Ciao,
Siamo in compagnia di Laura Gronchi per parlare di slot-machine.
MC – Per prima cosa dimmi dove vuoi che ci troviamo per un aperitivo?
Laura – Ciao Maria Cristina, vorrei portarti in un bar tabacchi, tavola calda, dietro la stazione di Borgo ai Fossi. (è la prima volta che mi portano in un posto come questo J )
È una piccola cittadina in provincia di Pisa. Vieni, entriamo che fuori fa ancora freddo.
Guarda, hanno già sistemato per l'aperi-cena.
Senti questo profumino? La cuoca sta dando gli ultimi ritocchi al ragù per domani.
Accomodiamoci a uno di questi tavoli. Lo so non sono belli da vedere, con questa formica marroncina che ricorda le cucine anni ‘70. (hanno il loro fascino J )
Però la mensola dove di giorno tengono le schedine del Lotto e Superenalotto ora è più carina con i piattini a ventaglio e i tovaglioli colorati, imbandita con vassoi di patatine, noccioline e focacce avanzate, tagliate a spicchi per non buttarle via.
Fai la faccia perplessa? Beh sì, forse come locale è un un po' grezzo, ma a me piace.
Dai, è arrivata la cameriera ordiniamo: io prendo una birra tu scegli quello che vuoi, tanto offro io, è il minimo per ringraziarti. (prendo una birra anche io, grazie)
MC – Come mai vuoi parlarci di questo argomento?
L – Questo bar è un po' casa mia, ci passo spesso per comprare sigarette, accendini, gomme da masticare e caramelle da sgranocchiale al lavoro.
Conosco tutti: il proprietario, e i figli che subentreranno al posto suo quando andrà in pensione. (un po’ come una volta J )
Ci passo serate intere a chiacchierare con gli amici e di situazioni “particolari” ne ho viste parecchie.
Vedi quel paravento laggiù? Là ci sono le “Slot”.
Una sera sono apparsi a sorpresa i figli di una vecchietta: cercavano la badante.
È scoppiato un putiferio.
Anche a non voler ascoltare, dalle urla si è capito che la donna aveva l'abitudine di riempire di sonniferi l’anziana, per venire a giocare indisturbata.
I parenti l'accusavano di essere un'incosciente e una ladra. Pare che dall’appartamento mancassero degli oggetti di valore.
Visto che gli animi si stavano parecchio scaldando, il proprietario ha chiamato i carabinieri, temeva che l’avrebbero linciata sul posto.
Transitano anche tanti immigrati, di tutte le razze, che penso cerchino nel gioco una rivalsa facile.
Ci sono anche gli insospettabili, ho avuto amici di famiglia, integerrimi professionisti, che sono caduti nel vizio. Ho ascoltato le confidenze delle mogli, dei figli, li ho visti spaesati, come se l’immagine patinata di famiglia per bene gli si fosse sbriciolata davanti agli occhi e si trovassero davanti a un individuo che non conoscevano e con il quale non sapevano come comportarsi.
Mi hanno raccontato da chi sono andati a chiedere aiuto, vergognandosi all’inizio, per poi diventare più determinati quando il problema si è rivelato ingestibile.
Diciamo che sull'argomento sono ferrata. (si dovrebbe parlarne di più per far conoscere il problema ma anche dare strumenti da usare per farsi aiutare L - Non se ne parla perché fa comodo che le cose restino così, e non si danno gli strumenti altrimenti addio pollo da spennare.)
MC – So che da noi, in Italia, viene chiamata anche macchina mangia soldi e credo che questo termine renda l’idea molto bene di questo macchinario. In Italia quando è comparsa?
L -Sì, il termine è appropriato. In Italia pare sia comparsa agli inizi degli anni ‘80 all’interno dei primi casinò legali. Pensa che famiglie intere partivano vestite in tiro da Borgo, per andare a giocare al Casinò di Montecatini o di Bagni di Lucca. Erano considerati locali chic. Ora in ogni bar c’è una macchinetta e, spesso, nei pressi di una cineseria, compaiono casinò con apparecchiature virtuali, alle quali si può giocare a tutto: slot, roulette, carte. (non ci ho mai fatto caso L - dalle mie parti, in genere, vicino alle cineserie nascono o ristoranti di sushi, o massaggi hard, o casinò.)
