lunedì 23 ottobre 2023

Lettura della sera ... I fratelli Di Tiziana Pacciola

   

Ciao,

Dal suo libro Fabula Rasa Tiziana ci regala un’altra storia, “I fratelli”.

Buona lettura J  

 

 

I Fratelli

Un sospiro rassegnato: «Te lo avevo detto di chiudere quella boccaccia, accidenti a te che non riesci mai a tacere e a me che ti vengo dietro», si era lasciato cadere sull’unico pagliericcio di cui era dotata l’angusta cella in cui li avevano rinchiusi senza smettere di inveire contro suo fratello, «… e mai una volta che ti capiti di ascoltarmi, testa dura che non sei altro!».

«Ma Will, come potevo immaginare che fosse la figlia del capo delle guardie?!», tentò una debole difesa.

«E certo! Hai l’intuito di una formica! Com’è che io mi ero accorto di qualche pericolo in vista? Eh?! Come mai me la sentivo che ci avresti cacciato nei guai come al solito?!».

Abbassò il capo non trovando altre argomentazioni in sua difesa, si sedette accanto al fratello in cerca di calore e conforto.

Il freddo era pungente e durante la notte lo avrebbero patito ancora di più.

Le guardie che li avevano fermati li avevano sbattuti in quella cella umida senza tante cerimonie e nessuno si era più fatto vivo dal primo pomeriggio, nemmeno per allungare loro un tozzo di pane o un sorso d’acqua.

Di sicuro aver tentato di raggirare la figlia del capo delle guardie aveva giocato un ruolo importante nel trattamento loro riservato.

Il tutto era iniziato il pomeriggio precedente, quando Jack aveva incrociato la strada di una ragazzina che si stava recando al mercato per vendere delle ricottine. L’aveva scortata lungo il breve tragitto e aveva fatto in tempo a raccontarle una delle sue storie, persuadendola che nel bosco avrebbe trovato una pentola zeppa di monete d’oro, ma solo lui possedeva la mappa per raggiungerla.

Per convincerla di non essersi inventato tutto di sana pianta le mostrò una manciata di monete sonanti senza lasciarle il tempo di controllarle da vicino.

La ragazza incuriosita e desiderosa di tuffare le mani in mezzo alle monete lo pregò di rivelarle come raggiungere il tesoro.

«Domani dopo pranzo, fatti trovare presso la fontana della piazza, ma ricordati di portare con te una ricompensa, non posso cederti la mappa senza guadagnarci qualcosa».

«Ho solo formaggi e ricotte con cui ripagarti», rispose quasi scusandosi la giovane.

E Jack, leccandosi i baffi la rassicurò, «Andranno benissimo, me li farò bastare».

Peccato che all’appuntamento non si presentò sola, e appena suo padre chiese spiegazioni, li riconobbero come i due fratelli ricercati nelle contrade vicine per aver truffato un buon numero di creduloni.

Nella lista delle persone che ci avevano rimesso soldi, cibo e vestiario si potevano enumerare la vecchia vedova convinta di poter ritrovare, grazie all’elisir da loro decantato, la giovinezza perduta; la coppia che per anni aveva atteso inutilmente un erede e cedette buona parte dei propri risparmi pur di farsi rivelare in quale luogo nascevano i fiori magici sotto i quali fiorivano i bambini; il ragazzino che scambiò il carretto carico di mercanzia per delle piume in grado di resuscitare i morti… e così via, fino ad arrivare alla cattura.

 

I due fratelli prima di addormentarsi si presero per mano e recitarono la preghiera che avevano imparato in orfanotrofio: «Che la notte mi porti consiglio, che i sogni siano lieti e quelli più belli possano avverarsi al risveglio».

Si abbracciarono come sempre facevano da che ne avevano memoria, si promisero di restare sempre uniti in qualunque avversità e attesero il sonno, ma l’agitazione per la loro sorte lo tenne lontano.

Erano giustamente preoccupati: non l’avrebbero scampata questa volta, e non avendo modo di restituire quanto avevano sottratto, di sicuro sarebbero marciti in prigione.

La vita era stata sempre dura con loro, a partire dalla morte dei genitori avevano conosciuto solo fame e indifferenza, in orfanotrofio, per le strade, ovunque.

L’unico sistema trovato per sfamarsi e racimolare di che vivere dignitosamente fu quello di truffare il prossimo.

Se da principio li trattenne qualche remora, bastarono gli insistenti morsi della fame a convincerli.

E dopo i primi raggiri ai danni di sprovveduti creduloni, affinarono la tecnica, si abbigliarono in maniera elegante per essere presentabili, e arricchirono le storie con monili dorati, monete luccicanti e mappe invecchiate per renderle più credibili.

A poco a poco i racconti si adornarono di particolari e i personaggi parvero saltare fuori da ogni dove. Le loro storie incantavano chiunque le ascoltasse, ci si immedesimava facilmente nel prode cavaliere o nella principessa incompresa e si finiva per vivere in un sogno almeno una manciata di minuti, giusto il tempo di arrivare alla parola fine.

Jack dimostrò di avere una fantasia fervida e inarrestabile, la sua mente partoriva favole a non finire e Will si teneva sempre pronto a scriverle prima di dimenticarle. Riempiva pagine e pagine di taccuini, poi con un piccolo tizzone disegnava le scene salienti colorandole con petali dei fiori sprimacciati, erba e terra.

