Ciao,
oggi siamo in compagnia di Matteo
che ci parla del suo libro
MC – Ti va di raccontare qualcosa di te ai lettori?
M – Ciao, per prima cosa voglio ringraziarti per questa intervista, per avermi dato la possibilità
di parlare un po’ di me e del mio libro. (Figurati, conoscere nuovi autori è sempre un piacere) Quanto a me che dirti, sono toscano, lavoro nel campo farmaceutico e nel tempo libero mi
piace coltivare i miei interessi, fra cui il giardinaggio, la musica e la storia dell’arte.
MC – Come sono nate queste tue passioni?
M – Sono nate con me, crescendo. Ho sempre avuto la passione per le piante e per i fiori.
Quando abitavo a Parma avevo un piccolo balcone ripieno di fiori per tutta la bella stagione. Mi
rilassa molto dedicarmi al verde. Quanto alla musica e all’arte, le ho sempre portate con me, dai
tempi delle scuole.
MC – Tra i tanti interessi hai anche quello delle action figures, cosa sono?
M – Ah beh… le action figures sono modellini di varie tipologie che raffigurano i personaggi
dei cartoni animati, dei film e fumetti. Sono particolarmente legato ai Cavalieri dello Zodiaco
e a Sailor Moon, mi ricordano la mia infanzia e adolescenza.
MC – E come e quando è nato questo tipo di “modellismo”?
M – E’ nato sulla scia appunto di fumetti, cartoni e anime, sia in Giappone sia negli Stati Uniti.
Da noi sono arrivati una ventina d’anni fa direi, prima nelle fieri di settore, poi sempre più
diffusi. (Grazie)
MC – Mi ha colpito il nome del tuo gatto.... come mai hai deciso di chiamarlo così?
M – E’ legato al mio compagno. Volevamo, o meglio, volevo prendere un gatto, io ne ho sempre
avuti in casa dai miei. Lui mi prendeva in giro, voleva prenderlo di peluche… Alla fine si
era deciso anche lui ma… non abbiamo fatto in tempo. Poi il gatto è arrivato lo stesso, e
il nome è venuto da sé.
MC – Svela ai lettori il nome del tuo gatto?
M – Ma certo, si chiama Nozzi.
MC – Quando hai scritto il tuo primo libro e cosa ti ha spinto a farlo.
M – Il mio primo libro di poesie è uscito da poco. E’ stato scritto in questo ultimo, lunghissimo,
anno in cui ho dovuto affrontare, dopo una rapida malattia, la morte del mio compagno (Mi
dispiace tantissimo). La motivazione nasce da lì, dall’esigenza di mettere su carta le mie emozioni,
le mie percezioni e sensazioni. Cercare, almeno all’inizio non uno scopo o un perché in tanto
dolore, ma un’ancora per non affondare, per non precipitare nella disperazione. La scrittura mi ha
davvero aiutato in questo processo di elaborazione. (Lo immagino)
MC – Come hai avuto l’idea per questo libro e perché hai scelto un titolo così lungo.
M – L’idea del libro in sé è venuta dopo aver scritto la maggior parte delle poesie che, appunto,
non sono state composte con l’obiettivo di essere pubblicate, ma come una mia intima necessità.
Poi mi sono accorto che potevo ordinarle in una sorta di “narrazione”: dalla malattia al momento
del trapasso, dal dolore più acuto alla nostalgia di noi e alla lenta rielaborazione dei ricordi, fino
alla consapevolezza che dopo tutto il dolore, quello che rimane, anche oltre la lontananza fisica
e la morte, è l’amore. Per quello anche il titolo, Quando muore un amore, storie di lutto e
memoria, penso rappresenti bene la mia storia, una storia personale ma allo stesso tempo universale.
MC – Sono sicura che i lettori dopo questa spiegazione leggeranno il tuo libro con un
diverso approccio.
M – Non so, a me piacerebbe riuscire a passare al lettore anche solo un decimo di tutto quello
che ho provato, ma soprattutto riuscire a far capire che i sentimenti rimangono, dopo tutto e
nonostante tutto.
MC – Come hai scelto le poesie da inserire in questa silloge?
