti piu nobili.



Tra le composizioni orchestrali hanno ancora un'importanza non trascurabile le 11 ouvertures che Beethoven scrisse per commedie e balletti e per la sua unica opera teatrale, il Fidelio. Si tenga presente che anche nell'ouverture Beethoven adottò la forma-sonata, convalidando con l'autorità del suo genio una struttura che si andava affermando a fine '800 e che si scostava sostanzialmente dall'ouverture di tipo italiano (A. Scarlatti) o francese (Lulli).

Le Creature di Prometeo op. 43 (Die Geschopfe des Prometheus):
L"'Ouverture" al balletto denota le caratteristiche dello stile giovanile di Beethoven. È un pezzo molto brillante, ammirevole per l'incessante vita ritmica, quasi un giuoco elegante e scorrevole di idee musicali fresche e giovanili. 



Leonora n. 1, n. 2 e n. 3:
Le tre "Ouvertures" Leonora furono composte per la prima e la seconda versione
di Fidelio. La prima non soddisfece l'autore, che nello stesso anno della rappresentazione di Fidelio (1805) ne approntò una seconda; mentre la versione oggi piu nota è la terza, composta per la ripresa dell'opera nel 1806. È uno dei lavori piu vari e avvincenti creati da Beethoven nel campo sinfonico. La complessità formale, che sfugge a ogni tentativo di classificazione, è pari solo alla ricchezza di idee che anticipano e simboleggiano con grandiosa pregnanza d'espressione gli elementi fondamentali del dramma. Cosi troviamo condensati nel giro di pochi minuti, i temi caratteristici di alcuni importanti personaggi di Fidelio: nel passaggio dai tempi lenti a quelli allegri o rapidi, nelle misteriose fanfare che interrompono d'improvviso il fluire della musica, nell'esultanza del tema principale dell'Allegro (che si inizia dopo un Adagio di vaste proporzioni), la Leonora n. 3 è una pagina di ampio respiro, vivida, penetrante, spontanea come poche altre di questo genere. 





Fidelio op. 72c:
Nel 1814, ripresentando al pubblico viennese una nuova versione del Fidelio, Beethoven scriveva una quarta ouverture, che viene anche oggi normalmente eseguita a introduzione dell'opera. Con le tre Leonore questa ouverture non ha nulla a che fare: qui il compositore non impiega temi tratti dall'opera, e i suoi incisivi tratti di drammaticità si risolvono in una pagina di concezione sostanzialmente rapida e brillante. 



Coriolano "Ouverture" op. 62 (1807):
Composta, parallelamente alla Quinta Sinfonia, nel 1807, l'Ouverture al Coriolano (una tragedia di Heinrich Collin oggi dimenticata) è una delle composizioni più fosche e tragiche che il musicista abbia concepito. Essa si iscrive indelebilmente nella memoria dell'ascoltatore per la drammaticità dell'inciso iniziale, per l'irrequietudine del primo tema anelante, per il nobile lirismo del secondo tema in mi bemolle (l'ouverture è in do minore, la stessa tonalità della Quinta). Dopo una serie di contrasti e di conflitti che si incalzano senza requie per tutto il pezzo, esso si conclude sull'inciso tragico dell'inizio, che si estingue con un effetto sinistro nel registro grave degli archi.



Egmont Ouverture op. 84 (1809): 
L"'Ouverture" all'Egmont di Goethe ha il carattere di una semplice introduzione al dramma, di cui sembra riflettere gli appassionati aneliti di libertà, risolvendosi in un canto di giubilo. 



La Consacrazione della casa op. 124 (Die W eihe des Hauses), "Ouverture" (1822): 
Composta per l'inaugurazione del nuovo Josephstadter Theater. È un pezzo ideato in uno spirito quasi handeliano, una vera composizione "d'occasione" nel senso più nobile e maestoso del termine. Inutile cercare conflitti drammatici: questa musica si svolge come un arazzo sonoro, passando da un "Maestoso e sostenuto" di impronta solenne, a una fanfara piu vivace che sfocia in una fuga luminosa e ridente. La mano del musicista vi è felice anche e soprattutto nelle parti contrappuntistiche, e ad esse si aggiunge un fastoso trattamento dell'orchestra che conclude il pezzo in modo veramente monumentale, in uno sfolgorante do maggiore.



