Intervista a
Edmondo Marra, Medico, ex Sindaco, Autore
Avrei potuto intitolare questo mio articolo e catalogare questa mia intervista in vari modi, ma il mio istinto mi ha suggerito immediatamente di classificarlo tra gli articoli “Quartiere e senso di comunità” per una serie di ragioni che emergeranno durante questo incontro. L’ospite di oggi, infatti, è l’amico e collega-autore Dr. Edmondo Marra, che sono onorata di presentarvi.
Il Dr. Marra è un medico che svolge la sua professione a Volturara Irpina
(Avellino) e, oltre ad essere stato Sindaco della sua città, è – per sua stessa
ammissione – “un appassionato di ricerche storiche” e genealogiche, attività
che svolge parallelamente e, di fatto, entrambe a tempo pieno, non
risparmiandosi nell’aiutare i suoi concittadini dalla cui maggioranza è
rispettato, ammirato ed amato.
A Edmondo sarò sempre grata per avermi fatto conoscere la storia di un ramo
della mia famiglia, quella dei Pennetti, che mi sarebbe rimasto altrimenti
pressoché sconosciuto e di aver scritto la bellissima Prefazione al
mio romanzo autobiografico-storico-genealogico Anelli Mancanti.
Sono molto felice, quindi, di poterlo ospitare oggi qui in questo mio Blog
e Salotto Culturale Virtuale.
MTDD: Benvenuto, Edmondo, e grazie per aver trovato il tempo da dedicare a questa nostra intervista.
EM: È un piacere parlare con te, quindi il tempo l’ho trovato con facilità. La cultura è una molla poco tenuta in considerazione, ma serve a crescere e a motivarci. Tu dedichi tanto tempo della tua giornata a scrivere e a meditare e sono felice di averti conosciuta e di essere tuo amico.
MTDD: Ti ringrazio. Edmondo, io ti ho introdotto elencando brevemente i tuoi titoli e le tue attività, ma mi farebbe piacere se tu elaborassi il tutto e ti presentassi personalmente ai nostri lettori e alle nostre lettrici nel modo in cui preferisci e condividendo le informazioni che desideri. Chi è Edmondo Marra?
EM: Ho 69 anni, esercito la professione di medico di famiglia da 44 anni nel mio paese, Volturara Irpina (Av) ed insieme alla cura del corpo dei miei compaesani, mi dedico alle ricerche negli archivi e nelle biblioteche, perchè solo conoscendo il passato si può trovare la soluzione ai tanti problemi di oggi. Viviamo nel Meridione d’Italia, in Irpinia, con paesi a forte emigrazione di braccia e di menti e trovare soluzioni di vivibilità e lavorative sarebbe un grande freno alla desertificazione delle nostre zone. Mi piace la politica come fonte di ideali e di programmazione e mi sono interessato per anni delle questioni del mio piccolo paese che basa la sua economia sull’agricoltura, sull’allevamento del bestiame e sulla raccolta delle castagne, veramente di ottima qualità. Una vita normale dedicata anche allo sport (allenatore di calcio locale in passato fino ad inizio del secondo millennio) ed all’attività fisica (lavori manuali nella mia piccola casa di campagna). In un paese senza memoria storica ho cercato di riportare alla luce vicende e personaggi del passato che meritano elogi ed attenzione e che finora erano coperti da una coltre di nebbia e di dimenticanza. Sono sposato da 35 anni e sono padre di un maschio e due femmine.
MTDD: Parliamo un attimo di Edmondo, il Medico. Raccontaci dai tuoi studi… alla professione…
EM: Mi sono laureato all’Università “La Sapienza” di Roma nel lontano 1976. Volevo diventare ortopedico, ma le vicende della vita e l’amore per il mio paese mi riportarono al Sud ed ho esercitato la professione di medico di base (MMG) curando intere generazioni di volturaresi. Oggi sono alla soglia del pensionamento e credo che passerò la vecchiaia spulciando nei vari archivi provinciali e regionali alla ricerca di altri documenti. Mi è sempre piaciuto capire il perchè delle cose, andando alla fonte.