M – A parte le poesie dell’intermezzo che risalgono a qualche anno fa e che erano state lette
anche dal mio compagno, tutte le altre sono nate a seguito della sua scomparsa e si sono quindi
scelte “da sole” nel momento in cui ho deciso di organizzarle. Le ho suddivise in due parti,
la prima relativa alle fasi più dolorose, la malattia, la morte e il dolore acuto, la seconda sezione
invece affronta il momento della rielaborazione dei ricordi condivisi, della nostalgia… un
modo per continuare ad amare anche nella separazione, anche nell’assenza fisica.
MC – Cosa ti ha spinto a parlare del dolore e della perdita e perché usando le poesie?
M – E’ stato un bisogno, una necessità. Questo dolore così forte, così lacerante doveva
uscire in qualche modo, dovevo metterlo per scritto, parlarne, raccontarlo. Non riuscivo a
contenerlo dentro di me. Ho usato le poesie spontaneamente, forse per la loro capacità di
piegare le parole alle emozioni. Non ci ho riflettuto molto, è successo. Certo, apprezzo la poesia,
leggo molto, ho un background di studi classici al liceo. Tutto questo è confluito in quello
che ho scritto, come il mio amore per le canzoni moderne. Ma non è stato frutto di un
“lavoro a tavolino”.
MC – Che canzoni “moderne” ti piace ascoltare?
M – Spazio molto negli stili e nei generi. La musica che ascolto varia a seconda del mio
stato d’animo. Nella musica italiana do molto peso ai testi, ovviamente, oltre alla voce e
alla melodia. Posso passare da Mina a Guccini, da Elisa a Dalla. Lato internazionale stesso
approccio eclettico, da Enya a Madonna, dai Queen a Sting, con un pizzico di elettronica.
Ma amo anche la lirica, la dance anni 90 e la disco music.
MC – Hai dei poeti che ti piace leggere e perché?
M – Dai tempi della scuola mi porto dietro Eugenio Montale (nella mia libreria c’è un suo libro),
mi ha colpito profondamente il suo modo di scrivere e mi riconosco nei sui temi da uomo del ‘900.
Poi c’è Giovanni Pascoli, e la sua poetica delle piccole cose, il suo intimo spezzato. Infine leggo
anche autori contemporanei, fra cui vi suggerisco Davide Rocco Colacrai, mio caro amico,
che ringrazio per avermi regalato la nota critica che fa da apertura alla silloge. Colacrai è
un poeta civile, il punto di congiunzione fra la cronaca che si fa storia e la riflessione su questa
nostra società, spesso avara di sentimenti e diritti, troppo veloce nel dimenticare i propri figli.
(https://mariacristinabuoso.blogspot.com/2024/04/margherita-mix-intervista-davide-rocco.html)
MC – Vuoi aggiungere qualcosa?
M – Spero che questa mia raccolta di poesie possa essere d’aiuto a chi sta o si è trovato
in una situazione come la mia, quella della mancanza di una persona cara. E’ un evento, il lutto,
che colpisce tutti prima o poi e, purtroppo, la nostra società occidentale non ne parla, non
aiuta in questo processo. Un conto è avere paura della morte, è naturale, un conto però è
rimuoverla completamente. Questo non si può quando si affronta un lutto importante, non
è possibile farlo e allora spesso la società prende i dolenti e li mette “da parte”, non sa come
gestirli, come aiutarli. Ecco io vorrei dire a chi soffre la morte di una persona cara,
non posso ricomporre i mondi spezzati, non posso riportare indietro nessuno, ma posso affermare
che l’amore continua, non muore, va oltre questo nostro mondo fisico e piano piano, sicuri di questo,
si può ripartire, un passo alla volta. Mi permetto di lasciarti quindi con i versi che chiudono la
raccolta, dalla poesia “Una sola ultima parola”:
Andrea,
che vita la nostra,
ricordi?
Adesso solo la mia
continua tuttora,
e in questo mio tempo
mi spetta la tua assenza,
ma nel mio cuore lo sai
resta una sola parola:
Amore.
MC – Grazie per la condivisione e se vorrai partecipare ad altre mie rubriche...sei il benvenuto.
M – Ma certamente, grazie ancora a te per questo bellissimo spazio che mi hai dato!
MC – Allora ti aspetto.
Alla Prossima
MC
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