Ciao,
Questa sera saremo in compagnia di Elisabetta Tagliati e parleremo del senso che ha di questi tempi l'arte
e quali siano le responsabilità dell'artista .
MC - Allora prima di iniziare dimmi perché hai scelto questo posto e questo aperitivo.
Elisabetta - Ciao e grazie di avermi raggiunta! Oggi siamo sul rifugio Dante Ongari al Carè Alto, una
splendida balconata sulle Dolomiti del Brenta e arroccato su una delle cime dell’Adamello.
(Adoro le Dolomiti,grazie)
Ho scelto questo posto perché ho atteso anni per avere il coraggio di raggiungerlo e proprio
quando sono riuscita ad arrivare in cima mi sono trovata in un mare di nebbia: non ho mai potuto
vedere uno straccio di panorama né capire cosa mi circondava. A questo punto ho pensato di invitarti
nella speranza che oggi, come in effetti è, ci sia una giornata soleggiata e gradevolissima.
(credo proprio di si ☺ )
MC - Come mai hai deciso di parlare di questo argomento?
E – So che tu dedichi tante energie all’arte ed è lo stesso per me. Sono molto interessata a sapere
cosa ne pensi tu, vorrei condividere la mia opinione e magari arricchirla grazie a questo scambio.
(ehehe… questa volta sei tu che devi parlare ed io ascoltare ☺ )
MC – Per te cosa è l’arte?
E – Penso che l’arte sia il risultato dell’espressione umana. Ha molte forme con le quali può
essere rappresentata, ma ciò che unisce tutti i suoi linguaggi è la capacità di trasmettere emozioni
e parlare un linguaggio universale, capace di stimolare il libero pensiero, il benessere e di sollevare
interrogativi in maniera delicata. (un po’ quello che penso anche io ☺ )
MC - Secondo te come è cambiata negli anni la percezione dell’arte e perché?
E – Io spero che l’arte sia percepita a livello inconscio nello stesso modo di sempre, ma indubbiamente
siamo stati soggetti a innumerevoli mutamenti in tutti i campi della vita e temo che ora ci sia meno
predisposizione verso l’arte. Mancano il tempo, l’attenzione, lo stupore, … non penso sia una
mancanza di conoscenze culturali, è più un’abitudine a fruire contenuti estremamente immediati
i cui obiettivi non sono la nostra evoluzione ma una soddisfazione repentina. Ci siamo abituati a
non dare tempo a qualcosa di ‘fiorire’, a volte nemmeno a noi stessi.. (Credo che anche a scuola
si insegni di meno di una volta, ma è solo una mia sensazione, magari mi sbaglio)
Credo anche io sebbene la mia visione sia esterna dato che è un po' di anni che non faccio
esperienza diretta della scuola. Capisco che è più difficile relazionarsi con i ragazzi e avere
la loro attenzione e che arrivano con livelli di preparazione molto eterogenei, tuttavia la scuola
è un luogo cardine per delineare il nostro futuro e non andrebbe mai sottovalutata o messa in secondo piano.
MC – Sempre secondo te, la scuola sa trasmettere amore e curiosità verso l’arte?
E – Penso che dipenda moltissimo da ogni singolo insegnante. Le istituzioni possono facilitare o
meno questo processo, ma l’entusiasmo e la forza di un messaggio penso dipenda molto anche da
chi lo passa. Parliamo di un ruolo davvero difficilissimo, è molto più di un lavoro.
MC – secondo te, un insegnante cosa potrebbe fare per far arrivare l’amore per “l’arte” ai giovani
di oggi perennemente distratti dal cellulare?
E - alcuni insegnanti hanno trovato idee molto belle parlando con i loro mezzi, vuoi con video o
presentando i contenuti “classici” attraverso il loro linguaggio. Io penso che si potrebbe scegliere
di approfondire delle opere d'arte le cui tematiche sono sentite anche dai ragazzi, cercando così ci
“accorciare le distanze”. Io proporrei più lezioni concerto o eventi a teatro e visite di mostre, anche
piccole e in luoghi limitrofi. Attualmente anche gli adulti non danno un esempio molto virtuoso nei
confronti dell'arte: sarebbe bello se si potesse avere più incentivi e sconti per visitare e fruire le forme date.
MC – Per te cosa è l’artista?
E – Secondo me l’artista è colui che quando si esprime riesce a produrre qualcosa che ‘parla’ anche
ad altri e non solo a lui. Penso sia necessaria molta umiltà e coraggio per mettersi a nudo, anche le cose
più semplici hanno spesso bisogno di essere viste fino in profondità. In molti artisti che conosco noto
una capacità connaturata di guardare alle cose in maniera alternativa, offrendo punti di vista diversi e
spesso capaci di cambiare la nostra stessa sensazione rispetto a queste.
MC – Puoi farci un esempio?
E - Se penso alla musica classica ci sono brani estremamente tetri e scritti da compositori di cui si
conoscono le profonde tribolazioni (per esempio Beethoven), ma il turbinio e il dolore viene mescolato
e ricomposto trasformandosi in bellezza. Se anche ci immedesimiamo in quella profonda oscurità non
possiamo farne a meno di restare abbagliati dai lampi luminosi ed essere risollevati. Anche nei libr
i può accadere, quando qualcosa ti parla da vicino tendiamo ad empatizzare e così possiamo farci
trascinare e, indirettamente, fare esperienza, crescere.
MC – Secondo te come viene oggi percepito l’artista?
E – Penso che dipenda molto dal tipo di persone a cui chiedi. Io ne conosco che rispettano e
sostengono moltissimo la categoria e altre che invece li reputano solo persone che non hanno i
piedi per terra.
Mc – ti va se continuiamo a parlare di questo argomento altre volte? Lo trovo molto interessante.
E - Grazie, sarà un piacere per me.
MC – Prima di salutarci, vuoi aggiungere qualcosa?
E - Sarei molto curiosa di leggere anche la tua opinione a riguardo.
MC – magari un’altra volta, questa intervista è dedicata a te ☺.
E voi cosa ne pensate ?
Alla prossima…
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