Margherita mix ... Intervista a Maria Teresa De Donato che ci parla del suo libro
“L'AUTISMO visto da una PROSPETTIVA DIVERSA” - La storia di successo di Cesare
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Ciao,
oggi siamo in compagnia di Maria Teresa
che ci parla del suo libro
MC – Ti va di raccontare qualcosa di te ai lettori?
MT - Ciao Maria Cristina e grazie per avermi invitata di nuovo a parlare di una delle mie
pubblicazioni e di poterla, quindi, presentare ai tuoi lettori.
MC – Questo è un libro importante, visto l’argomento... ma continua ...
MT - Per coloro che non mi conoscessero, sono romana di nascita e texana di adozione. Da 30 anni vivo negli USA. Sin da bambina ho coltivato due grandi passioni, lettura e scrittura. In Italia ho studiato turismo, lingue straniere e giornalismo e una volta trasferitami negli USA mi sono laureata in Giornalismo e successivamente in Salute Olistica, specializzandomi in Naturopatia e Omeopatia. Sin da quando sono arrivata qui nel lontano 1995 ho iniziato delle collaborazioni con riviste e giornali americani e europei pubblicando articoli di varia natura.
Mi occupo non solo di Salute e Benessere, ma di Cultura a tutto tondo. Sono anche autrice di poesie, che hanno ottenuto dei riconoscimenti letterari importanti anche negli USA, nonché di saggi, romanzi e una raccolta di racconti.
L'AUTISMO visto da una PROSPETTIVA DIVERSA” - La storia di successo di Cesare è il libro che vorrei presentarvi oggi.
MC - Come hai avuto l’idea per questo libro?
MT – Prima di rispondere a questa tua domanda vorrei precisare che questa pubblicazione l’ho scritta a quattro mani con il caro amico e collega Giovanni Tommasini, un Educatore laureato cum laude in Scienze Politiche, che si occupa da oltre 30 anni di bambini e ragazzi autistici e lavora in una casa-famiglia.
L’idea di scrivere insieme questo libro è venuta proprio a Giovanni con cui ero entrata in contatto tramite i social. Ci siamo parlati varie volte su Skype circa le nostre professioni – Educatore lui e Naturopata e Omeopata io – e le nostre esperienze come Autori. Abbiamo visto che avevamo molti interessi in comune, una comune sensibilità ed empatia in generale, ma anche e soprattutto verso persone con problemi di salute o che comunque soffrono per una diversa ‘sensibilità’, un diverso modo di percepire la realtà, quindi anche gli altri, e di rapportarsi o non rapportarsi con essi a causa del ‘disagio’ che avvertono nei confronti di una società e di un Mondo cui non sentono di appartenere. Anche caratterialmente Giovanni e io andiamo d’accordo e, quindi, è stato sempre piacevole avere scambi di opinioni su tematiche che interessano entrambi. Abbiamo compreso che avremmo potuto lavorare bene insieme, benché a distanza, a un progetto comune, cosa che mi ha proposto lui stesso. Benché, infatti, della sua esperienza personale come Educatore che affiancava un bambino autistico lui ne avesse già parlato in un precedente libro, il fatto che io, come Naturopata e Omeopata, potessi contribuire approcciando l’argomento da un’altra angolazione lo ha convinto che la nuova pubblicazione, proprio grazie al mio contributo, avrebbe avuto un taglio diverso e sarebbe stata accolta con maggiore entusiasmo dal pubblico dei lettori. Per parecchi mesi, questo nostro libro è stato, infatti, tra i libri “educativi” Amazon più letti.
È stata una bellissima esperienza e siamo stati molto felici entrambi di questo risultato.
MC – Perché avete scelto questo titolo?
MT – Perché abbiamo voluto evidenziare il fatto che l’Autismo può e deve essere approcciato da un’ottica diversa, ossia non come “disabilità”, ma come “diversa abilità”, perché diverso è il potenziale, così come diversi sono la sensibilità e il modo di percepire la realtà che ci circonda di ogni individuo. L’esperienza di Giovanni sul campo, proprio con Cesare, il primo bambino che affiancò agli inzi della sua carriera, ha dimostrato tutto questo chiaramente. Da quando Giovanni iniziò questa carriera sono stati fatti sicuramente dei passi in avanti, ma molto ancora resta da fare, non solo in riferimento all’approccio verso le persone autistiche, ma anche per quanto riguarda il supporto da dare alle loro famiglie che troppo spesso, ancor oggi purtroppo, si sentono completamente isolate e abbandonate a loro stesse.
MC – Cosa è cambiato negli anni?