Re Stefano op. 117 (1811): 
L'ouverture, che è la pagina più energica, è introdotta da quattro squilli asciutti, solenni, arcaizzanti ed è poi concepita su due idee musicali che si alternano l'una all'altra e si ripetono con mutamenti di strumentale e quindi di colorito, la prima prevalentemente lirica ed esotica ("all'Ongarese" scrive Beethoven quando riprende questo tema nel brano n. 4, l'elegante Coro delle donne che accompagnano la sposa) e la seconda impetuosa e bellica. Lo stile e il carattere degli altri brani sono adeguati con maestria, ma anche in forma per lo più impersonalmente solenne, alle esigenze sceniche.



Le Rovine d'Atene op. 113 (1811): - Il dramma allegorico Le rovine di Atene, presenta una scrittura di carattere sinfonico. Oggi nelle sale da concerto è spesso eseguita l’ouverture in cui tutti i temi principali dell’opera sono organizzati nella forma-sonata. La decadenza della Grecia, che langue sotto la dominazione turca, e di Atene, nella quale torna dopo un’assenza di duemila anni Minerva che ha ricevuto il perdono da Giove, è rappresentata, nell’introduzione, Andante con moto, da un tema ascendente staccato che giunge ai violini e dal successivo motivo affidato agli archi, che anticipano il secondo brano Il duetto tra il Greco e la Greca,  mentre i due seguenti temi marziali, esposti nella solare tonalità di sol maggiore alludono all’accordo tra il popolo ungherese e i suoi governanti. Il successivo, Allegro ma non troppo, in forma-sonata, non presenta alcun riferimento tematico con le altre musiche di scena.



La Festa onomastica op. 115 (1815): 
La Zur Namensfeier Ouverture (così chiamata dalla nota preposta da Beethoven alla partitura autografa, da cui risulta che la composizione fu ultimata «nel mese di vendemmia del 1814, la sera dell'onomastico del nostro Imperatore», ossia il 4 ottobre, festa di San Francesco) è uno dei primi esempi di Ouverture da concerto, un «genere» fiorito agli inizi del secolo XIX, come conseguenza dell'evoluzione dell'«accademia», da aristocratico trattamento musicale dell'ancìen regime a carattere eminentemente cameristico (anche se in esso venivano eseguiti i Concerti per pianoforte di Mozart e le Sinfonie di Haydn) a manifestazione pubblica di natura spettacolare e di massiccia e composita costituzione.


La serata, della durata di varie ore, poteva comprendere un paio di Sinfonie, un concerto per strumento solista e orchestra, un oratorio o una cantata, il tutto preceduto da un'introduzione sinfonica composta ad hoc e concluso da un'improvvisazione dell'autore al pianoforte: pantagruelica imbandigione musicale, oggi difficile da smaltire.
 

HardBoiled: Dick Bos

 

Dick Bos, Olanda, 1940 / Alfred Mazure

Duro e grintoso, con una certa inclinazione a farsi giustizia da sé, Dick Bos è un detective privato creato dall 'olandese Alfred Mazure, inizialmente protagonista di storie a fumetti molto realistiche. Durante l'occupazione tedesca una casa editrice di Berlino propone all'autore di stampare un milione di copie di ogni avventura di questo personaggio, purché accetti di trasformarlo in una spia nazista. Mazure rifiuta e la serie viene subito interrotta per riprendere alla fine della Seconda guerra mondiale con una ristampa cronologica. 



Negli anni Cinquanta Dick Bos è stato protagonista anche di numerosi beeldroman, romanzi illustrati molto in voga in quel periodo in Olanda. I libri apparvero dal 1941 al 1968. Nelle storie, Dick Bos è un detective privato che combatte il crimine in modo duro ma leale e che è un esperto in jujutsu . Tecniche di questo arte di autodifesa sono stati dettagliati nei fumetti.
Molti libri andarono perduti durante la seconda guerra mondiale, anche perché, dopo essere stati letti da grandi e piccini, venivano usati nei fornelli. Dopo la guerra, le avventure di Dick Bos furono ristampate, con storie vecchie e nuove che apparivano in modo intercambiabile in diverse serie. Il Ministero dell'Istruzione, delle Arti e delle Scienze, tuttavia, ha ritenuto il fumetto depravato e aveva messo in guardia le scuole sull'influenza negativa che i fumetti avrebbero avuto sugli studenti.


 
Dal 1948 al 1953 fu ripresa la pubblicazione del Dick Bosboekjes. Ogni mese appariva una nuova storia. In quel periodo furono pubblicati da Drukkerij en Uitgeversmaatschappij di Ten Hagen. Dal 1962 Nooitgedacht pubblicò gli album e in seguito alcune vecchie storie furono ripubblicate dalla libreria di immagini MAZ. Successivamente, Mazure ha prodotto 44 nuove storie dal 1963 al 1967. Questi sono conosciuti con il nome Diamond Series. Tuttavia, l'ultima storia della serie, "Diamonds", è apparsa nel 1968.



