Ringrazio Marco Cazzella per la bella recensione che ha scritto nel Blog Collettivo la penna d'oca.
Grazie e buona lettura.
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Scritto magnificamente dalla bravissima Maria Cristina Buoso, il romanzo è suddiviso in due parti: una raccontata in prima persona e l’altra in terza. Il libro narra le vicende di Diva, una donna che, dopo la morte della madre, per sfuggire ad un possibile matrimonio forzato dal padre se ne va dalla sua città e solo dopo diciassette anni decide di tornare per riappacificarsi con lui. Pertanto, inizia a scrivergli una lettera per dirgli tutto quello che aveva nel cuore e nella testa. Un racconto molto diverso dagli altri, perché anche questa a modo suo è una storia d’amore, non la classica tra due innamorati che si devono conquistare, ma a livello più profondo, quella tra un genitore e la propria figlia. Un testo pieno di emozioni che vi colpirà dalla prima all’ultima pagina, con la sua tenerezza e tristezza, dolcezza e amarezza.
Il modo con cui l’autrice narra questa storia fa sembrare che Diva, più che scrivere al padre, parli direttamente con il lettore e questo lo rende veramente speciale e unico. Le descrizioni sono ben scritte, tanto da apparire delle fotografie, e ogni particolare è stato introdotto nel punto e modo giusto. Anche se è un libro introspettivo e riflessivo, in qualche modo potrebbe definirsi anche un giallo con suspense: dopo che lei finisce di scrivere la lettera, verrà da chiedersi se il padre le risponderà oppure no.
Il testo contiene pochi personaggi e nella prima parte, quella più emotiva, i dialoghi sono contati, ma questo non è assolutamente da considerare un difetto, anzi, è un pregio perché con questo escamotage l’autrice ha dato molto spazio alla protagonista, esplorandone tutta la sua psiche e il suo carattere mostrandocelo capitolo dopo capitolo. Anche se io non li chiamerei così, perché più che una vera suddivisione in segmenti pare confezionato con argomenti intitolati, che vengono evidenziati con un carattere diverso da quello usato nella scrittura del testo, donandogli un altro tocco di originalità che ho apprezzato.
Per via appunto della prima parte della storia il testo è molto nostalgico e porta con sé un senso di tristezza, ma non quella amara di qualcosa di negativo, piuttosto quella di quando ci si perde nei meandri dei ricordi e ci si accorge solo dopo che quegli eventi, seppure meravigliosi, non torneranno più. Non mancheranno le lacrime e farà stringere il cuore, ma in certi passaggi, sebbene molto rari, riuscirà a strappare anche dei sorrisi.
Scritto in maniera molto fluida, si legge agevolmente, con vero piacere, e difficilmente viene voglia di smettere di farlo. Il finale è sorprendente non per quanto riguarda la storia in sé, ma per qualcosa che si scoprirà leggendo il libro. Inoltre ho trovato molto dolce la dedica fatta al padre scomparso. Sebbene questo, a mio modesto avviso, sia un libro di formazione, di crescita emotiva e non una favola, potrebbe comunque suggerire questa morale: “Tenetevi sempre stretti i vostri cari e non dateli mai per scontati”.
In definitiva: “Vorrei dirti” è un romanzo introspettivo, riflessivo, nostalgico, dolce e amaro, capace di colpire al cuore e di trasmettere tante emozioni, che io consiglio a tutti perché è veramente bello e merita di essere letto. Magari con qualche fazzoletto a portata di mano.
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