Ciao,
Questa sera saremo ancora in compagnia di Dario Villasanta per continuare a parlare delle comunità psichiatriche e dei manicomi criminali.
Dario - Stavolta siamo ai tavolini all’aperto di un baretto nel Caruggio di Varazze, a fare colazione come veri liguri: cappuccino e fugassa – meglio se con le cipolle. (Buona la fugassa con le cipolle J )
MC - Allora prima di iniziare dimmi perché hai scelto questo posto e questo aperitivo.
Dario – Perché la Liguria pullula di comunità psichiatriche e di cooperative che lavorano con i loro pazienti, sia in modo diretto che indiretto. In pratica, fanno soldi coi fondi regionali che vengono stanziati per quei soggetti e intascano più loro che il paziente che viene ‘inserito’ in programmi di tirocinio lavorativo. Il bello è che spesso queste cooperative sono della stessa proprietà di chi gestisce le comunità: ci trovi niente di strano? (non sapevo fossero così tante in Liguria)
MC – Domanda pratica... ma queste cooperative per potersi occupare di queste persone devono seguire un iter particolare, il personale deve essere qualificato... insomma come fanno?
D – Clientele nepotismi e conoscenze, ecco come fanno. Poi ci saranno anche persone qualificate, ma credimi è l’ultimo dei loro pensieri. In ogni caso, qualificati o no, quello che incide sul risultato è il come utilizzano le loro competenze, quali direttive vengono loro date e cosa la legge permette loro di fare.
MC – Non è richiesta competenza in materia al personale??? Ma dovrebbe essere al primo posto... non ho parole per chi ha fatto questa legge....
D – Ma sì che è richiesta, e ce l’hanno pure, non fraintendermi. Però quel che volevo dire è che le politiche di queste cooperative, sostenute dalle leggi in materia, si traducono in uno sfruttamento del paziente il più delle volte. Se ha delle attitudini non le valorizzano. Figurati che io avrei dovuto, a parer loro, solo pulire il palazzetto dello sport, con il CV che ho! Vedi tu che valorizzazione…
MC – C’è un organo che controlla questa loro attività e garantisca che non abusino della loro autorità verso le persone ricoverate?
D – Se c’è (e non dico che non ci sia), non lo conosco. Esisteva (non so se esiste ancora ) un mitologico ‘tribunale del malato’, da cui però mai ottenni risposta alcuna. Figurati cosa possono fare povere persone che non hanno completamente percezione delle cose. (assurdo L )
MC – I famigliari possono controllare o avere un dialogo con gli operatori per poter seguire il percorso curativo dei loro famigliari?
D – Sì, è previsto, ma voglio stupirti: nella maggior parte dei casi la famiglia è parte integrante del problema, se non il problema principale, ed è per questo che molti pazienti non possono stare a casa loro ma necessitano di andare in strutture. (che mancano e non sanno come curarli, mi sembra un cane che si mangia la coda L )
MC – Ma ... Perché questo problema, secondo te, è così difficile da affrontare e trovare una soluzione che rispetti l’ammalato?
D – Azzardo un’ipotesi: è frutto della mentalità con cui hanno cresciuto una certa classe medica. Gli psichiatri di oggi sono diversi, mi sembrano migliori e più preparati, con una forma mentis più orientata alla cura senza contenimenti particolari e più attenta alle esigenze concrete dei pazienti nel loro quotidiano.
MC – Non so se è una mia impressione o se è davvero così... ma ho come la sensazione che oltre ad aumentare le persone che hanno bisogno di esser aiutati psicologicamente siano anche aumentate le “malattie” che colpiscono le persone.
D – Più che aumentate si sono accentuate, come si è alzato il numero di persone che soffre di problemi psicologici. Ma è cambiata la società, somministra nuovi stimoli e a stimoli nuovi corrispondono reazioni nuove. Per esempio, la pressione per il successo e il confronto tramite uso dei social ha influito enormemente sulla psiche dei ragazzi, che non a caso stanno subendo un incremento di casi di depressione spaventoso.
MC- mi sembra anche che siano aumentati i suicidi, o mi sbaglio?
D – Sì, sono una conseguenza del senso di inadeguatezza che la società di oggi instilla nelle persone.
MC - Sono più gli uomini o le donne ad avere bisogno di un aiuto psicologico?
D – Diciamo che gli uomini sono meno propensi a chiederlo, la loro supposta ‘mascolinità’ glielo impedisce o li inibisce. (già L )
MC – Tra i giovani ci sono patologie che fino a poco tempo fa non erano conosciute o considerate?
D – Tra le tante, oggi viene trattato in modo diverso e più costruttivo ogni spettro dell’autismo, che prima era considerato un disturbo psichiatrico tout-court, roba che una volta era ritenuta da manicomio. Le nuove patologie? Mi vengono in mente gli hikikomori, quelli che non vogliono mai uscire dalla loro stanza, o certi disturbi alimentari nei maschi…
MC – Cosa si potrebbe fare per rendere più accessibile per tutti visite periodiche di controllo come si fa con qualsiasi altra patologia?
D – Il bonus psicologo è una buona cosa, ma non basta. Ci vuole una base di formazione culturale nelle scuole su questo tipo di problematiche, bisogna far capire ai ragazzi che chiedere aiuto non è da deboli, ma un sintomo di intelligenza.
MC – è un argomento di cui non è facile parlare, ma almeno noi l’abbiamo fatto per rendere un po’ più chiaro questo argomento tabu. Magari più avanti, se vuoi potremmo tornare a chiarire altre cose.
D – Sempre volentieri, e ti do atto di avermi consentito di parlare di queste cose laddove nessuno l’ha voluto fare. Grazie di cuore, soprattutto da parte di tutti coloro che si sentiranno meno soli quando ci leggeranno.
MC - Grazie a te per averne voluto parlare, non è facile parlare di cose così delicate.
Grazie e alla prossima.
Buona serata a tutti J
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