Stati Uniti, 1926 /S.S. Van Dine
Aristocratico di nascita e d'istinto (indubbiamente si tratta dell'investigatore più aristocratico di tutta la letteratura poliziesca), snob, cinico e sprezzante, Philo Vance viene presentato ai lettori come un esteta raffinato («un uomo intriso d'arte,
di letteratura, di musica») che osserva e studia il delitto con grande distacco, come se fosse un'opera d'arte.
Studio o di psicologia, ideologicamente agnostico ma seguace del concetto di "superuomo" (l'autore era infatti un conoscitore di Nietzsche, tanto da averne curato la voce sull'Enciclopedia Britannica), il suo interesse per il crimine è ovviamente di natura squisitamente intellettuale ed egli risolve, quasi sempre con una certa sufficienza, quei misteri o i delitti che di volta in volta gli vengono sottoposti dal procuratore distrettuale di New York, John F. Markham.
Philo Vance vive in un appartamento della Trentottesima Strada Est, zeppo di oggetti d'arte orientale e disegni di Michelangelo e Picasso alle pareti. Dotato di una cultura davvero enciclopedica, di cui ama fare sfoggio, ha frequentato Harvard e alcune università europee ed è una sorta di alter ego del suo creatore, lo scrittore Willard Huntington Wright che si nasconde sotto lo pseudonimo di S.S. Van Dine.
Apparso per la prima volta nel 1926 in La strana morte del signor Benson (The Benson murder case), questo personaggio è molto probabilmente, insieme a Sherlock Holmes e a Hercule Poirot, il più odiato-amato di tutta la letteratura
poliziesca. Con il secondo e sulla scia del primo, Philo Vance ripropone infatti il motivo conduttore del detective cerebrale e onnipotente che è stato uno degli elementi portanti dello sviluppo della narrativa poliziesca negli anni Venti e Trenta.
Philo Vance si pone infatti nel solco della tradizione dei detective-superuomo introdotta da Edgar Allan Poe con Auguste Dupin e continuata, oltre che da Sherlock Holmes, da numerosi altri personaggi. Tra i contemporanei, oltre al già ricordato Hercule Poirot si può segnalare il lord Peter Wimsey della Sayers, anche se giustamente è stato scritto che Philo Vance è un personaggio meglio centrato e che lo stesso bagaglio intellettuale dell'autore gli conferisce un carattere di più decisiva attendibilità.
Negli anni Trenta e Quaranta il personaggio di Philo Vance ha avuto una cospicua carriera cinematografica essendo stato protagonista di poco meno di venti film interpretati di volta in volta da William Powell, Basil Rathbone, Warren Williams, William Wright, Paul Lukas, Edmund Lowe, Grant Richards e Alan Curtis.
I film più interessanti sono The canary murder case, diretto nel 1929 da Malcom St. Clair, The kennel murder case diretto nel 1933 da Michael Curtiz e The casino murder case, diretto del 1935 da Edwin L. Marin.
Una serie di trasmissioni radiofoniche con questo personaggio è stata realizzata negli Stati Uniti negli anni Quaranta. Anche la televisione italiana si è interessata a Philo Vance: nel 1974 sono andati in onda tre sceneggiati, tratti da altrettanti romanzi di S.S. Van Dine. Il ruolo del protagonista è stato affidato a Giorgio
Albertazzi.
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