mercoledì 10 luglio 2024

Margherita Mix... Intervista a GIORGIO ATTANASIO ci parla del suo libro DUE MINUTI D'INFERNO

 

Ciao,

oggi parleremo con Giorgio

 

 del suo libro .

 

 

MC –  Per prima cosa, ti va di raccontare qualcosa di te ai lettori?

G – Buongiorno. Certo. Ho 50 anni, sono sposato con tre figli. Vivo in provincia di Benevento 

ma sono nato a Napoli. Sono un Tecnologo Alimentare e mi occupo di consulenza per

aziende alimentari. Una delle mie principali attività lavorative è realizzare nuovi prodotti dolciari. 

Una vera manna 

per i golosi! (insomma sei un tentatore J ) Amo la letteratura e, ovviamente la mia passione

 è la scrittura.

MC – Cosa sarebbe un Tecnologo alimentare, in pratica cosa fa?

G – Innanzitutto è il laureato magistrale in Scienze e Tecnologie Alimentari. Mediante 

l’iscrizione all’Albo è abilitato ad esprimere competenze e pareri di tipo tecnico, 

legislativo e gestionale nel settore aro-alimentare. In seconda battuta è la principale

 figura di riferimento nella progettazione, sorveglianza, ispezione e controllo di tutti i 

processi di lavorazione degli alimenti, oltre che nelle operazioni di ricerca e sviluppo di nuovi

 prodotti. Questo, ovviamente, escludendo di elencare tutti i ruoli che può occupare nei Ministeri, 

nelle ASL, nei tribunali, nelle università e nelle scuole… (mi sa che è un  argomento 

 per  AperiChiacchierata)

MC – Cosa ti piace leggere?

G – Ovviamente, romanzi! Anche se, però, per lavoro, spesso sono costretto a studiare articoli 

e testi scientifici. Negli ultimi due anni credo di avere letto non meno di una trentina

 tra testi universitari e Paper scientifici. Il conteggio dei romanzi penso si fermi ad una ventina…

MC – Come riesci a conciliare questi due mondi così diversi?

G – Premetto che non sempre è stato possibile farli convivere! Soprattutto quando i figli 

erano più piccoli, il tempo per la lettura e la scrittura era realmente esiguo, se non inesistente.

 Da quando, invece, sono cresciuti, cerco di programmare i miei spazi e devo dire che adesso

 li trovo con più semplicità. Adesso coltivo entrambi, anche se forse sarebbe più giusto dire

 che è la passione per la scrittura che coltiva me!

MC – hai degli autori o generi che preferisci leggere e che libri ti piace portare con te in vacanza.

G- Per quanto riguarda i generi, direi, nell’ordine: Thriller, Gialli e Avventura (allora dovrai 

leggere i miei ;) ). Sporadicamente anche Fantasy e Horror. Molto di rado Biografie. 

Riguardo gli autori non ce n’è uno in particolar che preferisco. Di primo acchito ti potrei 

nominare quattro autori che di sicuro porterei sempre con me e che ritengo siano una garanzia: 

Ken Follet, Patricia Cornwell, Dan Brown e Glenn Cooper. In passato, però, in vacanza, ho 

apprezzato molto, vari testi di Corrado Augias, Bart Ehrman e Graham Hancock. Ovviamente

 parliamo di altri generi e altre letture…

MC –  Sono per lo più stranieri, come mai?

G – Invito accettato! 😊 Inizio subito a cercare i tuoi libri. (sono già in ansia da recensione) 

 Se poi hai qualche suggerimento sul primo titolo, sarò ben lieto di accoglierlo! Riguardo gli

 autori stranieri direi che è realmente una casualità, anche averli citati. Non ho alcuna idea

 preconcetta. Se dovessi, però, dirti un titolo su tutti ti citerei “Io Uccido” di Giorgio Faletti. 

Solo perché all’epoca lo trovai assolutamente geniale.  (vero... anche se io, da lettrice 

di gialli... avevo capito circa a metà chi era il colpevole)

MC – Cosa ti ha spinto a scrivere il tuo primo romanzo?

G – La consapevolezza che nella nostra Società Occidentale, purtroppo, la Cultura è alla deriva. 