MC – Secondo te, come mai molte persone hanno cominciato a giocarci? E non solo fisicamente ma anche on line?
L – Da bimba ho visto parecchi film ambientati a Las Vegas, a quei tempi le slot avevano la leva che si tirava giù. Sembrava facile vincere e anche molto divertente. Il protagonista di turno, in breve, vinceva una somma enorme, gli amici lo aiutavano a raccogliere le monetine e poi tutti a festeggiare.
Nei miei ricordi ho associato l'atmosfera di festa, di gratificazione alla macchinetta, e probabilmente lo hanno fatto anche altri, illudendosi che basti poco per ottenere la felicità. (illusoria)
MC – Secondo te, sono più gli uomini o le donne che giocano e perché?
L – Nella mia zona, nei locali, vedo più uomini che donne. Forse per via dei disegni che a volte ricoprono l’apparecchio, spesso maschi muscolosi all’inverosimile, abbracciati a bellissime donne. Nei casinò di un tempo inoltre era facile trovare hostess in abiti succinti che giravano tra i giocatori, facendo pensare che il gioco di per sé, non solo le slot, fosse rivolto più a un pubblico maschile.
Su un articolo letto tempo fa su un settimanale, sembra invece che le donne preferiscano il gioco on-line, forse perché anonimo.
Secondo me ha riscosso tanto successo perché è un gioco molto semplice, dà l’illusione che basti pigiare un pulsante per ottenere una grande vittoria. Difatti le bastarde elargiscono sconfitte ma anche piccole vincite, facendo credere al giocatore, che la volta dopo sarà sicuramente quella buona.
MC – Dove è nata questa macchinetta e quando? Ti va di raccontarci la storia delle Slot Machine?
L – La prima la troviamo a San Francisco, nel 1895, realizzata da un meccanico bavarese di nome Charles Fey. Era in legno, anche il rullo, e si azionava a manovella. Ebbe grande successo e il meccanico apri una fabbrica di slot, insieme all’amico Theodore Holtz, grazie alla quale costruirono la loro fortuna. (non pensavo avessero tutti questi anni)
Chi non le vedeva di buon occhio le soprannominò “i banditi con un braccio solo”, diventarono comunque molto popolari in tutto il mondo.
Negli anni ‘60 le slot meccaniche furono sostituite da quelle elettromeccaniche, fino ad approdare a quelle completamente elettroniche dei giorni nostri, nelle quali i pulsanti hanno preso il posto delle vecchie leve.
Il nostro paese è primo in Europa per somme e numero di macchine, in rapporto agli abitanti: c’è una slot ogni 140 abitanti, mentre gli importi giocati, sono saliti dai 4 miliardi/anno del 2000 agli oltre 40.000 in meno di dieci anni, fino a sfiorare i 100 miliardi di euro.
MC – Una fotografia poco esaltante, ma chi ci guadagna soprattutto da tutto questo giro?
L- Gli operatori senza dubbio e i generatori di software, ma soprattutto lo Stato che ricava circa il 19% sul volume globale delle giocate. Ti sei mai chiesta perché d’improvviso i servizi sui problemi creati dalla ludopatia, siano spariti da telegiornali e dibattiti? (in effetti...mi sembra strano che non se ne parli)
Perché non se ne deve parlare, altrimenti lo Stato perderebbe una ingente fonte di reddito, che sicuramente ha inserito come voce fissa di bilancio, così come fanno i comuni con le multe. (come per le sigarette L )
MC – mi sembra che l’argomento sia piuttosto sostanzioso ... che ne dici se lo continuiamo con un altro aperitivo? Credo che qui non ci manderanno via, giusto?
L – Certamente!
Alla prossima :)
Grazie!
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