MT – Innanzitutto è cambiato il linguaggio. Oggi non si parla più in ambito professionale di “disabilità”, ma piuttosto di “diversa abilità”. Si è compreso, infatti, che lo spettro autistico più che una malattia, o meglio, una patologia, deve essere concepito come una condizione di disagio dovuta ad una diversa sensibilità e un diverso modo di percepire la realtà che ci circonda e, di conseguenza, gli altri. Molti ragazzi autistici hanno, infatti, un quoziente intellettivo molto alto, questo ad indicare che il fattore intelligenza non ha nulla a che fare con la loro condizione di disagio e di difficoltà a interagire e a socializzare.
MC – E cosa invece c’è ancora da fare per migliorare la vita delle famiglie e aiutare le persone autistiche?
MT – Le famiglie, soprattutto in passato, sono state abbandonate a loro stesse nella maggioranza dei casi, non soltanto a gestire una situazione di per sé difficile e che sfinisce, ma soffrendo anche di un isolamento sociale. L’esperienza di successo di Giovanni e il modo in cui lui stesso ha operato indicano che è fondamentale che le famiglie vengano educate e siano coinvolte e supportate in ogni modo possibile, che le situazioni vengano gestite insieme, che ci sia un lavoro congiunto tra gli operatori che operano un questo ambito e le famiglie dei ragazzi autistici.
Non solo, ma la società nel suo insieme dovrebbe essere educata in tal senso in modo da poter tutti insieme spianare la strada all’integrazione di questi ragazzi. Se è vero, infatti, che i ragazzi autistici hanno difficoltà a interagire e a socializzare è altrettanto vero che la maggioranza stessa delle persone dimostra mancanza di conoscenza in questo ambito e non sa come comportarsi, come interagire con loro. Per dirla in altri termini: ciò che non conosciamo e non capiamo ci fa paura.
A questo va ad aggiungersi il fatto che – ma questo lo accenniamo solo perché altrimenti sfoceremmo in un discorso altrettanto complesso – mentre da un lato cerchiamo di aiutare le persone autistiche ad uscire dal proprio guscio e a socializzare, dall’altro assistiamo paradossalmente ad una società che, a causa dell’ uso eccessivo e malsano dei social e delle moderne tecnologie, sta diventanto sempre più isolata e autistica lei stessa. Così, mentre ci sforziamo di far uscire fuori i ragazzi autistici per farli integrare, i ragazzi che ancora non lo sono vanno a rinchiudersi in casa o comunque si isolano interagendo soltanto con o per mezzo di uno smartphone, di un PC, di una piattaforma sociale SOSTITUENDO il mondo reale con quello virtuale, etc.
MC – Se dovessi riportare qui sotto qualche riga del tuo libro, quale sceglieresti e perché?
M – Sceglierei il seguente passaggio:
“... Questo bambino bellissimo... Impegnarsi, perdersi nella musicalità del silenzio falciato dalle sue stilettate, i suoi movimenti nell’aria dolci e, improvvisamente, violenti. La sua ‘bacchetta magica’.
... La magia della relazione d’aiuto: accettare ogni movimento come un pezzo di un percorso che, condotto per un periodo assieme, può essere corretto, arricchito.
E a Cesare, per ora, non si chiedeva di uscire da se stesso in qualsiasi modo, ma di stare fuori, nella realtà, ogni volta di più che se la sentisse. ...
Stavo sperimentando qualcosa di inimmaginabile. Una preziosità, la rarità di una ferita. ...”
(Tommasini & De Donato, 2019, pp. 70 – 76)
Sceglierei questo passaggio perché può indurre il lettore alla riflessione rendendolo consapevole di dinamiche e situazioni con cui potrebbe confrontarsi e che potrebbe non aver capito. Sollecita l’empatia, il desiderio di comprendere la diversità, di approcciarla e vederla con occhi diversi. L’altro è, in fondo, un essere umano che soffre, che ha difficoltà a integrarsi nel mondo a causa di una maggiore sensibilità, di una sensibilità diversa da quella della maggioranza delle persone. L’amore incondizionato, il riuscire a vedere oltre l’involucro e a connettersi a livello di cuore consente l’accesso all’altro, cosa che prima ritenevamo impossibile che avvenisse.
MC – Cosa hai scoperto di non sapere mentre scrivevi questo libro?
MT – Lavorando alla stesura di questo libro con Giovanni ho acquistato una maggiore consapevolezza di quanto la nostra società sia discriminante nei confronti della diversità in tutte le sue forme e a tutti i livelli, soprattutto nei casi di “disabilità” o “diversa abilità”.
