Giusy Elle
LA SPOSA BIANCA DI OUSMANE, Mariama Ba (Giovane Africa Edizioni, Pisa 2016)
In ogni località italiana si vedono giovani Africani intenti a vendere minuterie varie (dai calzetti
agli accendini), gioielli in perline, magliette, articoli da spiaggia. Da qualche mese però, nella
mia Levico Terme in Trentino, si vede un senegalese magro e alto, carico di libri. Si tratta di
opere di autori africani che rivolge a un pubblico diverso da quello dei suoi colleghi. Così,
in varie tranche, gli ho acquistato tre volumi. Uno di ricette africane e poi “La sposa bianca
di Ousmane” e “I cinque segreti di mio padre”, opere famose in patria, tradotte in varie lingue,
e che potete facilmente reperire in rete. Mi accingo a presentarvi le ultime due; qui la prima.
RECENSIONE:
Bisogna sicuramente entrare nel modo di esprimersi un po' diverso di questi autori, per
apprezzare i loro romanzi, che rivelano però poi tutto il proprio fascino. “La sposa bianca di
Ousmane” della senegalese Mariama Ba (1929-1980), vincitore del Premio letteratura di Berlino,
è quello che ho preferito dei due.
Trama:
Vi si descrive la storia d'amore di due giovani studenti, Ousmane, detto Oussi, proveniente
dai quartieri più poveri di Grand-Dakhar, e Mireille, Francese bionda e dagli occhi azzurri,
figlia unica di un diplomatico. Come si può intuire, il loro amore viene fortemente
contrastato dalla famiglia di lei, tanto da rimpatriarla in tutta fretta. Ma si sa, le Francesi
sono spesso delle novelle Giovanna d'Arco, e il carattere indomito della ragazza non si
fa piegare: continua gli studi, partecipa alle manifestazioni del '68, e non appena raggiunge
la maggiore età, è pronta per sposare il suo Oussi. Anche lui l'ha aspettata a lungo,
mantenendo i contatti con un fitto e accorato epistolario, partecipando all'eco africano
della rivoluzione giovanile, e condividendo con la giovane amata i progetti per il
futuro insieme.
Oussi, giunto al momento tanto agognato, inizia però ad avere dei ripensamenti, non si
sente pronto a lasciare l'Africa, e nemmeno a immergersi nella cultura occidentale, attratto
com'è da un sottile richiamo delle sue tradizioni. Chiede quindi alla ragazza di convertirsi
all'Islam e di venire ad abitare in Senegal. Lei accetta tutte le condizioni pur di costruire una vita assieme al suo amato.
Da qui iniziano le problematiche. Innanzitutto la famiglia di Ousmane, completamente
all'oscuro di tutto, apprende all'improvviso la notizia del matrimonio, avvenuto a Parigi,
e non accoglie per niente bene questa ragazza straniera, fino ad allora vista solo in fotografia
nella camera del figlio, e considerata l'immagine di un attrice del cinema. Per la madre è
una vera disgrazia, si sa che le bianche vogliono il marito tutto per sé e lo sottraggono alle
famiglie d'origine, si sente pertanto privata dell'attesissimo aiuto che una nuora in casa le
avrebbe apportato. Insomma, si interrompeva il passaggio di testimone delle gravose
faccende domestiche! Per tanto che la giovane Francese cercasse di adattarsi a questa
nuova vita, il disprezzo della suocera non calava, e la sua presenza ingombrante si fa
sentire anche quando i giovani traslocano in un appartamento proprio.
Le enormi diversità tra le due culture compaiono anche in altri frangenti: quando
il marito devolve praticamente l'intero stipendio alla sua numerosa famiglia o alle
richieste della comunità d'origine, quando il battesimo del primo figlio avviene nella
modestia e non nello sfarzo tipico della tradizione (altro evento vissuto come una disgrazia),
quando gli amici di lui bighellonano per casa, incuranti di sporcare e volendo essere serviti
dalla sposa bianca.
La vita di Mireille non è come se la aspettava, ma l'amore prevale su tutto e ci tiene a
salvare il matrimonio. Da una parte cerca di adattarsi, dall'altra di avere qualche pretesa
dal marito, tipo l'igiene (lavarsi le mani prima di mangiare), l'uso delle posate, il tenere
un po' a bada gli amici ospiti a casa.