Nel 1969 fu pubblicata una pubblicazione pubblicitaria chiamata "Glashard", ma in essa Mazure usò un disegno e uno stile di parole leggermente diversi rispetto alla serie precedente. L'editore De Arbeiderspers ha pubblicato 3 album con 4 episodi per album nel 1971 e nel 1972. Dal 2005 al 2015, Panda Publishers ha pubblicato tutti gli opuscoli. 19 volumi in grande formato con quattro libretti per volume.



Mazure ha anche prodotto tre film su Dick Bos: Furto con scasso (1942), Denaro contraffatto (1943) e Omicidio nella casa di moda (1946). Nel 2004 è stato pubblicato un documentario di Jan Bosdriesz su Dick Bos e il suo creatore.
Il 1 ° giugno 2016, una rara edizione di prova in lingua tedesca della storia "Der Fall Klein" è stata venduta alla casa d'aste online Catawiki per 3.500 euro a un collezionista olandese.



mercoledì 17 agosto 2022

Saggezza dal Passato: Viaggio nella Medicina Erboristica Di M. T. De Donato


 

Saggezza dal Passato: Viaggio nella Medicina Erboristica

 di

Maria Teresa De Donato, Naturopata, Omeopata

 

 


Farmaci che necessitano di ricetta e farmaci da acquistare liberamente; gente in cerca di medicine nel tentativo di prendersi cura della propria salute ed aziende farmaceutiche alla ricerca di modi per massimizzare i profitti.  In questo triste scenario una luce arriva dal passato: Può l’uso di rimedi erboristici, da millenni aspetto comune e fondamento stesso dei sistemi medici delle più antiche civiltà, essere ancora effettivo oggi?

 

Ogni anno in tutto il mondo, ma soprattutto nei Paesi più sviluppati, la gente spende milioni di dollari in medicine nel tentativo di prendersi cura della propria salute e curare le proprie malattie mentre le compagnie farmaceutiche investono altrettanto denaro in pubblicità al fine di vendere quanti più farmaci possibile perchè se non lo facessero chiuderebbero i battenti.  È evidente, quindi, che se il raggiungimento di una salute ottimale è la priorità numero 1 per il paziente non può esserlo per l’industria farmaceutica.

 

L’essere consapevoli di questa realtà può costituire uno dei motivi per cui ogni anno un numero sempre crescente di persone va in cerca di rimedi naturali quale modo per prevenire le malattie e migliorare lo stato generale della propria salute evitando, tanto per cominciare, di ammalarsi.  Uno di questi metodi è, naturalmente, l’Erbalismo, conosciuto anche come Medicina Erboristica o Medicina Botanica.

 

Come la Storia della Medicina Erboristica evidenzia, la Medicina Erboristica affonda le sue radici nel lontano passato: dalla Materia Medica scritta intorno al 2000 a.C. al tempo del re sumero Assurbanipal, che contiene circa 250 rimedi medici alle erbe, al papiro egizio di Ebers, datato intorno al 1500 a.C. che include circa 876 trattamenti erboristici; dalla Materia Medica greca Rhizotomikon, il cui autore Diocleziano di Carioto fu uno degli allievi di Aristotele, alla Latina De Materia Medica scritta da Dioscoride intorno al 1° secolo della nostra era volgare, contenente circa 950 rimedi alle erbe, sembra che tutte le maggiori civiltà del mondo antico svilupparono il proprio sistema medico basandosi, innanzitutto, sull’uso di rimedi erboristici per risolvere qualsiasi tipo di problema di salute.  Non ultimo fra questi, anche il mondo islamico, così come India, Cina e Giappone, sviluppò il proprio sistema erboristico per trattamenti di ogni genere.

 

Jami Ibn Baiar, che visse nel XIII secolo della nostra era volgare, scrisse la Materia Medica islamica che contiene circa 2000 rimedi, molti dei quali piante.  In India, il più importante testo ayurvedico sulla medicina interna che fu scritto fu il Characka Sanihita, che contiene circa 582 erbe, così come il Sashruta Sanihita, che include circa 600 erbe e può essere datato intorno al primo secolo della nostra era volgare. 

 

Durante il Medioevo, grazie ai medici che viaggiavano da un posto all’altro al tempo delle Crociate, il mondo occidentale e quello orientale furono finalmente in grado di migliorare la propria conoscenza dei rispettivi sistemi medici importando le informazioni degli altri (sistemi) nel loro proprio Paese.

