domenica 25 dicembre 2022

Intervista a ... Babbo Natale


 

Oggi mi aspetta un bel viaggio, devo andare al Polo Nord per intervistare Babbo Natale.

Per prima cosa, preparo una valigia piccola ma con tutto quello che mi potrebbe servire e poi mi vesto per bene e a strati in previsione del freddo che troverò.

L’aereo mi porta in  Norvegia a Longyearbyen, un villaggio che si trova a nord del circolo polare artico, e da qui per andare a Barneo, una stazione sul ghiaccio a circa 100 km dal Polo Nord, uso un  elicottero e  dopo.... vado in  un locale molto particolare perché compare solamente al tramonto per poi scomparire al sorgere del sole, si trova appena fuori il villaggio e se ordino un  bicchiere grande di trucioli di stelle con panna di nuvole,  compare una Elfa che mi chiede cosa desidero e.... se sono fortunata, il mio desiderio verrà esaudito.

E’ mezzanotte e nel freddo della notte ci sono solo io che aspetto vicino ad un lampione che lampeggia dandomi l’idea che mi stia facendo l’occhiolino. Ho freddo ma continuo ad aspettare, mi è stato detto che qualcuno sarebbe passato a prendermi per portarmi dal lui. Ho sonno e anche se sono in piedi gli occhi cominciano a chiudersi e mentre sento il desiderio di un letto farsi sempre più forte, qualcuno mi tira la manica della giacca. Apro gli occhi di scatto e vedo un Elfo vestito di rosso e verde sorridermi.

-          Ciao. Sei tu la persona che devo accompagnare?

-          Si. – Lo guardo stupita. Da dove è arrivato?

-          Avanti andiamo, non vorrai fare aspettare Babbo Natale.

-          No. Ma con che cosa andiamo? –  Mi guardo  attorno e non vedo niente,  solo una strada piena di neve.

-          Dammi la mano e conta fino a tre...

-          Fino a tre? Perché devo contare fino a treeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee ..... –  e mentre sto terminando la frase vengo trascinata in un vortice in movimento. Termino la frase e mi ritrovo davanti ad una porta verde avvolta da neve candida.

-          Eccoci arrivati. Bussa e la signora Natale ti aprirà, io adesso devo andare, ho ancora molto lavoro da fare. -  Il tempo di girarmi ed era già scomparso. MI guardo attorno e vedo tante luci perse nel buio della notte, chissà cosa saranno. Faccio un respiro profondo e busso alla porta.

-          Ciao, sei arrivata. Entra a riscaldati, sarai infreddolita, tI va una fetta di torta alle mele e noci e una bella tazza di cioccolata calda? – Mentre parlava senza interruzione mi ha fatto entrare, togliere il capotto e le scarpe bagnate e mi ha fatto indossare un paio di calzerotti colorati che mi ha dato e mentre continua a parlare mi accompagna in cucina.

-          Che meraviglia di cucina che ha....

-          Grazie.  Dai scaldati davanti al camino che fra un  po’ arriva anche Babbo. Ma dimmi, come mai vuoi intervistarlo?

-          Perché nessuno lo ha mai fatto e poi... perché sono curiosa. – Le sorrido e mi siedo vicino al fuoco,  la poltrona è bella grande e così comoda che ti fa venire voglia di fare un  pisolino.

-          Hai riposato bene? – Mi giro di scatto e lui è davanti a me che sorride,  mi dà un buffetto sulla guancia e si siede di fronte a me.

-          Riposato?

-          Si, ti sei addormentata appena ti sei seduta, così ti abbiamo lasciato dormire un po’.  Ti senti meglio adesso?

-          Non mi sono neppure accorta di essermi addormentata.

-          Capita. Non preoccuparti. Ti va una bella colazione mentre parliamo?

-          Certo. Ho proprio fame. –  Sorrido, mi sento come una bambina davanti al suo primo albero di natale mentre cerca i regali da aprire per la prima volta.

-          Allora andiamo in cucina che la mia dolce metà ci ha preparato una bella colazione.

-          E lei dov’è?

-          Ritorna dopo, adesso ha delle cose da fare. Questo è il periodo più indaffarato dell’anno – Mi sorride facendomi l’occhiolino. –  Sulla tavola di legno ci sono talmente tante cose che non so da dove iniziare.

-          Allora, che dici... iniziamo con  l’intervista?

-          Certo. –  Appoggio sulla tavola un piccolo registratore e poi mi verso in una tazza del caffe e del latte, prendo una fetta di dolce al cioccolato.

-          La prima domanda è la più ovvia.  Ma quale è il tuo vero nome?

-          Il mio primo nome è Nicola.

