venerdì 28 febbraio 2025
Philip Marlowe
giovedì 27 febbraio 2025
Libri: “Jack 44” di Stefano Ingegneri
Giusy Elle
“Jack 44” di Stefano Ingegneri (PAV Edizioni, Roma 2024)
“Jack 44” è il primo romanzo di Stefano Ingegneri, dopo un esordio di racconti. Una formula cara all'autore, tanto da riproporla in questo nuovo libro.
Opera di genere fantastico, ogni capitolo è una storia surreale, così come lo è l'intera struttura.
In un oscuro pub, denominato il Club dei Gentiluomini, si ritrovano una serie di eleganti signori dalle insolite sembianze di animali. Passano le serate a ubriacarsi di storie raccontate da uomini in miniatura rinchiusi nelle bottiglie di whisky, ma sono molto esigenti, queste creature che di gentiluomo hanno ben poco, e nessuna bottiglia supera i loro test. Non prima della Jack 44, che si rivela essere decisamente speciale.
L'ex ubriacone Edward, ormai privo di ogni memoria a seguito dell'ennesima sbornia, si ritrova miniaturizzato all'interno di una di queste bottiglie, obbligato a raccontare storie interessanti, per non essere giustiziato come chi fallisce. Da quel momento diviene lui stesso l'anima parlante del liquore, e il suo nome sarà appunto Jack 44.
Sebbene privo di memoria, sotto pressione riesce a imbastire delle storie, che fluiscono spontanee dal suo subconscio, incuriosendo i Gentiluomini.
Di più, ne vogliono ancora, altrimenti si annoiano... E come un novello Sherazade, il nostro Jack 44 continua nell'ardua impresa. Ecco così che racconti, apparentemente slegati l'uno dall'altro, si rivelano punti di vista diversi di un'unica storia, che nel corso delle pagine prende lentamente forma.
Su uno sfondo indefinito, dove la città non ha nome, i personaggi sono denominati con il loro ruolo e i dettagli spazio-temporali non hanno senso ma, anzi, vengono stravolti, ritroviamo a sorpresa le varie comparse. Ci si ritrova così a divorare il libro per vedere dove l'autore abbia intenzione di andare a parare.
Mentre le storie si dipanano tra mondi paralleli (la realtà della prigionia e il Labirinto dell'aldilà), comprendiamo quanto il romanzo sia altamente simbolico. I racconti fantastici si tramutano infine in rapidissimi sogni fantasy, e la risoluzione si rivela nel finale, anche se non in forma esplicita.
Molti i temi importanti che man mano emergono, primo tra tutti la necessità impellente del risveglio.
Jack 44 compie un viaggio iniziatico dal profondo dell'oblio (ben rappresentato dal fondo di una bottiglia), ha bagliori di verità, provenienti dal proprio inconscio e, attraverso un labirintico percorso, trova infine l'uscita per la liberazione.
Nel suo viaggio, attraverso le storie scopre che tutti sono prigionieri a loro modo, chi subisce e chi comanda, le oscure entità ctonie come il Dio creatore. Perché tutto è Tonal, come spiegava il Don Juan di Castaneda, e solo il risveglio può spalancare l'unica porta della Verità.
Il messaggio di speranza che traspare è infine quello della solidarietà. Ogni personaggio del romanzo risulta infatti importante per la liberazione di qualcun altro, attraverso uno spontaneo atto di gentilezza, per destino o casualità. E solo l'unione di tutti può portare alla vittoria finale.
Ma forse questo è ciò che interpreto io, poiché in tutte le fiabe c'è molto di più, oppure soltanto quello che vi è narrato. In questo caso di Uomini Ombra e Giganti, di un vecchio pazzo con un grande libro e di una ragazza con una valigia, di una fatina con le ali e della musica che salva il mondo. Fate voi.
In conclusione: “Jack 44” è un libro avvincente e ben scritto, che scorre veloce e invoglia alla lettura. Consigliato a chi ama il genere fantastico e fantasy, ma anche a chi apprezza i romanzi di formazione. Perché chiavi di lettura ce n'è per ognuno di noi.
