Ciao,
rieccoci di nuovo con Gordiano per continuare a parlare del cinema del passato.
MC - Scommetto che saremmo ancora nel solito posto per la nostra chiacchierata, mi offri lo stesso aperitivo o uno diverso?
Gordiano – Possiamo variare, anche al Cinema Metropolitan di Piombino fanno cose interessanti, soprattutto il lunedì e il martedì, nel ciclo Proiezioni d’autore. Vicino c’è un bar che non va oltre il solito spritz, ma tanto io non bevo …(Ottimo, grazie)
MC – Nella precedente intervista hai parlato di diversi periodi del cinema italiano, ti va di parlarcene un po’?
G – Io non faccio distinzioni tra cinema alto e cinema basso, ma sono tra i pochi a usare questo metro di giudizio, per me la differenza è tra cinema fatto bene cinema fatto male(giusta precisazione); va da sé che le ambizioni sono diverse se si racconta la vita o se il solo scopo è far paura o commuovere. Ecco, il cinema d’autore – dizione che non mi piace per niente – si sforza di raccontare la contemporaneità, la problematica del periodo storico, la vita quotidiana … Facciamo degli esempi: il neorealismo pedinava il protagonista in una giornata della sua esistenza (vedi Ladri di biciclette) e metteva in evidenza tutti i problemi esistenziali, ma non c’era un solo regista neorealista o postneorealista, erano molti, e ognuno diverso! Visconti non aveva niente in comune con Rossellini, Pasolini e Fellini tra di loro erano antitetici, Germi era unico … L’ambizione di questi registi era di raccontare la società contemporanea, la stessa cosa può dirsi per gli autori della commedia all’italiana - come Monicelli, Risi e Scola – che non hanno solo lo scopo di far ridere, volano molto più alto. Il cinema di genere ha altri scopi, lo dice la parola stessa, ed è ben fatto quando raggiunge il suo onesto obiettivo con buona tecnica e sceneggiature valide. Esempio: un horror di qualità deve far paura, un erotico deve svolgere una funzione conturbante, un thriller dev’essere angosciante … se poi un autore usa il genere per dire altro, anche meglio! Avremo un cinema piacevole che racconta storie intriganti e fa pensare.
MC - Puoi farci un esempio di come un autore usa un genere per dire altro?
G - Tutti i casi in cui non ci si limita a fare cinema di genere fine a se stesso ma le ambizioni sono diverse. Guarda uso un film tra i più vituperati dalla critica per esemplificare: Il solco di pesca di Liverani è un erotico puro, un inno alla bellezza del posteriore femminile interpretato da Martine Brochard e Gloria Guida, ma al suo interno ci sono citazioni colte incredibili, viene sviscerato il rapporto uomo – donna, la conflittualità matrimoniale, c’è persino un cameo di Camilleri (ancora non famoso) e la ripresa di una sua opera teatrale (una piccola parte). Si parla di fede, di abiura della fede, di un uomo che non crede più in se stesso, insomma è un film che visto a 14 anni resta solo l’immagine del sedere femminile, visto a 40 – 50 anni ti fa pensare ad altro … (non conosco il film, ma la tua spiegazione rende bene l’idea, grazie)
MC – Il cinema popolare come e quando e nato?
G – In Italia il genere popolare per eccellenza è il melodramma, che ci siamo giocati rinunciando a farlo, mentre in Spagna ancora si girano ottime pellicole partendo da quel genere, basta vedere Almodovar con il suo cinema d’autore sempre permeato di dramma eccessivo. Pensiamo a Catene, pensiamo a registi come Materazzo o De Santis (Riso amaro, Italiani brava gente), il cinema popolare è il primo cinema che nasce, subito dopo il fascismo. Negli anni Venti – Trenta avevamo avuto il peplum (Cabiria), che risorge negli anni Sessanta, così come il western all’italiana – da Sergio Leone in poi – diventa un genere, per tacere dell’horrorgotico alla Mario Bava ambientato nei castelli e nelle lande nebbiose, e del thriller erotico anni Settanta – Ottanta.
MC – Perché veniva chiamato con questo termine.
G – Cinema popolare è un termine che non uso, in realtà, preferisco il termine cinema di genere. Diciamo che coinvolgeva più spettatori del cinema neorealista, assecondava un desiderio di evasione presente nel pubblico subito dopo il secondo conflitto mondiale.
MC – Perché in Italia, il melodramma, non si è più fatto?
G – Ah, saperlo. Non ci sono più stati i registi interessati a farlo, gente come Matarazzo che hanno inventato il genere. I produttori non ci hanno più investito, i gusti del pubblico sono cambiati … I soli che hanno continuato sono stati i napoletani sotto forma di sceneggiata (Merola) e di film musicali con finale (a volte) drammatico (D’Angelo), per tacere dei lacrima movie (che sono durati poco).
MC – Come è cambiato negli anni il cinema “popolare”?
G – In Italia c’è stato un lungo periodo (anni Ottanta – Duemila) di crisi del cinema di genere, limitato ai festival e a registi esordienti che si cimentavano in opere a imitazione del passato, ma la voglia di fare genere c’è sempre stata e l’amore per i cinefili nei con fronti del vecchio cinema italiano è palpabile. Adesso assistiamo a un ritorno del genere in formato televisivo, con le famigerate serie Nertflix (e non solo). Non le amo. Cosa posso farci? Sono di un’altra generazione. Al cinema sta tornando di moda il noir alla Romanzo Criminale e Gomorra. Niente a che vedere con il passato, con Lenzi e Fulci, Argento e Bava, Martino e Nando Cicero … Per me del tutto superiori.
MC – Ogni periodo ha i suoi grandi registi... secondo te, oggi, quali potrebbero essere eredi di quelli che hai nominato? E se non ce ne sono, come mai?
G – Viventi ce ne sono pochi, mi vengono a mente Sorrentino (che non amo particolarmente ma è un genio), Salvatores, Tornatore, Avati, ma non sono proprio giovanissimi …
MC –Quali temi venivano usati di più per queste pellicole?
G – Wester, commedia sexy, noir, thriller, fantasy, fantastico puro e fantascientifico … in un periodo breve è andato di moda persino il lacrima movie (ci ho scritto un libro inedito) (questo termine mi mancava J ), pellicole terribili con protagonista un bambino malato terminale o che muore nelle ultime sequenze, una rivitalizzazione del melodramma in salsa infantile (L’ultima neve di primavera di Raimondo Del Balzo)(è vero ... ancora ricordo L’incompreso). Un genere che è andato alla grande negli anni Ottanta – Novanta è stato il porno, ma questo è tutto un altro discorso.
MC – quale erano le attrici e attori più amati di quel periodo?
G – Nel cinema di genere ricordo tutte le dive della commedia sexy: Gloria Guida, Edwige Fenech, Carmen Villani, Nadia Cassini, Carmen Russo … per western e poliziesco: Tomas Milian, Maurizio Merli, Fabio Testi … Per il cinema alto (chiamiamolo così): Mastroianni, Loren, Tognazzi, Manfredi, Cardinale, Lollobrigida, De Sica … tra i comici Totò, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia … ma fare un elenco è impossibile.
MC – Mamma quante informazioni... ci troviamo qui per la prossima chiacchierata?
G – Certamente!
MC – Alla prossima serata e... se avete domande da fare, non siate timidi.
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