Ciao,
oggi siamo in compagnia di Daniele
che ci parlerà del suo libro
MC – Per iniziare ti va di parlarci un po’ di te?
Daniele – Certo, ho 38 anni, vivo con la mia compagna, una gatta e un cane a Napoli dove lavoro come avvocato e mediatore civile. Sono una persona curiosa ed appassionata. Mi piace scrivere, il videomaking, vedo un'infinità di film (di ogni genere), ho donato entrambe le ginocchia alla pallacanestro e mi diverto viaggiando.
MC – Come mai hai deciso di fare l’avvocato civilista?
D – L’ho sempre visto come un lavoro “importante”. Avrà sicuramente influito l’esperienza paterna ma credo sia un lavoro interessante soprattutto per l’infinità di mondi con cui ci si può confrontare. (non l’avevo mai visto da questa ottica)
MC – Come concili il tuo lavoro di avvocato con la scrittura?
D- Quando lavoro o sono in giro cerco di prendere spunto dalle situazioni che vedo o mi trovo ad affrontare e quando ho un po’ più di tempo libero mi ci dedico anima e corpo.
MC – Per cui niente rituali ma solo ritagli di tempo, se ho capito bene.
D – Al momento sì, anche se influisce molto l’ispirazione del momento. Se qualcosa attrae particolarmente la mia attenzione, la annoto immediatamente (altrimenti la dimentico).
MC – Cosa ti ha portato a specializzarti nelle mediazioni?
D - È un settore in espansione che è stato oggetto di tante riforme negli ultimi anni e ti permette di guardare con terzietà a situazioni comuni alla maggior parte delle persone.
MC – Di cosa si occupa questo settore e come mai è in espansione?
D – Il mediatore riceve persone che sono in conflitto, assistite dai propri avvocati, e cerca di trovare una soluzione gradita ad entrambi che permetterà loro di evitare un giudizio. Negli ultimi anni ci sono state alcune riforme che hanno ampliato l’ambito di applicazione dell’istituto e, di conseguenza, indotto più persone ad usufruirne.
MC – Cinema, pallacanestro, videomaking e viaggi sono passioni molto diverse tra loro, come riesci a conciliarle con il tuo lavoro e con il poco tempo che, immagino, avrai a disposizione?
D – Credo che il tempo per le proprie passioni debba sempre trovarsi, anche di notte. Basta volerlo. Chiaramente, qualche sacrificio in termini di tempo è obbligatorio ma ritagliarsi anche solo un piccolo spazio per fare ciò che ci fa stare bene (citando Caparezza) è fondamentale per la propria serenità. (Vero)
MC – Come è nata la tua passione per il videomaking?
D – È una passione che ho coltivato per diversi anni e che nasce dall’amore che ho sempre avuto per il cinema e la tv. Mi divertivo tantissimo a filmare con la mia piccola Canon tutto quello che vedevo in viaggio, ma anche in città, coinvolgendo gli amici nelle riprese più disparate. Per un po’ di tempo, con qualche amico con la stessa passione, abbiamo messo su una sorta di agenzia che si occupava non solo di video ma anche di pubblicità. Purtroppo negli ultimi anni l’ho un po’ trascurata. Devo riprenderla assolutamente.
MC – Parliamo adesso del tuo libro. Quando hai deciso di scriverlo?
D – L’idea è nata nel periodo immediatamente successivo al lockdown. Venivamo tutti da mesi molto difficili (personalmente fu, per altri motivi, davvero molto pesante), per cui volevo creare un personaggio che fosse arrabbiato, diretto nel modo di esprimersi, anche volgare, quasi respingente.
Ma, allo stesso tempo, volevo che si capisse il perché di questa sua personalità. Andare ad approfondire quale esperienza, quale trauma, potesse celarsi dietro quello che apparentemente è proprio un bastardo.
E in più volevo un libro divertente, veloce, dissacrante.
Mi piaceva, poi, creare diverse storie all’interno di un unico racconto. C’è infatti la storia del presente, che è un thriller giallo a tutti gli effetti in cui il protagonista viene coinvolto suo malgrado.
C’è lo sviluppo di Gabriele e di tutti i personaggi che gli ruotano intorno.
E infine ci sono i flashback, che rimandano al passato e alle esperienze che lo hanno segnato, rendendolo quello che è adesso. (Interessante)
MC – Come mai hai scelto questo titolo?
D – Per una serie di ragioni. Prima di tutto, perché è il mestiere di Gabriele. In secondo luogo, perché il protagonista ha due anime rispetto alle quali deve mediare, come la maggior parte di noi.
Volevo creare un personaggio che potesse essere seriale ma che non rispondesse al classico ruolo del commissario o dell’avvocato. E il mediatore, andando a confrontarsi con situazioni comuni ai più, pensavo potesse indirettamente raccontare proprio quello che può capitare a tutti noi. Come ad esempio una lite familiare per un’eredità o un divorzio con strascichi giudiziari. (questi esempi, mi sa che sono molto frequenti)
MC – Perché nella copertina si vede un uomo di spalle?
D – D’accordo con la casa editrice, Bookabook, ho voluto rappresentare una persona riflessiva che, guardando una città che potrebbe essere Napoli, ma non necessariamente lo è, ne approfitta per pensare al suo mondo, ai suoi errori e al suo futuro, facendo, si spera, la pace con se stesso.
MC – Riuscirà a fare pace con se stesso e con il mondo che lo circonda?
D – Troppo facile rispondere, devi leggere il libro per capirlo J
MC – Cosa avresti voluto che ti chiedessi?
D – Mi sono piaciute le tue domande. Sono state utili per introdurre prima me e poi la storia de “Il Mediatore”, grazie!
MC – Di nulla, mi piace spaziare per conoscer meglio chi ho di fronte e con le mie interviste particolari ... sembra che ci riesca...per cui... se trovi qualche rubrica a cui vuoi partecipare...sei il benvenuto.
D – Non vedo l’ora!
MC –Allora passa per il Blog e poi... fatti sentire J
https://mariacristinabuoso.blogspot.com/
MC – Alla prossima e buona lettura.
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