MTDD: In un momento della tua vita, l’attività di medico che ti ha sempre tenuto – come ti tiene ancora – particolarmente impegnato, sembra quasi che non ti sia bastata più e che tu abbia avvertito il bisogno di aiutare ulteriormente la tua città dedicandoti alla politica. Ti sei candidato e sei stato eletto Sindaco. Da cosa è nata questa esigenza? Quale ulteriore aiuto sei riuscito a dare, proprio tramite questo incarico, alla tua comunità e con quali risultati?
EM: L’Irpinia è una provincia bellissima, ma povera. Chi vuole crescere nel lavoro e nella società se ne va lontano. Volturara Irpina è uno dei paesi più poveri della provincia, in mano ad una classe politica ancora di carattere feudale, con raccomandazioni e nepotismi che lasciano poco spazio alla meritocrazia. Mi sono impegnato in politica per cercare di migliorare le condizioni sociali e lavorative dei miei compaesani e di portare il paese al progresso. Senza referenti forti provinciali e senza promesse a vuoto, ho avuto il piacere di essere eletto nel 2001 e rieletto nel 2006 per un secondo mandato. I risultati del mio impegno sono nel mio cuore, ma non hanno fatto fare al paese il salto di qualità che mi aspettavo: ho aperto la biblioteca comunale, ho migliorato internet, velocizzandolo con adsl, ho fatto restaurare tutti i monumenti, ho metanizzato il paese, ho tolto i prefabbricati del post terremoto dell’80 che contenevano amianto ed ho messo le famiglie in case popolari che erano rimaste incompiute da decenni (uno dei drammi dell’Italia è l’eccessiva burocrazia), ho cercato di portare a termine la ricostruzione privata post sisma e tante altre cose, ma il paese alla fine è rimasto con i suoi atavici problemi e, complice anche la crisi della castanicoltura avvenuta dopo la fine dei miei due mandati, dovuta ad una mosca cinese, il miglioramento economico e di vivibilità non c’è stato, e l’emigrazione dei giovani è continuata e continua tutt’ora. C’è stato in compenso un clima di uguaglianza sociale, di libertà individuale, di amore per il passato e per la sua storia che nessuno conosceva ed è cresciuto quell’alone di mistero e di leggende di cui il paese è dotato per trasmissione orale vicino ai caminetti durante l’inverno che qui è molto rigido, siamo a 700 m. s/m, in un paese pieno di nebbia e spesso di gelate mattutine .
MTDD: Cos’altro ha aggiunto l’esperienza politica alla tua vita, personale, professionale e sociale?
EM: Sono di idee socialiste, in una nazione dove i socialisti prendono lo 0,05% e la politica cambia in continuazione con populismi e sovranismi ben indirizzati dai mass media. Aver fatto politica mi ha aiutato a capire problematiche che non avevo mai affrontato e la cui risoluzione è volano di crescita e di sviluppo. Non è facile concretizzare aspettative e sogni, di fronte a barriere burocratiche e partitocratiche, ma provarci dà una emozione che ti fa star bene e ti spinge a continuare.
MTDD: Quando è nata la tua passione per la ricerca storica e genealogica e perché la trovi tanto interessante e stimolante?