I Social e i Mass Media stanno contribuendo in modo deciso a contrastare il pensiero critico, 

demolire la humana pietas e promuovere con ogni mezzo un generalizzato appiattimento diffuso.

 Di idee, di opinioni, di teorie… (purtroppo mi sa che hai ragione L )

Oggi giorno leggiamo meno, scriviamo molto peggio e di conseguenza ci impoveriamo nel

 linguaggio. E nella comunicazione. E le conseguenze di questo disastro sono che le persone

 pensano meno e sono sempre meno abituate a ragionare. Il problema vero, però, è che in 

questo nuovo paradigma, mentre continua l’edificazione di un nuovo archetipo di uomo di 

successo, il “male” è ormai stato sdoganato come “male minore”. Quel qualcosa che ci si

 convince sia giusto fare quando è necessario ottenere qualcosa in più. Ma il male, purtroppo,

 non è mai “minore”. Con questo romanzo spero di sommuovere gli animi. Spingere

 il lettore a riflettere e fornirgli uno spunto per iniziare un percorso di crescita interiore.

MC – Come ti è nata l’idea per questo thriller?

G – Un incubo. Fu una vera e propria ispirazione. Al risveglio, la mattina, sentivo ancora

 vivide le emozioni (e il terrore) di quei momenti. La scelta di condensarle in un romanzo 

è stata una conseguenza di quelle emozioni. Troppo forti e importanti per tenerle tutte per me.

 (anche a me è successo una cosa simile anni fa e ho scritto un romanzo)

MC -  Mi sembra di capire che è un libro in cui c’è una forte componente di “angoscia” 

diciamo così...  come mai hai scelto questo luogo per ambientare la storia?

G – L’angoscia che permea dal racconto, e che arriva poderosa già dopo i primi capitoli, è

 una naturale conseguenza della trama ed è anche funzionale ad essa. Non posso dire molto 

altro per non rischiare di svelare aspetti particolari del Romanzo. Posso dire, però, che 

l’angoscia di Marco (il protagonista del Romanzo), che poi diventa anche l’angoscia del lettore,

 è un mix calibrato di ansia, paura e alienazione. Quei tipici stati mentali che caratterizzano gli 

incubi e i momenti che ne conseguono. Diciamo che l’angoscia è il mezzo attraverso cui 

il lettore è costantemente traghettato tra l’onirismo e la razionalità.

MC – I personaggi come li hai creati?

G – Come sempre succede. Prendono forma praticamente da soli. Quando inizio a scrivere

 un romanzo, solitamente, parto da una larvata idea di come debbano essere. Lascio 

che sia l’ispirazione a delinearli man mano che questi entrano nella trama. Ovviamente, poi, 

una volta che il romanzo è stato definito a grandi linee, inizio a caratterizzarli sempre

 di più, intervenendo, per così dire, cum grano salis. Lavorando molto sul loro profilo psicologico, 

sulle loro emozioni e i loro sentimenti. Soprattutto per far sì che siano sempre portatori di 

un pensiero che vada oltre ciò che dicono o ciò che fanno.

MC –  Cosa ti ha spinto a scegliere proprio questo argomento?

G – Non è stata una scelta. Per così dire, Due Minuti d’inferno è nato già così. Io ho

 semplicemente colto l’ispirazione. (bravo)

MC – perché definisci questo libro onirico e anche molto razionale?

G – Sento spesso di questa definizione. In realtà, però, Due minuti d’inferno, se proprio vogliamo

 fare questo esercizio, possiamo dire che è un incubo vissuto tra onirismo e razionalità.

MC - Insomma, il lettore si deve preparare psicologicamente prima di iniziare il tuo libro..

G – Ma certamente no! 😊 Diciamo che ci si deve avvicinare con lo stesso spirito che si potrebbe 

avere entrando da soli in una sala cinematografica completamente vuota per assistere ad un Thriller. 

Più di questo proprio non direi!

MC –  Vuoi aggiungere qualcosa?

G – Beh, direi che ho parlato anche troppo. Lascio solo un invito: Leggete! Leggete! Leggete! 

I libri sono cibo per la mente! (Perfettamente d’accordo)

MC – Vero ... ti aspetto per altre mi rubriche se ti va...  “AperiChiacchierata” ti aspetta.

Alla prossima

MC

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