Appesantito da questa vita che non sente sua, Oussi ricomincia a frequentare il vecchio
quartiere, dove gli odori si mescolano a suoni e litanie familiari, dove si mangia tutti
assieme a terra con le mani, dove le donne non fanno storie se si sporca a terra. Tutto
ormai lo richiama alle sue origini, anche una vecchia fiamma, che finisce col segretamente
sposare. Niente lo riporta indietro, neanche i consigli accorati dei compagni modernisti
che avevano condiviso le giornate di rivolta del '68 e che si sentono traditi.
Inizia così una doppia vita, all'insaputa della sposa bianca, ma ben accetta dalla famiglia
d'origine e dalla comunità intera, che godeva della posizione di prestigio di questo loro membro. Mireille invece coltiva solitudine, disperazione, frustrazione, fino a quando viene addirittura
a conoscenza dell'incredibile verità. Il suo mondo crolla definitivamente e i pochi supporti
di qualche conoscente non riescono a darle la forza di reagire o di accettare. Del resto cosa
poteva fare, stretta nella morsa di due culture così diverse ma così similmente ipocrite e
razziste? Non poteva certo tornare da fallita in un mondo borghese di finti sorrisi, né
restare come “serva” in un mondo che non voleva accettarla.
Il romanzo non è destinato a un lieto fine e si conclude con una vera e propria vena tragica.
Mireille, impossibilitata a qualsiasi via di fuga, cede alla pazzia e all'orrore.
Considerazioni:
“Mogli e buoi dei paesi tuoi”, dice un vecchio proverbio popolare, e alla saggezza antica dobbiamo riconoscere la sua dose di validità. Per tanto che ci si possa impegnare, far coincidere due culture agli antipodi, comporta volontà e sacrificio delle proprie radici da entrambe le parti. Oppure una deve soccombere all'altra. Di sicuro difficoltà aggiuntive nella già complicata ricerca di equilibrio di coppia. Ho studiato lingue orientali e assistito a numerose coppie miste. Tante hanno ceduto all'oppressione delle troppe differenze e incomprensioni.
Il romanzo mi ha inoltre incuriosita nelle descrizioni della loro cultura, mostrandomi tradizioni che non conoscevo. Per esempio, il fatto che l'uomo musulmano possa sposare più mogli, porta a una gestione particolare della famiglia allargata. All'interno del quartiere viene dato un terreno, detto concessione, dove il nucleo familiare erige le varie abitazioni e costruisce una specie di piccola comunità. Ma dove non regna l'armonia e il mutuo aiuto, bensì si coltivano gelosie, rancori, corse all'imbonimento del marito (la sposa settimanale di turno si indebita e chiede favori agli altri membri della comunità, per fare bella figura e procacciarsi i favori dell'uomo condiviso), e dove i figli vengono schierati in generazioni di serie A o di serie B, questi ultimi succubi di angherie.
Altra tradizione di cui ero all'oscuro, e di cui mi meraviglio avvenga anche in condizioni di povertà, è il voler ostentare ricchezze che non si dispongono, a costo di indebitarsi per il resto della vita. Matrimoni e battesimi sono le occasioni per dimostrare la propria supremazia nei confronti del resto della comunità. Le trattative della dote possono svenare una famiglia, costretta a ritornare maggiore valore di ogni dono ricevuto.
Ma anche quando si va ospiti di una famiglia, è consuetudine portare dei presenti. Chi riceve la visita, a sua volta deve ricompensare quei regali e possibilmente pagare anche il viaggio di rientro agli ospiti. Più si ricevono ospiti importanti, e maggiore è il prestigio agli occhi della comunità, ma ripagare doni preziosi e provvedere al rientro, può portare a veri e propri stillicidi economici. Ecco, c'è chi vive pensando anche al domani e chi soltanto all'oggi, il che potrebbe essere pure un buon stile di vita, ma non a fronte del semplice apparire.
Il messaggio che ricevo da questa lettura, è che l'Uomo è l'Uomo, a tutte le latitudini, qualsiasi sia il suo livello di istruzione o civilizzazione: prevaricatore, razzista, opportunista e ipocrita. Mariama Ba, che mai giudica ciò che descrive, ci riporta un'analisi cruda della sua realtà, ma che può essere facilmente estesa a ogni tipo di società, moderna o del passato.
Eppure, eppure... voglio fortemente sperare che gli esempi di persone splendide che incontro ogni giorno - perché ci sono! -, possano presto diventare la massa. Con un unico credo per un mondo migliore: il Rispetto, per tutto e per tutti (anche per se stessi).
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