 

Si stavano ancora stringendo l’uno all’altro, quando una vocina flebile da dietro la grata della finestra richiamò la loro attenzione.

Si alzarono per vedere a chi appartenesse e cosa stesse causando il trambusto di sottofondo che udivano.

«Issatemi sulle spalle, non così mi farai cadere», «Fai attenzione, metti un piede e dopo l’altro», «Insomma, siete i soliti pasticcioni, fatemi spazio».

Nell’affacciarsi non riuscivano a credere ai propri occhi: una piccola folla male assortita si era radunata sotto di loro.

Tre nani che parevano usciti da uno dei loro strampalati racconti stavano facendo a gara per issarsi sulle spalle l’uno dell’altro e raggiungere le sbarre.

I due fratelli si stropicciarono per bene gli occhi e si diedero dei pizzicotti a vicenda per essere certi di non essersi addormentati, sarebbe stato comunque improbabile fare lo stesso e identico sogno. Eppure gli omini erano proprio i “nani”, quelli della storiella delle due fanciulle, stesso aspetto, e abiti, e modi frettolosi.

Il trio si prodigò per assicurare una fune alle sbarre della finestra, poi si girarono verso il resto delle altre persone radunate e chiesero di tirare.

Una ventina di mani si allacciarono a quella che pareva una corda, ma allungando lo sguardo si accorsero che finiva sulla testa di una giovane fanciulla: impossibile! Non poteva essere! Erano i capelli della Principessa Perduta che nella loro storia veniva rapita e rinchiusa in una torre…

E non erano solo mani quelle che si avvinghiarono alla lunga chioma, alcuni parevano artigli, sì artigli, e appartenevano a un grosso lupo che parlottava con dei capretti. Sette capretti avevano contato!

E a gridare “Oh-issa!” anche un topo e un gatto, di sicuro amanti dello strutto, e un piccolo sarto, e tre filatrici, e un pescatore accompagnato dalla moglie, e tutta una serie di personaggi immaginari.

Non appena la grata cedette, un gigante si fece avanti e aprì il palmo della mano affinché i due potessero salirci sopra. Li depositò in mezzo a una folla urlante e festosa che gioiva per la liberazione.

Will e Jack si fecero strada fra strani personaggi che si congratulavano per essere usciti indenni da una brutta situazione: quattro o cinque giovani principesse si inchinarono al loro passaggio, uno strambo violinista allungò vigorose pacche sulle spalle di entrambi, un pifferaio smilzo con indosso un buffo cappello attorniato da decine di topi li salutò con un paio di note, due bambini accompagnati da una vecchia strega che distribuiva a tutti i presenti biscotti, cioccolatini e caramelle, si avvicinarono strattonandoli dalle giacche.

Non potevano credere ai propri occhi: tutto ciò che era sgorgato dalla fervida immaginazione di Jack e riportato fedelmente nei taccuini di Will aveva preso vita.

Il brusio generale fu zittito da un maestoso lupo che si erse sulle zampe posteriori e lasciò parlare una bimbetta con le guance rubiconde che indossava un cappuccio rosso, «Wilhelm e Jacob, so che siete confusi e stupiti della nostra apparizione», la bimbetta attese di ottenere l’attenzione dei due fratelli e il completo silenzio di tutti i presenti, «Di sicuro ci avrete già riconosciuti», e nel dirlo spaziò lo sguardo sui suoi compagni sistemandosi meglio il cappuccio di velluto, «Siamo intervenuti per dimostrarvi che esiste un’alternativa al modo che avete scelto di vivere: noi siamo l’alternativa».

Will fu il più lesto a riscuotersi dall’incredulità, «Ma che vorrebbe dire? In che modo potremmo…».

Una fanciulla dalla pelle candida che giocherellava con una mela si fece avanti e dopo aver accarezzato la bambina sulla testa si rivolse ai due con una voce soave «La fantasia è la risposta».

Con questa frase sibillina e un sorriso si congedò, voltandosi e invitando tutti gli altri a fare altrettanto.

Will e Jack non fecero in tempo a porre altre domande, in un battito di ciglia quella moltitudine chiassosa che si era palesata come in un miraggio era sparita.

A loro non restò altro da fare che correre verso il bosco e far perdere le proprie tracce, di lì a poco la loro fuga sarebbe stata scoperta e si sarebbe scatenata una caccia ai fuggitivi.

 

A distanza di moltissimi anni, quando ormai l’argento si era deciso a colorare i capelli, e la baldanza giovanile aveva ceduto il posto alla saggezza, i due intraprendenti fratelli si erano ritrovati a leggere le loro storie ai numerosi nipoti che si radunavano spesso e volentieri attorno al camino.

Nell’aprire i volumi che i bimbi porgevano loro, pagina dopo pagina ritrovavano dei vecchi amici e ne scoprivano di nuovi che erano apparsi nel corso del tempo.

Centinaia di bambini erano cresciuti con le favole di Will e Jack. I taccuini erano diventati libri rilegati con cura, e i disegni adesso sfoggiavano colori brillanti.

Ogni volta che sfogliavano un libro che racchiudeva una delle loro storie, ringraziavano i personaggi e ripetevano a mente le ultime parole che avevano udito da loro, quelle che erano diventate il loro motto e in cui avevano riposto totale fiducia:

“La fantasia è la risposta”.


 

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