EM: È nata a fine secondo millennio. Uno storico provinciale, Edoardo Spagnuolo, mi donò un libro sulla rivolta di Volturara del 7 Aprile 1861 contro l’unità d’Italia. Mi immedesimai a tal punto che vedevo davanti a me i protagonisti con i loro nomi e le loro vicende e decisi di capire tutto di quei giorni. Vedevo che le nozioni inculcatemi a scuola non erano complete e che dovevo capire come era andata in quei giorni e se i miei antenati erano a favore di Garibaldi o Francesco II, ed incominciai a fare studi sull’argomnento. Nel tempo ho ampliato le mie ricerche e sono passato ad altri periodi storici che avevano interessato il mio paese, mettendoci impegno, ripagato da un crescente entusiasmo che mi faceva stare bene. Ho fotografato tutti gli atti notarili del mio paese dal 1500 al 1750 e ho imparato a leggerli, catalogandoli. Ho scannerizzato migliaia di atti che poi ho trasferito in excel. Ho fatto l’albero genealogico di tutti i cittadini (4000 persone) con le connessioni di parentela tra persone con lo stesso cognome e li ho publicati su Amazon. Una impresa titanica che mi ha riportato al paese di 400-500 anni fa. Bellissima anche la raccolta di notizie sulla peste del 1656 che uccise circa 600 volturaresi su 1000 con i nominativi dei morti giorno per giorno (fonte per capire l’origine dei cognomi).
MTDD: Non sono mai stata a Volturara Irpina. Ho visto, tuttavia, delle foto e capito che deve essere un luogo stupendo con una posizione davvero invidiabile: puoi descrivercela e raccontarci se e come questa città è cambiata nel tempo?
EM: Volturara Irpina è un piccolo paese di circa 3200 abitanti (attualmente) con una grossa impronta migratoria nell’ultimo decennio (se ne sono andate circa 1000 persone). È la terza ondata migratoria dopo quella di fine 800 e di quella degli anni 50-60. Chiusa in una vallata a forma di cuore (cuore verde dell’Irpinia ), si trova dai 700 metri s.l.m. del paese ai 1800 metri del monte Terminio, la cima più alta dell’Irpinia. D’inverno nella piana, denominata Piana del Dragone, si forma un lago, dovuto alle acque che scendono dalla montagna, che d’estate si prosciuga. L’acqua di Volturara si immette nel ventre della terra ed arriva in tre regioni del Sud dando da bere a circa 5 milioni di abitanti sparsi tra Campania, Puglia e Basilicata. È un paese isolato con una sua cultura e cucina contadina che vede eccellere i latticini, i formaggi, il fagiolo quarantino e le patate. Non manca il granturco. Nella piana del Dragone d’estate pascolano migliaia di mucche e pecore che producono latte e suoi derivati di un gusto meraviglioso. È terra contadina, permeata di leggende e misteri che la rendono unica e misteriosa. Il paese è sormontato da una collina su cui si erge un castello longobardo, un po’ in rovina (l’unico cruccio del mio sindacato non averlo potuto restaurare) denominato castello di San Michele .
MTDD: Quali sono le famiglie che hanno segnato la storia di Volturara Irpina ed in quale modo lo hanno fatto?
EM: Le famiglie di Volturara che hanno segnato e determinato la storia di Volturara sono i Masucci ed i Pennetti, tuoi diretti antenati. I Masucci amministrativamente hanno gestito il paese negli ultimi 200 anni, ma la cultura è stata sempre nel dna dei Pennetti che hanno avuto scrittori, storici, medici, avvocati e libertari. Su tutti eccelle Vincenzo Pennetti, il papà di tua nonna che a 30 anni era professore universitario a Napoli e fondatore di alcuni giornali irpini. Amico di poeti e scrittori napoletani, come Salvatore Di Giacomo ed altri, poteva dare molto al paese e all’Irpinia, se non fosse morto a 33 anni per una malattia improvvisa in un’epoca senza antibiotici, privando la Campania di uno dei figli migliori. Fustigatore di costumi, con lo psudomino di bisturi martellava i deviati e devianti comportamenti politici e culturali di fine 800.
MTDD: Quali sono state le principali vicende che hanno avuto luogo a Volturara Irpina nel corso dei secoli e che hanno segnato la sua storia in maniera indelebile rivoluzionando il corso degli eventi?
