Anelli Mancanti
Romanzo Autobiografico-Storico-Genealogico
di Maria Teresa De Donato
Recensione della Professoressa Mila Nardelli
Non c’è esser vivente che non nasca con il più grande e potente dei patrimoni: quello genetico. Dalla nascita fino al raggiungimento della fase finale dell’esistenza, si è già caratterizzati dal DNA che, come un meraviglioso software di backup, ci viene tramandato di generazione in generazione, per poi esser influenzato dall’ambiente circostante che determina l’identità di ognuno di noi.
Maria Teresa De Donato nel suo romanzo autobiografico-storico-genealogico “Anelli Mancanti”, affronta l’affascinante tematica delle discendenze e di tutto ciò che concerne le sue radici, stimolando nel lettore la capacità di comprendere al meglio l’importanza dell’identità individuale e lo fa, come sempre, affrontando gli argomenti a 360°. Maria Teresa è un’autrice intellettualmente curiosa, affascinata dalla ricerca e dalla storia, che ha saputo cercare, con accuratezza certosina e sorprendente, il suo “Tesoro Nascosto”, sia nei meandri della sua mente, attraverso i suoi ricordi, sia tramite le fonti a lei disponibili. Partendo dalla sua famiglia ha cercato di ricostruire non solo la sua storia e quella dei suoi cari, ma anche di dare al lettore informazioni genealogiche e storiche di tempi a cui molti guardano con una certa nostalgia e fascino, mentre altri, in modo particolare le nuove generazioni, spesso non conoscono affatto. È riuscita a risalire secoli indietro, dal tempo delle invasioni barbariche ad oggi, viaggiando nel Medioevo e focalizzandosi soprattutto sui secoli XVIII e XIX, riportando in maniera accurata tutti i maggiori eventi che hanno caratterizzato l’Europa nel corso della storia, con speciale riferimento alla Casa di Svevia da cui ha origine il suo ramo paterno, le probabili origini greche del suo ramo materno e gli effetti che la Prima e la Seconda Guerra Mondiale hanno avuto sulla sua famiglia, ad iniziare da sua madre e suo padre.
L’autrice ci racconta di questa sua caccia al tesoro, un tesoro fatto non di monete d'oro, gioielli e pietre preziose, ma di qualcosa di ben più inestimabile: il passato da cui proviene. Lo scopo della sua ricerca, non è semplicemente riempire di nomi, date e avvenimenti il suo romanzo, Maria Teresa prova emozioni incredibili, gioisce e soffre con i suoi avi, perché le hanno trasmesso qualcosa di lei, perché il loro sangue scorre nelle sue vene, svelandole “quella parte del concetto di sé”, che deriva dalla sua consapevolezza di appartenere ad uno o più gruppi sociali, associata al valore e al significato emozionale connessi con tale appartenenza. Il concetto di identità è per Maria Teresa un intreccio di aspetti individuali e sociali, di relazioni, di cognizioni ed emozioni che accompagnano l’esperienza della propria persona. Le nostre radici, i nostri antenati, ci ricordano chi siamo e qual è la nostra strada, senza radici, senza le conoscenze dei nostri antenati, siamo sperduti e senza direzione… senza passato, non c’è futuro. Tutti siamo frutto dell’unione dei geni dei nostri genitori biologici e con i genitori condividiamo anche tutta una serie di altri aspetti, derivanti, ad esempio, dalle culture di appartenenza.
Maria Teresa ci ricorda che effettivamente non nasciamo solo dall’unione di due individui, ma anche dall’unione di famiglie, di mondi, che possono essere anche molto diversi tra loro, ma che comunque in qualche modo ci appartengono. Le nostre appartenenze sono componenti fondamentali della nostra identità, anche quelle a cui diamo poco valore, perché magari pensiamo riguardino solo un avo lontano, o quelle che non consideriamo perché, per mille motivi, sono difficili da accettare. Le nostre origini, la storia della nostra famiglia, sono come le radici di un albero: sono fondamentali, ci sostengono e danno nutrimento alla nostra identità. Per questo è importante conoscerle e tramandarle, insieme all’orgoglio di possederle. Gli aspetti culturali dell’identità nel romanzo “Anelli Mancanti” passano attraverso numerosi canali: i racconti, le tradizioni, i luoghi, il lavoro, i documenti, le fotografie, le guerre e spesso sono proprio le storie di famiglia a tener vivi tutti questi elementi.
Una ricerca, quella di Maria Teresa, fatta con profondo rispetto, umiltà e gratitudine, che non solo ha allargato le radici ed ha reso più folta la chioma del suo albero genealogico, ma ha dato un significato più profondo alla sua esistenza, rendendola più consapevole, ricca e soddisfacente.
Concludo questa mia recensione con una frase di Marco Pierre White:
“Un albero senza radici è solo un pezzo di legno”.
Mila Nardelli
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