Una manciata di brevi episodi segnano il percorso, breve ma significativo, di un piccolo grande personaggio della historieta argentina. I sedici racconti di otto-sedici pagine di Evaristo, burbero commissario nella Buenos Aires degli anni Cinquanta, furono pubblicati negli anni Ottanta in Argentina su due riviste, Superhumor e Fierro, e tradotti in Italia sui primi numeri de L’Eternauta prima e su Lanciostory poi.
Gli autori di Evaristo, Carlos Sampayo e Francisco Solano Lopez, due giganti del fumetto sudamericano e non solo, attinsero ai cliché della narrativa noir per portare avanti una riflessione amara sulla realtà argentina a loro contemporanea. Come spesso accadeva nel fumetto argentino, l’uso degli stilemi tipici dell’immaginario (americano) era rovesciato in un’ottica critica e anticolonialista.
Ispirato a un personaggio realmente esistito – un certo Evaristo Meneses, commissario di polizia di Buenos Aires, ritiratosi a vita privata prima che la sua fama venisse intaccata dalla dittatura militare – Evaristo è un character complesso e fuori dagli schemi: generoso ma violento, severo e apprezzato dalla gente, ma anche misantropo, razzista e maschilista. La sua idea di giustizia è stata appresa non dai libri ma dalla strada, e i suoi metodi non convenzionali incarnano un codice morale che spesso contrasta con la legge ufficiale.
Un “uomo delle istituzioni”, insomma, che tuttavia sceglie di non identificarsi mai del tutto nel sistema che rappresenta, preferendo semmai seguire logiche più anarchiche improntate a un lucido e disincantato pragmatismo. In una delle sue storie più riuscite, Terrore in città, Evaristo scopre che due sicari sono arrivati a Buenos Aires per ucciderlo. A complicare le cose, un ragazzo sconosciuto si presenta da lui dicendo di essere suo figlio, ma viene allontanato senza tanti scrupoli. Nel frattempo un leone è fuggito dallo zoo, seminando il panico tra i cittadini: ma il leone non è che un cucciolo incapace di fare del male, confuso e immobilizzato dall’imprevista libertà. Anche Evaristo è un leone spaventato: entrambi sono “esseri persi” e inglobati in un meccanismo più grande di loro.
Così il lettore di queste storie, come quel leone mansueto, si muove prudentemente per le strade di una Buenos Aires vivace e chiassosa, superbamente illustrata da Francisco Solano Lopez. Il disegnatore argentino fornisce qui, ancor più che su L’Eternauta, una delle sue prove più mature, rappresentando con tratto robusto e dettagliato una città brulicante di automobili e denaro, di bambini picchiati dalla polizia, di zingari e baracche, di vendette che si consumano a distanza di anni, di atti di generosità e di razzismo, di amicizie che si rafforzano o si tradiscono, di volti carichi di stanchezza, di corpi che svelano le loro ferite e cicatrici e che da tempo hanno perso la loro innocenza. Nel bianco e nero di Solano Lopez, dal tratteggio fitto ed espressivo, prende forma una realtà quasi tangibile, che affascina e spaventa.
Dal canto suo, Carlos Sampayo ricorre frequentemente a bruschi sbalzi temporali e improvvisi cambi di scena, senza l’ausilio di didascalie o soluzioni utili a facilitare l’esperienza del lettore. Rallenta la narrazione, ne scardina la linearità, quasi appesantendo lo scorrere degli eventi per esprimerne la complessità, come se volesse costringere il lettore allo stesso sforzo richiesto ai protagonisti per sbrogliare il groviglio di una realtà complicata, di una città, Buenos Aires, (e di un paese, l’Argentina) che si rifiuta di essere domata. Ma in Evaristo di Sampayo e Solano Lopez la rappresentazione del mondo si fa ancora più violenta, ancora più scandalosa: si carica di tensione e di complessità ed esonda in tutta la sua drammaticità politica. Il sedicesimo ed ultimo capitolo del personaggio, Il cerchio atroce delle minacce, è un duro atto d’accusa contro le dittature argentine del Ventesimo Secolo.
Nel suo ultimo episodio, Evaristo si trova per le mani un dossier contenente documenti compromettenti su un complotto civile-militare di dimensioni nazionali. Mentre gli amici e i colleghi intorno a lui vengono uccisi uno dopo l’altro, lui è accusato di corruzione e atti illegali: rassegnato, non può che cedere alla violenza del potere. Così, questa storia chiude definitivamente ogni ulteriore discorso sul personaggio, ne sancisce la sconfitta e lo condanna al silenzio.
Non c’è più scampo per le anime perse come Evaristo, leone fuggito dalla gabbia rassicurante di un fumetto e ora disperso nella gabbia più grande del mondo reale. Il suo futuro è già scritto nel triste passato dei suoi autori: è la dittatura sanguinaria di Jorge Rafael Videla, quel potere invincibile che riscrive la realtà e fa scomparire le persone. Un potere di fronte al quale anche il fumetto non può più proclamarsi innocente.
non lo ricordavo
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