EM: Volturara nel suo piccolo ha partecipato alle vicende storiche provinciali e regionali dal 218 a.C. anno della sua fondazione da parte di soldati cartaginesi che, stanchi della II Guerra punica, si rifugiarono in questa vallata dimenticata. L’etimologia del nome potrebbe derivare da vultur e ara, ‘rifugio di avvoltoi’, di cui la vallata era piena fino agli inizi del 900.
Purtroppo mancano i documenti dei tanti eventi che l’hanno vista protagonista. Quelli che abbiamo potuto leggere iniziano dal 1154 con il catologo dei baroni di età normanna, da cui sappiamo che ha mandato soldati nella prima Crociata del 1196, che nel 1528 fu distrutta dai lanzichinecchi, inviati contro il Barone Giacomo Antonio della Marra, schieratosi contro il Re, che nel 1799 ebbe un ruolo nella Repubblica napoletana, tanto che mandarono un esercito per distruggerla, essendosi schierata con i francesi giacobini ed avendo ucciso un commissario con i suoi soldati mandati a mantenere la calma. Non ci riuscirono perchè l’esercito fu richiamato all’ultimo momento per fronteggiare il nemico che stava invadendo Avellino. Nell’occasione ebbe la prima pagina del Monitore napoletano, il giornale del governo.
Nel 1809 il brigante Laurenziello l’assalì per vendicare il suo luogotenente Aniello Rinaldi ucciso dai soldati, con l’intenzione di distruggerla, ma fu messo in fuga dal popolo armato di fucili, zappe e forconi.
Il 7 aprile 1861 vi fu una rivolta popolare contro i piemontesi con tutto il popolo armato a far fuggire i notabili che erano contro i borbone. Durò un giorno perchè l’8 arrivò l’esercito con 1000 uomini che fece morti e feriti. La maggior parte della popolazione scappò sulle montagne, rifugio ricorrente contro guerre ed invasioni nemiche.
Nel 1936 ospitò l’esercito italiano al comando del Re e di Mussolini per le grandi manovre nella piana del Dragone. Vennero 65.000 persone e Volturara ebbe eco mondiale
Nel 1943 fu bombardata dagli americani, per la presenza nella piana di tedeschi con aerei da combattimento, con una sessantina di morti tra i civili.
Nel 1980 fu messa in ginocchio dal terremoto che colpì Irpinia e Basilicata.
MTDD: I libri che hai scritto sono tantissimi e quindi è impossibile menzionarli tutti in un’unica intervista. In questa, però, vorrei trattare alcune tematiche che hai affrontato, ad iniziare dal “Brigantaggio”. Cosa puoi dirci al riguardo e, secondo te, ci sono dei legami storici e delle comunanze tra il brigantaggio e la criminalità organizzata così come la conosciamo noi, e se sì, quali sono?
EM: Il brigantaggio ed il banditismo volturarese che hanno visto protagonisti famosi hanno la stessa origine. Nasce tutto dallo sbandamento dei soldati dopo una guerra persa. Successe nel 1806, nel 1860 e di nuovo nel 1945. Stanchi, disorientati, poveri, in un contesto di instabilità politica, i giovani tornati dalla guerra compiono atti criminosi con furti e omicidi che nel tempo vengono puniti severamente dallo Stato. Avvenne con i fratelli Rinaldi nel 1809, con Ferdinando Candela, detto Pagliuchella nel 1861 e si ripetè nel 1946 con Vito Nardiello, bandito famoso all’epoca in tutta Italia. Erano personaggi senza colore politico, determinati e senza scrupoli, che nel tempo vennero ridotti all’impotenza. I primi uccisi nel 1809, il secondo in un rastrellamento nel 1862 ed il terzo arrestato dopo 13 anni di latitanza e costretto al carcere fino al 1983, con sette ergastoli nella fedina penale. La valenza politica c’è indubbiamente nei tre episodi, ma è marginale, interessando altre persone che in modo manifesto o velato condussero lotte in nome dei loro ideali. In definitiva il brigantaggio è una sorta di banditismo, sempre esistito nelle nostre zone, che in alcune circostanze storiche ne ha assunto il nome .
