mercoledì 6 marzo 2024

AperiChiacchierata Con ... Federico Del Monaco - La poesia nella musica italiana

  

Ciao,

Questa sera saremo in compagnia di Federico Del Monaco che ci parlerà della poesia nella musica italiana.

  

MC -  Allora prima di iniziare dimmi perché hai scelto questo posto e questo aperitivo.

Federico – Buonasera, è un piacere esser qui per questo aperitivo. Ci troviamo in  un luogo sospeso, uno steccato che guarda la campagna marsicana. La nebbia ricopre un prato verdissimo che verrà svelato con il ben tempo, a simboleggiare come a volte la natura può cambiare in modo repentino, anche in meglio. Sullo sfondo le montagne che proteggono e abbracciano l’estremo dell’occhio. Sullo steccato un legno è rosso, a simboleggiare una storia già scritta che aspetta solo di esser immaginata di nuovo o raccontata. Questo aperitivo rispecchia la tradizione italiana, già gli antichi romani erano soliti intrattenersi prima dei pasti sorseggiando e assaggiando pietanze in attesa di “sedersi a tavola”, per usare un’espressione moderna. Quindi scelgo un vino bianco, un trebbiano d’Abruzzo da servire fresco, di gradazione leggera per accompagnare con discrezione il sereno discorrere. (meglio che mi porti una copertina...mi sa che fa un  po’ freschino J )

 

Sì, nonostante il recente caldo irrazionale l’ambientazione è decisamente invernale.

MC – Come mai vuoi parlare della Poesia nella musica italiana?

F – C’è tanta poesia nella musica italiana, i testi delle canzoni si sono legati indissolubilmente ai nostri ricordi, hanno colorato i nostri sentimenti e tra questi alcuni sono talmente alti e ispirati da poter appartenere a tutti. Quindi diventa quasi un dovere, per quelli come me, svelare tesori sepolti e condividere gioielli che appartengono a tutti.

MC –  Se ti chiedessi di abbinare un  poeta ad un autore di canzoni, quali sono i primi nomi che ti vengono in  mente e perché?

F – Sono i poeti con le loro poesie che hanno generato i cantautori. Volendo trovare un antenato delle canzoni moderne possiamo considerare, nell’antica Grecia, l’accompagnamento musicale a testi poetici, le liriche. In quella dimensione le note erano al servizio delle sillabe. In questa prospettiva tutto nasce dalla poesia e tutto ad essa riconduce, è per questo che essa si può ritrovare in un quadro, in una musica e, in modo particolarmente suggestivo secondo me, nelle canzoni. Ovviamente in tutte le canzoni di tutte le lingue del mondo, io mi soffermo sulla musica italiana perché ci ha formato, è un linguaggio che scorre dentro di noi e che ci appartiene indissolubilmente. Senza Guido Gozzano, per esempio, Francesco Guccini non sarebbe stato lo stesso. Lo stesso cantautore emiliano rivela, in una delle sue memorie, come il verso della poesia “Signora Felicita” di Gozzano “azzurre di un azzurro di stoviglia” abbia in qualche modo generato nella canzone “Incontro” la frase “Stoviglie color nostalgia”. I cantautori e gli autori di canzoni si sono formati assorbendo tutto il possibile dai grandi del passato e sono diventati speciali dando il proprio contributo personale. Possiamo trovare Verlaine in De Gregori? Indubbiamente, anche se il romano è più legato alla narrativa, tratto che ha in comune con Vasco Rossi. In De Andrè sono presenti tanti autori, tra questi mi piace citare Quasimodo., da “sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo” a “la guerra è già scoppiata… la terra è tutto un lutto chi la salverà” c’è lo stesso amaro intento. (Non lo sapevo, grazie) C’è un universo di componimenti poetici e canzoni che girano intorno al tema della guerra. Baglioni ha musicato “Ninna nanna della guerra” di Trilussa, punto più alto di fusione tra i due mondi.

MC –  Hai un autore di canzoni che ritieni un vero poeta e perché?