 

Altro aspetto interessante è anche il fatto che la maggior parte della Medicina Cinese in realtà ebbe origine proprio dall’Ayurveda; che persino il Vecchio Testamento (Bibbia) fa riferimento a molte erbe che furono usate per curare malattie migliaia di anni fa; e che in tutto il mondo uomini come Ippocrate, Galeno di Pergamo, Claudio Galeno, monaci nei monasteri, Avicenna e molti altri contribuirono grandemente – osservando la Natura, ricercando e catalogando rimedi e trascrivendo i risultati delle loro ricerche – all’incredibile, profonda conoscenza dell’erbalismo di cui noi tutti possiamo essere orgogliosi e grati e di cui possiamo far tesoro oggi.

 

L’efficacia della Medicina Erboristica è ben documentata dalla stessa ammissione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) secondo la quale oggi circa 4 miliardi (dato del 2008) di persone in tutto il mondo si curano con rimedi alle erbe.  Come il Dr. Andrew Weil – famoso autore e medico Americano, fondatore della Medicina Integrativa e Program Director del Centro di Medicina Integrativa presso l’Università dell’Arizona – evidenzia nella sua opera Guida alla Salute Ottimale (Weil, 2002, Disco 5), botanica e medicina sono strettamente collegate e fino ad una paio di secoli fa i medici studiavano anche botanica e la preparazione delle piante e solo intorno al 1960 la situazione cambiò drasticamente e “gli unici corsi in cui la botanica fu insegnata fu in Farmacografia” per futuri farmacisti.  Anche questa situazione finì circa venti anni fa indicando che “la medicina si era definitivamente allontanata dalla Natura che è la fonte della guarigione.” (Weil, 2002, Disco 5)

 

Molto interessante è l’osservazione che il Dr. Weil fa nella sua opera quando afferma che è vero che alcune erbe possono avere una certa quantità di tossicità, ma dobbiamo esaminare questo nella giusta prospettiva se comparato alla tossicità          dei farmaci.  Centomila morti all’anno solo negli USA possono essere attribuite all’uso di farmaci.  Questo è il risultato non del farmaco sbagliato dato al paziente sbagliato nelle condizioni sbagliate, ma del farmaco giusto dato al giusto paziente nelle giuste condizioni e malgrado tutto ciò centomila persone sono   morte. (Weil, 2002, Disco 5)

Secondo il Dr. Weil la causa di tutte queste morti sta nel fatto che “quando si trova in natura qualcosa che ha un effetto a livello biologico e si cerca di concentrarne il suo potere al fine di renderlo più potente, si finisce inevitabilmente con il concentrare tossicità, in quanto l’unica differenza che c’è tra un farmaco ed un veleno è nella dose.” (Weil, 2002, Disco 5)

 

Un’altra tra le maggiori differenze tra erbe e farmaci sta nel fatto che le erbe sono complesse, ossia contengono molteplici ingredienti che possono curare una varietà di problemi di salute.  I farmaci, al contrario, sono prodotti, generalmente, in armonia con la teoria del riduzionismo, secondo la quale “una parte equivale al tutto” e “singoli componenti sono responsabili degli effetti di piante mediche complesse; che queste singole componenti possono essere isolate; e che si ha una medicina migliore quando la si amministra in forma pura ed isolata”. (Weil, 2002, Disco 5)

 

Il Dr. Weil obietta la validità di questa teoria usando l’esempio delle foglie della coca, una pianta sacra usata dagli Indios delle Ande e da cui è prodotta la cocaina.  Gli Indios delle Ande usano le foglie di coca, che di fatto sono stimolanti, come rimedi efficaci per una grande varietà di problemi di salute che vanno da quelli legati alla digestione alla prevenzione del diabete, dalla diarrea alla costipazione.  Benché la cocaina derivi dalle foglie di coca, essa ne costituisce solo una componente in quanto le foglie di coca contengono circa 14 ingredienti, cosicché l’effetto che una sola componente al suo stato puro, e quindi molto più potente, come quello della cocaina consumata da sola, ha sull’organismo è molto diverso da quello che si ottiene masticando le foglie di coca o usandole in altri modi.  L’impatto che la singola sostanza, isolata e concentrata, ha sull’organismo è molto più intenso e può avere effetti devastanti come dimostrano i molti casi di dipendenza da cocaina.  (Weil, 2002, Disco 5)

 