-          La leggenda vuole che un mio antenato abbia fatto una bella azione verso dei bambini e bambine... era un giorno freddo di dicembre,  il sei... se non ricordo male e poi questo gesto d’amore lo portò a volerlo ripetere ogni anno. Ma all’inizio,  nessuno sapeva di lui, portava piccoli doni senza farsi vedere e questi gesti d’amore gli venivano restituiti in anni da vivere.  Molti anni fa,  ad un tratto si sentì stanco e decise che poteva lasciare il posto ad un’altra persona con animo buono e caritatevole come il suo. E fu così, che in una sera d’inverno ci incontrammo, ero infreddolito e affamato ma... vedendo un lupo più affamato di me,  gli diedi il mio pezzo di pane. Lui capì di aver trovato chi avrebbe potuto sostituirlo e mi propose di aiutarlo, non mi disse che un giorno sarei stato io Babbo Natale.  Fui il suo braccio destro per tanti, tantissimi anni. Lo aiutai a sistemare questo posto e ad coordinare  tutti gli aiutanti che vennero ad offrici il loro aiuto, elfi e folletti iniziarono a lavorare con noi. E quando tutto funzionò bene,  una sera mi disse che era stanco e che sarei stato io il nuovo Babbo Natale.  Avrei voluto rifiutare ma vidi nei suoi occhi tanta stanchezza per cui accettai. Prese la slitta con le renne che usava per spostarsi e all’improvviso  si alzò in volo e scomparve nel cielo lasciando dietro di sé una lunga scia luminosa. Il giorno dopo,  uno dei miei elfi mi disse che la slitta era stata vista dai bambini e che ormai era una cosa sola con la giornata a loro dedicata. Così,  preparai con  la mia sposa, che è una maga, una slitta particolare e scegliemmo le renne da attaccare e con la sua magia divenne una realtà e non  più una fantasia. – Ero incantata,  lo osservavo mangiare e parlare senza che prendesse fiato, lo faceva con una naturalezza che mi lasciava senza parole.

-           Ma dove è andato? E tu quando pensi che ti farai sostituire?

-          Credo che lo scoprirò solo il giorno che lo raggiungerò. – Sorrise pensieroso. – Ma non preoccuparti dovranno passare ancora molti anni prima che io senta il bisogno di andare via. E poi devo trovare uno adatto e istruirlo. Ci vorranno molti anni anche per questo.

-          Come è nato il costume che indossi?

-          Ahahah... le storie al riguardo sono molte, e tutte inventate da voi uomini in momenti diversi per motivi diversi.

-          Lo immaginavo.

-          Il costume arrivò un po’ per caso, un  po’ per necessità.

-          Cosa vuoi dire?

-          All’inizio era verde.  Era un inverno molto freddo e gli uomini avevano bisogno di sperare che tutto sarebbe migliorato. Così prese delle tende di velluto verde e fece un lungo mantello, con le altre tende fece una casacca e dei pantaloni sempre dello stesso colore,  in testa un berretto di pelliccia. Scoprì che questo colore infondeva fiducia per il futuro.

-          Anche verde non è male. Ma poi il mantello che fine ha fatto?

-          Un anno incontrò una famiglia che non aveva una casa per risparsi dal freddo, così li avvolse nel suo mantello e il berretto lo usò come cuccia per un piccolo agnello che gli lasciò come regalo.

A quel tempo Nicola era ancora arzillo, ma nella foresta non era facile vederlo e spesso le renne lo perdevano e ci volevano molti giorni per ritrovarlo. Così la mia sposa decise che un vestito di colore rosso sarebbe stato più indicato. Si vedeva sul bianco della neve e anche in altre circostanze era facile notarlo.  Così, da allora,  il nostro  vestito è diventato di questo colore.

-          Sei bravo a raccontare.

-          Forse perché una volta ero un maestro elementare, ero abituato a parlare con i bambini e a leggere per loro fiabe e storie.

-          Un maestro?

-          Stupita?

-          Si. Ma credo che abbia una sua logica.  Come mai abiti al Polo Nord?

-          Per necessità. Prima abitavamo in Finlandia in  un piccolo  villaggio ai margini di un bosco ed era un posto molto bello. Purtroppo ... qualcuno lo scoprì ... dei mascalzoni, un giorno venero e distrussero tutto portando via tutto quello che avevamo preparato. Fu un momento molto triste.

-          Che persone orribili.

-          La punizione per questa persone arrivò subito dopo... un giorno, aggredirono la persona sbagliata e furono tutti uccisi.

-          Era giusto punirli, ma ...

-          Devi pensare che una volta la giustizia era diversa da quella di oggi.