F – Ne cito due, un lucano e un veneto. Il primo è Pino Mango, voce impareggiabile di canzoni senza tempo. (Vero) “Stai qui con me, stanotte piove e piove su noi, che non c'incontriamo maie”. Un vero poeta che oltre ai dischi ha pubblicato anche le sue poesie. Il secondo è Massimo Bubola (non sapevo fosse veneto), autore di canzoni come “Il cielo d’Irlanda”, “Andea”, “Don Raffaè” che ha scritto anche molte poesie: “la distanza infinita tra i tuoi capelli e la mia mano, e amore niente, niente, amore niente passa invano”. In loro, evidentemente, il confine tra canzone e poesia è un filo di seta.

MC – Secondo te,  cosa deve avere un testo di una canzone per essere  definita come  una poesia?

F – Deve trascendere in noi e portarci dove possiamo identificare un nostro o nuovo pensiero, una nostra o nuova emozione. Per quanto possa essere semplicistico, è decisamente soggettivo ma se accade a molti il testo assume un tratto generale, quasi universale, e da apprezzato assurge ad essere poetico. Infine c’è l’effetto nostalgia e così alcuni tormentoni, se rievocati, si rivelano potenziati dal ricordo e sono indubbiamente più “poetici”. “Insieme a te non ci sto più, guardo le nuvole lassù. Cercavo in te la tenerezza che non ho, la comprensione che non so trovare in questo mondo stupido” può essere un esempio. Tra l’altro la storia di questa canzone meriterebbe uno spazio tutto suo.

MC – Secondo te, potrebbe essere una materia da insegnare a scuola?

F – In un album di Edoardo Bennato, “Burattino senza fili”, il rocker napoletano racconta il seguito della favola di Pinocchio. “è stata tua la colpa e allora adesso che vuoi? Volevi diventare come uno di noi… adesso che sei normale quanto è assurdo è il gioco che fai?” come a dire che ora che non hai più i fili sei solo un altro tipo di burattino. La scuola deve insegnare Collodi affinché la cultura popolare possa incontrarsi con la formazione scolastica. Ben vengano seminari e progetti paralleli, integrati alla scuola. In alcune antologie si trovano testi come “La guerra di Piero” però ci sono poeti che dovrebbero essere approfonditi prima dei cantautori. Dino Campana, per esempio, meriterebbe un suo spazio: “pace non voglio, guerra non sopporto , tranquillo e solo vo pel mondo in sogno” reclama un posto nei libri di testo. (mi sa che dovrai dedicare una serata per ogni autore,  troppo interessante ascoltarti) Sono a disposizione.

MC – Che ne dici se continuiamo  con altro aperitivo, mi sembra un  argomento abbastanza vasto per parlarne solo in una serata.

F – “Mare, mare, mare voglio annegare. Portami lontano a naufragare...” ma anche “Il curatore sembra un buon diavolo, oggi mi ha offerto anche un caffè, mi ha poi sorriso dato che ero un po' giù, e siam rimasti lì, chiusi in noi, sempre di più” e “Le mie parole sono sassi, precisi e aguzzi pronti da scagliare su facce vulnerabili e indifese; sono nuvole sospese, gonfie di sottintesi, che accendono negli occhi infinite attese” e infine “si scioglie nel pianto quel dolce ricordo sbiadito dal tempo”. Sì, non abbiamo neanche scalfito la superficie. Ho scritto e realizzato quattro spettacoli teatrali che tracciano questo percorso, il format si chiama “Eppure Soffia” in onore di Pierangelo Bertoli. Il primo si chiama “Accadde a Genova e qualcuno si stupì” che racconta la scuola genovese, il secondo “L’eterna Roma negli anni di piombo” che parla dei cantautori romani nel difficile decennio di violenza, il terzo “Donne, correnti e cambiamenti” narra le grandi donne della musica italiana con il parallelo della lotta per i diritti di uguaglianza attraverso grandi figure femminili, l’ultimo “Avrò bisogno ancora di te” è un viaggio nei testi e nelle note di Ivan Graziani, un grande cantautore abruzzese.

MC – è un problema fermarti J  ... alla prossima e buona serata a  tutti J

 

 

 

 

 

 

 

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