La medicina Erboristica, inoltre, è una terapia complementare che guarda all’individuo e alla sua salute da un punto di vista olistico; se alcune cellule non funzionano in maniera corretta o creano problemi ad una certa parte o ad un certo organo del corpo, un’altra parte o un altro organo possono esserne affetti, così come anche le nostre emozioni possono avere effetti sul nostro corpo e manifestarsi fisicamente sotto forma di malattia. (Mills, 1988, p. 32)

 

La salute umana è determinata da un meccanismo che si autoregola, chiamato omeostasi: nell’erbalismo lo scopo principale è quello di valutare lo stato generale della salute dei clienti e determinare quale rimedio possa adattarsi meglio al loro caso (Mills, 1988, p. 32).  Di conseguenza, consigli e rimedi sono individualizzati: ognuno è volto al bisogno specifico del cliente così che un rimedio che può funzionare per un individuo può non funzionare per un altro.  I rimedi, inoltre, possono essere sostituiti nel tempo a seconda dei cambiamenti avvenuti nel cliente a livello di bisogni o di sintomi.  Scopo dell’erborista, quindi, è quello di aiutare il meccanismo di autoguarigione del singolo a funzionare in modo appropriato così che il corpo possa guarire da sé.

 

La Medicina Erboristica riconosce anche l’importanza di scegliere il dosaggio più appropriato e la forma e preparazione tecnica più consone al fine di raggiungere il suo obiettivo e promuovere l’autoguarigione del corpo.  I rimedi erboristici possono essere trovati in forma di tè, sciroppi, oli, estratti liquidi, tincture, estratti essiccati (pillole o capsule) ed oggi, come nel passato, la Natura ci offre un’immensa varietà di piante tra cui scegliere.

 

L’Aloe Vera, ad esempio, può essere usata sia per uso topico, per la guarigione di ferite, bruciature causate dal sole ed irritazioni lievi della pelle, sia per via orale per costipazione, ulcere peptiche, diabete, asma e solo in rari casi può provocare una reazione allergica come dermatite ed eczema; la Cimicifuga racemosa può essere un rimedio molto efficace per problemi di menopausa, PMS (sindrome premestruale) e dismenorrea, benché il suo uso richieda cautela in quanto può interferire con il diabete e la cura ormonale a base di estrogeni; l’Echinacea è un potente antibiotico naturale e può essere usato per combattere raffreddori, tosse, febbre, nonché ferite ed ustioni; l’Aglio, così come usato comunemente in quasi tutte le antiche civiltà ed ancora ampiamente utilizzato nella cucina mediterranea è ben conosciuto per la sua capacità di combattere aterosclerosi, migliorare la circolazione, purificare il sangue, abbassare la pressione sanguigna e per le sue proprietà antinfiammatorie; lo Zenzero è un potente antispasmodico, antinfiammatorio e uno stimolante della circolazione sanguigna periferica, benché si consigli di usarlo con cautela in quanto il suo uso può interferire con farmaci per il cuore, antidiabetici ed anticoagulanti (Dunphy & Winland-Brown, 2005, pp. 1, 2)  Questi, naturalmente, sono solo pochi esempi tra le migliaia di erbe che possono essere usate come rimedi naturali.

 

Malgrado il trascorrere dei Millenni e la scomparsa di intere civiltà l’abbondanza di rimedi naturali che ci è offerta è indescrivibile.  Come fecero i nostri antenati, non possiamo che inchinarci davanti alla grandezza, bellezza e saggezza che la Natura continua a mostrarci, imparare da essa e, con immenso apprezzamento, approfittarne nel modo più umile e felice.

 

(De Donato, 2009, BSHH @ GCNM – Essay)

 

 Maria Teresa De Donato©2009-2014. All Rights Reserved.

 

Riferimenti:

Dunphy, L. M., Winland-Brown, J. E. (2005). Herbal Therapy - Quick Study (pp. 1, 2).

Barcharts

Global College Of Natural Medicine (GCNM) (2008). History of Herbal Medicine

(pp. 9-16). Santa Cruz, CA: Author

Mills. S. (1989). Una Scelta per Guarire (Alternatives Healing) (p. 32). Milan, Italy:

CDE Ed.

Weil, A. (2002). Guide to Optimum Health. Understanding Herbal Medicine - The

Relationship between botany and Medicine (Disc 5, Session 8). Colorado: Sounds

True

 

 

IMPORTANTE!  Il materiale di cui sopra ha solo scopo informativo e non è da intendersi come parere medico.  Se avete un problema di salute rivolgetevi prima al vostro medico. 

 

 

 

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