-          Già... come mai il 25 dicembre per consegnare i doni?

-          Devo confessarti che faccio parte di un Club particolare.  Oltre a me, ci sono altri miei amici che consegnano doni. Il 6 dicembre San Nicola li consegna con il suo cavallino, il 13 dicembre Santa Lucia lo fa in groppa al suo asinello volante. Il 6 gennaio la Befana con una scopa volante. Come vedi, non sono da solo. – Mi sorride sornione. – Comunque,  la data è arrivata per caso... due Nicola... si poteva fare confusione... un giorno, vide in un paesino in Italia una persona vestita di stracci creare una scena con delle persone e degli animali in una stalla. Era il primo presepe vivente e delle persone portarono al bambino dei piccoli regali. Così pensò che sarebbe stato bello farlo con tutti i bambini. Era il 25 dicembre. E da allora, nella notte di questo giorno speciale,  i bambini ricevono i nostri doni.

-          Una bella storia e voi siete proprio un bel gruppo.   Gli sorrisi felice, era bello essere lì con lui e I dolci erano uno più buono dell’altro. – Come mai nove renne per la slitta?

-          Ma sei proprio curiosa... – La risata fu così forte che i vetri della finestra si misero a ballare.

-          All’inizio non erano nove ma otto. E ogni anno le dovevamo cambiare perché in primavera scappavano e non tornavano più.  E poi non riuscivano a mettersi d’accordo su come mettersi davanti alla slitta, insomma... ogni anno era sempre un problema.  Openslae, è l’elfo che si occupa delle renne e della slitta, un giorno trova una piccola renna abbandonata in mezzo al bosco e la porta a casa. La sua particolarità era che aveva un naso rosso. In poche settimane diventò grande e quando capì che avevamo un  problema decise di risolverlo. Tornò nel bosco dove era stato abbandonato e per un paio di settimane non  lo vedemmo più ... – Fa una fragorosa risata -  ... lo vediamo arrivare a testa alta e ancora più grande e dietro di lui otto renne maestose e chiacchierone. Eh già,  perché parlavano tutte e nove. Quando arrivarono davanti a casa  si presentarono con un breve inchino.

-          Avrei voluto esserci... le posso vedere, magari più tardi?

-          Vedremo. –  Mi strizza l’occhio. –   Come sai si chiamano: “Cometa, Ballerina, Fulmine, Donnola, Freccia, Saltarello, Donato e Cupido” e il capobranco Rudolf. Openslae ha pensato di fare una sua magia e da allora sono diventate  speciali, e oltre a parlare sanno volare e .... Mai più avuto problemi da allora.

-          Ma come fai a consegnare i doni tutti in una notte?

-          Magia.  – Mi sorride sornione –  Questa notte è magica e il tempo durante la notte rallenta per tutti mentre per me, grazie anche ai fusi orari e alla velocità delle mie renne, diventa compatto e mi permette velocemente di essere dappertutto.  Si potrebbe dire che viaggio alla velocità della luce.  – MI strizza di nuovo l’occhio divertito - Per questo riesco a consegnarli tutti e rientrare mentre il sole sorge. Andare incontro al sole e poi allontanarmi nel cielo verso casa... è una bella sensazione.

-          Mi piacerebbe fare un giro sulla tua slitta e.... posso chiederti una cosa?

-          Certo.

-          Vorrei intervistare anche la Befana, ma non so dove abita.

-          Hai terminato di fare colazione?

-          Si.

-          Bene allora preparati, prendi la valigia che ti porto da lei.

-          Davvero ????

-          Si.

-          Dieci minuti e sono pronta.

-          Ti aspetto fuori. Fai con calma.

Vado in bagno, mi lavo il viso e canticchio felice. Conoscerò la befana. Avrei voglia di mettermi a ballare per la gioia, ma mi trattengo. Prendo la borsa, la valigia e corro fuori. 

Davanti alla porta, Babbo Natale è seduto sulla sua slitta e le renne mi guardano curiose.  Non ci credo,  ci sono tutte e Rudolf sembra sorridermi con il suo naso rosso.

-          Allora, sei pronta?

-          Si. 

-          Avanti,  cosa aspetti? Sali e siediti vicino a me.

-          Non ci credo,  nessuno mi crederà mai quando dirò che ho fatto un giro con te sulla slitta. – Salgo e un Calore mi avvolge come una calda coperta, una sensazione bellissima. – Andiamo distante?

Goditi il viaggio. - MI sorride e  con  un colpetto deciso alle briglie le renne si mettono a correre sulla neve e poi si alzano nel cielo ed io dimentico tutto. Torno bambina e sorrido beata.

 

 Buon Natale a tutti

 

 

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