Link di acquisto: https://pavedizioni.it/prodotto/jack-44
mercoledì 26 febbraio 2025
AperiChiacchiera con ... Ilaria Vecchietti - Maya (2)
https://mariacristinabuoso.blogspot.com/2024/08/aperichiacchiera-con-ilaria-vecchietti.html
Ciao,
siamo ancora con Ilaria per continuare a parlare dei Maya, mettetevi comodi.
Mc – Immagino che siamo ancora a Torino, vero?
I – Buonasera a tutti! Certo, possiamo rimanere a Torino 😊
MC – La scorsa volta hai accennato ad alcune teorie che datavano la nascita dei Maya.
Ti andrebbe di parlarcene un po’ di più e secondi te, perché si sono creati questi diversi punti di vista?
I – Essendo popolazioni antiche le fonti non sono mai certe, anzi il più delle volte si sono perse
da secoli, quindi gli archeologi possono solo fare “ipotesi” in base ai reperti storici ritrovati.
Questo porta i vari studiosi a fare diverse teorie, così schierandosi in diversi pensieri di chi
pensa una cosa e di chi pensa un’altra.
MC – Che dei avevano e come era vissuta la religione dal popolo Maya?
I – La religione Maya era molto complessa e importante, soprattutto visto che era un
popolo di agricoltori, veneravano il Dio del mais e il Dio della pioggia. Erano naturalmente
politeisti.
Il Dio centrale era Itzamà o Itzamnà, Dio del sole, della scrittura e protettore dell'agricoltura.
Poi c’erano divinità associate ai punti cardinali, ai colori, ai numeri, alle stagioni, al Sole,
alla Luna, a Venere, alla pioggia, al mais, agli alberi, agli animali come il giaguaro e il colibrì.
Altri Dei importanti erano Kukulcan, il serpente piumato, da alcuni identificato con il cielo,
e Ahpuch, Dio della morte.
MC – I sacerdoti avevano un ruolo particolare nella vita di questo popolo?
I – La religione, le conoscenze astronomiche e il complesso calendario di feste, riti, banchetti
e sacrifici umani (sì, facevano sacrifici umani) erano tutte dirette dalla casta sacerdotale
ah kin (il solare), con a capo l'ahaucan (principe dei serpenti).
Ci sono tre libri sopravvissuti, dove si può conoscere meglio la religione Maya:
· Il Popol Vuh: parla dei miti della creazione terrestre, delle avventure delle divinità gemelle
e della creazione del primo uomo;
· I libri del "Chilam Balam": descrivono le tradizioni;
· Le cronache di Chacxulubchen: altro libro fondamentale sulla religione maya.
MC – Le donne che ruolo avevano?
I – Questa è una domanda difficile… proprio perché, come ho accennato prima,
i Maya facevano sacrifici umani. Alcune bambine già dalla nascita erano marchiate con
questo destino (e per marchiate intendo che dalla nascita subivano una vera e propria
tortura fisica che ve la risparmio), venendo poi gettate nel Cenote, una grotta carsica
con un fiume sotterraneo.
Se si era invece fortunate e non si era sacrificate, vivevano una vita normale: si occupavano
dei figli e della casa, coltivavano la terra, vendevano la merce.
Cito un articolo che ho trovato: Cynthia Robin, professoressa di antropologia alla
Northwestern University, sostiene che «una delle cose che sappiamo sulla società Maya
è che prima della conquista spagnola non c’era per le donne quel soffitto di cristallo
che invece sembra esserci nella nostra società».
Le donne ancora più fortunate e quindi di stirpe nobili potevano essere anche guerriere
e ambire ad incarichi ancora più alti.
Sempre nell’articolo che ho citato si parla che quando arrivò Hernán Cortés fu
un’ambasciatrice ad accoglierlo, e lui si rifiutò di parlarle in quanto donna.
MC – Argomento affascinate, Grazie. Buona lettura 😊 a tutti.
Alla prossima!