Ciao,
un'altra amica del blog ha deciso di condividere con noi i suoi ricordi culinari legati al Natale.
Buona lettura.
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Grazie, Maria Cristina, per avermi invitata a questa tua Rubrica. (grazie a te per aver partecipato)
È sempre un piacere partecipare a tutte le tue iniziative.
Ne approfitto per salutare tutti gli amici e le amiche che ci seguiranno.
Per quanto riguarda le ricette natalizie e i miei ricordi associati a esse ho scelto i seguenti:
In quanto a quello legato all’infanzia, vorrei menzionare il baccalà, con i
carciofi e il cavolfiore, il tutto passato nella pastella e fritto. Per quei
pochi che non la conoscessero, la pastella si prepara con acqua e farina in
cui si immergono poi i cibi che si vogliono friggere. Mia madre diceva
sempre che, affinché la frittura sia ben fatta, l’olio deve essere bollente e
il cibo, dopo esservi stato immerso, dopo pochi secondi deve essere rigirato,
poi recuperato e messo a colare o depositato su una carta assorbente.
Per me questa frittura è un ricordo molto caro in quanto da bambina, e fino
all’età di otto anni, sono stata fonte di preoccupazione per i miei genitori in
quanto mangiavo pochissime cibi e in quantità irrisorie. Le fritture, tuttavia,
le ho sempre gradite. Guardando a ritroso le mie abitudini alimentari di quegli anni,
mi sono resa conto che sin dall’inizio ho dimostrato di avere una natura vegetariana.
La carne, soprattutto quella rossa, non è mai stata tra i miei cibi preferiti.
Un secondo ricordo, legato questa volta all’adolescenza, riguarda i cappelletti
in brodo, che sono tortellini piccoli. Durante l’adolescenza ho inziato ad apprezzare
anche le minestre, mentre nell’infanzia pur mangiando comunque pochissimo,
ho sempre preferito la pasta, soprattutto penne, spaghetti, tagliatelle e cannelloni
in qualunque modo venissero conditi.
A Natale, dopo i cappelletti, mangiavamo spesso anche l’arrosto alla francese
fatto con la carne di vitella e accompagnato dalle patate arrosto o da un contorno
di piselli e funghi cotti in padella. Dopo aver rosolato bene la carne di vitella in una
pentola su tutti i lati, si spruzzava prima un po’ di vino bianco e, una volta che questo
era evaporato, si aggiungeva del brodo che nel frattempo era stato preparato. Quando
l’arrosto era pronto, lo si toglieva dalla pentola e, dopo essersi accertati che il sugo
fosse più o meno a temperatura ambiente vi si aggiungeva il tuorlo di un uovo e si
girava con la cucchiarella per far amalgamare il tutto. Bisognava stare ben attenti
che tutto il liquido non fosse caldo per non rischiare che il tuorlo si cuocesse e diventasse
una sorta di stracciatella. Era una vera specialità e mia madre era una cuoca davvero fantastica.
Vorrei concludere questi miei ricordi natalizi con il panpepato (o pampepato),
un ricordo legato più alla mia età adulta. Si tratta di un dolce i cui ingredienti e
forma variano a seconda della zona d’Italia in cui viene prodotto. Ogni area ha
la sua propria tradizione culinaria. In linea generale il panpepato include mandorle,
nocciole, pinoli, pepe, cannella, noce moscata, arancia e canditi, uva passa, il tutto
impastato con o senza cacao, cioccolato, caffè, liquore, miele, farina, mosto cotto
d'uva. Ha un gusto molto particolare. Io a dire il vero preferisco la pastiera napoletana,
ma quella si mangia tradizionalmente a Pasqua... . 😉
Il Natale a casa mia è sempre stato caratterizzato dalla tavola imbandita. Venivano a
trovarci le mie zie paterne riempiendoci di regali e di dolci e qualche volta anche
i nonni e gli zii materni. Per l’occasione mia madre cucinava di tutto e di più.
Coloro che appartengono alla mia generazione, ossia i Baby boomer, ricorderanno
sicuramente le poesie imparate a memoria e recitate davanti a tutti a tavola quel
giorno e le letterine che scrivevamo ai nostri genitori e che mettevamo sotto i loro piatti.
Loro naturalmente, sino alla fine, fingevano di non accorgersi di nulla...
Un saluto a voi tutti,
Maria Teresa De Donato
https://holistic-coaching-dedonato.blogspot.com/
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