venerdì 11 novembre 2022

Ellery Queen

 

Ellery Queen, Stati Uniti, 1929 / Ellery Queen

Laureato a Harvard, incredibilmente colto, amante delle citazioni in greco e in latino, collezionista di libri rari, sofisticato e un po' irritante, Ellery Queen è un giovane scrittore di romanzi polizieschi, ma ha lavorato anche per il cinema e durante la Seconda guerra mondiale ha scritto soggetti di film per l'esercito.
Alto, occhialuto, dinoccolato, potenzialmente affascinante, il suo comportamento interpersonale è caratterizzato soprattutto da un certo impaccio e da una certa riservatezza, che possono renderlo davvero adorabile ai lettori, ma anche da una certa petulanza e da un atteggiamento da primo della classe che contribuiscono a renderlo un po' antipatico.


Anche se non possiamo non osservare che con il passare del tempo i suoi atteggiamenti sono cambiati ed egli è diventato meno pedante e più umano. Del resto, come ha notato Marco Polillo, nel corso degli anni questo personaggio ha cambiato anche «modo di vestire, modo di parlare, carattere, addirittura l'aspetto fisico, a testimonianza di un'attenzione particolare posta dai due autori non solo ai mutamenti di gusto del pubblico, ma anche a quelli, più profondi, dovuti alla continua trasformazione ed evoluzione della società e, di conseguenza, della realtà di tutti i giorni».



Figlio di un bonario ispettore della squadra omicidi di New York, che lui chiama "pater" e che puntualmente aiuta nei casi più difficili, Ellery Queen è considerato da molti l'erede spirituale di Sherlock Holmes per la sua mente analitica, e risolve sempre brillantemente i casi di cui si occupa. Sin dal primo titolo della serie - La poltrona n. 30 (The roman hat mystery, 1929) - in molte delle sue avventure gli autori fanno precedere la soluzione da una vera e propria "sfida al lettore", chiamandolo esplicitamente a risolvere l'enigma sulla base delle indicazioni che sono state via via disseminate lungo il racconto.



Rigorosamente confinate entro lo schema del romanzo-enigma, queste prime avventure di Ellery Queen sono peraltro caratterizzate da una coerenza intellettuale e da una lucidità enigmistica davvero esemplari. Dal romanzo-enigma si passa talvolta al romanzo-gioco, proponendo enigmi straordinari e fuori dal comune che, come ha notato Thomas Narcejac, sono sempre concepiti apposta per dare scacco matto al lettore.



La casa delle metamorfosi (Halfway house, 1936) apre una seconda fase nell'opera di Fredric Dannay e Manfred B. Lee, i due autori che si nascondono sotto lo pseudonimo di Ellery Queen, una fase che continuerà fino all'inizio degli anni Sessanta. Il tessuto narrativo si ispessisce, mentre una certa inquietudine serpeggia con insistenza nelle storie, nelle quali il coinvolgimento del giovane Ellery Queen è spesso personale. Le vicende introducono tonalità drammatiche e apparati simbolici che valgono ad allargare sensibilmente lo schema del tradizionale romanzo poliziesco. 


I due autori fanno in questo periodo rifulgere le loro doti, sostanzialmente misconosciute, di una scrittura fertilissima e mordace, ovattata e distesa tanto quanto quella della Christie è altisonante nelle sue escursioni nel terreno dell'introspezione psicologica. Negli anni Sessanta le avventure del giovane scrittore-detective torneranno sulla falsariga del romanzo-enigma: nella
vicenda il problema iniziale nasce spesso dalla necessità di decifrare un elemento-chiave lasciato dalla vittima prima di morire.


Dal 1935 al 1942 il personaggio di Ellery Queen è stato portato nove volte sullo schermo e gli attori che hanno impersonato il giovane scrittore-detective sono stati, nell'ordine, Donald Cook, Eddie Quillan, Ralph Bellamy (quattro volte) e William Gargan (tre volte). 
Per nove anni, a partire dal 1939, Ellery Queen è stato ospitato dalla stazione radio della CBS per un programma settimanale di originali polizieschi scritti dagli stessi Dannay e Lee. Queste trasmissioni incontrarono un grandissimo favore tra gli ascoltatori, e così, a partire dal 19 ottobre 1950, il personaggio è apparso anche sul piccolo schermo, dove è stato interpretato da sei attori in cinque diverse serie televisive americane. 



Il primo è stato Richard Hart, sostituito l'anno successivo da Lee Bowman. Poi è toccato a Hugh Marlowe (che già aveva interpretato Ellery Queen alla radio), a George Nader, a Lee Philips


Infine allo svagato e dinoccolato Jim Hutton (morto improvvisamente nel 1979, a quarantun anni), indubbiamente il più popolare di tutti, anche per la grande cura con la quale venne realizzata quest'ultima serie, un delizioso revival ambientato negli anni Quaranta, con il classico confronto finale dei sospettati in una camera chiusa, solitamente l'appartamento del geniale investigatore dilettante. 


Saltuariamente vi furono partecipazioni straordinarie di molti attori famosi come Joan Collins e Vincent Price. C'è anche un tv movie del 1971, con Peter Lawford nei panni di Ellery Queen, pilot di un serial mai realizzato.



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