E. Tagliati
Quando la sensibilità di un'autrice si unisce a una trama diretta e piena di umanità non può che
uscirne qualcosa di davvero buono.
Questo romanzo è uno strumento elegante e delicato per parlare di argomenti difficili e sempre scomodi, come può essere la depressione e il suicidio, ma anche la distanza (che appare
sfumata ma forse non la è così tanto) tra classi sociali.
“Perdonateci, non tutti sono capaci di vivere. Andiamo via, andiamo altrove…”
Messaggi di questo tipo sono ferite che non guariscono, perché sottendono una vita mutilata,
come quella dei fratelli Elisa e Diego, che si rimboccano le maniche pur dovendo crescere
con una voragine affettiva. Ognuno fa il suo percorso, trova le sue soluzioni nei propri tempi.
Elisa rielabora questa esperienza solo dopo molto tempo e probabilmente grazie a degli eventi
(e incontri) che smuovono la sua posizione emotiva.
“Lo credevo anche io, di essere morta…”
Quando gli scheletri escono dall'armadio c'è la possibilità di cambiare le cose, ma è necessario mettersi in gioco profondamente. Sono moltissime e vere le riflessioni sulle quali Elisa e il lettore
si trovano a meditare. Una tra tutte: “La depressione va capita in tempo, accettata e combattuta,va perdonata…”
Nonostante l'autrice tratti con sensibile obiettività il tema della malattia e delle differenze sociali,
ritengo che il vero cardine del libro sia il senso di colpa, declinato in vari aspetti. Il senso di colpa
e il bisogno di perdonare gli altri e prima di tutto noi stessi, qualcosa con cui ci troviamo frequentemente a fare i conti e che può incidere grandemente sulla qualità della nostra vita.
“A volte lasci qualcosa indietro”
“A volte passi portano lontano, troppo lontano da nostro posto, per chiedere scusa…”
La forza di chiedere aiuto, di vedere e ammettere un limite, l'umiltà di accettare di non poter
fare tutto da soli e l'accettazione che questa condizione ti esponga a un pericolo di abbandono
si possono realizzare solo grazie a una certa dose di amore. Permettendo di essere amato e permettendosi di amare.
Una penna scorrevole ma dagli occhi attenti.
Un romanzo per tutti, un dono prezioso che saprà bussare a luoghi nascosti del cuore.
Grazie Giovanna!
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