In linea generale, la nostra società è organizzata e strutturata in base a certi standard specifici di misurazione di quella che viene concepita dalla maggioranza come “normalità”. Quello che esula da tali standard viene, troppo spesso, o rigettato o ignorato. Giovanni e io abbiamo iniziato il nostro libro proprio mettendo in discussione il concetto di “normalità” e la sua conseguente applicazione.
In effetti ciò che si nota è la totale mancanza di EMPATIA, perché basterebbe calarsi nei panni di certe persone per capire le difficoltà che hanno e intuire in che modo cambiare le cose per poterle aiutare e facilitare l’integrazione migliorando le condizioni della loro vita.
Questo discorso merita, comunque, di essere approfondito, cosa che non possiamo fare in una sola intervista. Sono certa che avremo altre opportunità per farlo.
MC – Dove si può trovare, se qualcuno lo volesse leggere?
MT – È disponibile in italiano e in inglese nei seguenti formati: cartaceo, Kindle/eBook
e Kindle Illimitato (KU). Può essere acquistato sulla rete di distribuzione Amazon e anche in libreria.
MC – È cambiato qualcosa dopo che l’avete scritto?
MT – No e al tempo stesso sì. No, nel senso che Giovanni e io comunque siamo due persone dotate di grande empatia e abbiamo deciso, sin da quando eravamo giovani, di dedicare la nostra vita all’aiutare gli altri – pur facendolo in modo diverso e in ambiti diversi. Sì, in quanto è aumentata la consapevolezza – e qui parlo per me non potendo esprimere il pensiero di Giovanni – che puoi vivere una Vita realmente degna di essere vissuta solo se ti guardi intorno e aiuti coloro che ne hanno realmente bisogno. Se pensi solo a te stesso e al tuo ‘orticello’, per così dire, stai sprecando la tua esistenza in quanto non hai compreso una Verita’ fondamentale e che ci trascende, ossia che siamo TUTTI UNITI, siamo TUTTI PARTE DI UN UNO e che la sofferenza e il disagio di un essere vivente causa la sofferenza di noi tutti.
Basta guardare ciò che sta accadendo nel Mondo... per arrivare alle giuste conclusioni.
MC – Cosa avresti voluto che ti chiedessi?
MT – Null’altro. Credo che le tue domande siano state sufficienti per presentare questo
nostro libro e dare un’idea piuttosto accurata circa il suo contenuto. Chi desiderasse avere
maggiori informazioni per decidere se acquistarlo o meno può ricercare le varie recensioni che
il libro ha ricevuto su Amazon e sul mio Blog e Salotto Culturale Virtuale e andarsi a guardare le
interviste che ho rilasciato su YouTube.
MC – Grazie per questa chiacchierata e per averci fatto conoscere un po’ meglio questo vostro saggio.
MT – Grazie a te per l’invito.
MC – Al prossimo libro.
SINOSSI:
Ragazzi autistici, straordinari, affascinanti, spesso con un quoziente intellettivo particolarmente elevato, unici nel loro genere che non riescono, tuttavia, ad integrarsi in una società che rigettano e di cui non si sentono né sembra vogliano far parte. Famiglie esauste e socialmente isolate che non sanno più come aiutarli, ma soprattutto che si pongono il problema di cosa sarà dei loro figli quando loro “non ci saranno più”.In che modo aiutare sia figli sia genitori? Qual è il miglior approccio? Ma soprattutto cosa si deve e cosa non si deve assolutamente fare per aiutarli? La storia di successo di Cesare ottenuta da Giovanni Tommasini, Educatore; l’analisi profonda fatta sia da quest’ultimo sia da Maria Teresa De Donato, Naturopata e Coach e le domande che si sono posti entrambi nella stesura di questo lavoro sembrano aprire un varco nel misterioso mondo dell’autismo, individuando una diversa prospettiva che possa essere di beneficio a tutti e consentire, a chi ne è affetto e a chi, familiare o educatore che sia e che comunque deve confrontarsi con tale realtà, di trovare il migliore modo per aiutare questi individui diversamente abili a vivere una vita degna di essere definita tale e che possa rispettare i loro tempi e modi, ma soprattutto la loro unicità ed il loro pieno potenziale ed al tempo stesso alleggerire grandemente il grave fardello imposto da questa patologia sulle famiglie. Un’opera coinvolgente, che commuoverà e, in alcuni casi, strapperà anche un sorriso al lettore grazie ad una narrativa diretta ed immediata atta a descrivere una realtà che, malgrado i piani fatti e le accortezze prese, proprio in virtù della sua imprevedibilità e dinamicità nel manifestarsi, sfugge a qualsiasi controllo, dando vita a situazioni che, per quanto drammatiche e difficili da gestire, hanno spesso un aspetto anche umoristico inaspettato.
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