MTDD: Maledetto Garibaldi e la sua Italia: pagliuchella è una delle tue pubblicazione. Il suo titolo provocatorio induce noi tutti ad una profonda riflessione ed anche a porci domande sulla nostra storia e sulla nostra unità nazionale. Sui libri di storia, Garibaldi viene sempre presentato come “l’eroe dei due mondi”, come una delle maggiori figure del Risorgimento italiano. Come e perché si arriva da questa veduta estremamente positiva a quella che considera il suo operato ‘una maledizione’? Sarebbe stato meglio se questa unità d’Italia non ci fosse stata? Puoi spiegarci?
EM: La storia non si basa sulla ricerca di giustizia, è un susseguirsi di eventi che si ricordano a posteriori per capire il percorso dell’uomo. Sono venuti i longobardi e si sono mischiati con gli autotoctoni, poi i normanni e successe lo stesso. Così per secoli e secoli fino all’unità d’Italia. Si può discutere se è stata positiva o negativa una invasione o una annessione, ma indietro non si torna. Oggi l’Italia c’è, è una ed indivisibile, e ne siamo tutti orgogliosi. Poteva andare diversamente lo avremmo accettato come abbiamo accettato guerre e padroni. Oggi si deve guardare avanti e cercare anche di superare i limiti nazionali per una Europa forte e foriera di progresso.
Il titolo provocatorio del libro è alla fine riferito solo ad una ragazza contadina che emigra in America e che maledice Garibaldi perchè le ha rubato la quotidianità fatta di vita semplice, a contatto con la natura. Il libro rievoca il periodo dell’Unità mantenendo le distanza dalla partecipazione emotiva. Spiega le ragioni dell’una e dell’altra fazione senza giudicare chi ha ragione o chi ha torto. Nella storia vince chi alla fine prende il comando e detta il suo credo attraverso i suoi uomini che esaltano le imprese dei loro eroi e parlano male dei nemici sconfitti, delegittimandoli. L’analisi critica la si può fare dopo decenni, ma non cambia il corso degli eventi.
MTDD: Grazie, Edmondo, per tutte le informazioni che ci hai provveduto. Ci sarebbe molto di più da dire sulle tue pubblicazioni e tanti altri argomenti da approfondire, soprattutto storici, che per mancanza di tempo siamo costretti a rinviare. Sarò ben lieta di ospitarti per un’altra intervista e continuare questa interessantissima conversazione andando a considerare i tanti aspetti che non siamo riusciti ad esaminare oggi.
Nell’attesa del prossimo incontro, come possono contattarti e dove possono acquistare le tue pubblicazioni coloro che ci stanno seguendo e/o ci seguiranno?
EM: I miei libri si trovano tutti su Amazon. (https://www.amazon.it/s?k=edmondo+marra&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&ref=nb_sb_noss) Negli anni scorsi li ho pubblicati in Irpinia con editori locali ma i lettori sono pochi e le spese enormi. Su amazon non c’è guadagno, ma perlomeno si recuperano le spese per ulteriori ricerche. È un lavoro di passione, senza ritorno ecomonico. Un altro aspetto che mi ha spinto alla pubblicazione su internet è che anche dopo che non ci sarò più, qualcuno potrà trovare online la storia del nostro paese e si ricorderà di un medico di famiglia che ha perso anni ed anni per trovare documenti e notizie.
MTDD: Grazie ancora, Edmondo. È stato un grande piacere ed onore averti mio ospite.
EM: Sei stata tu gentilissima a permettermi di poter parlare del mio paese e dei miei hobbies . L’ho fatto con vero piacere perchè credo che la cultura sia la molla per migliorarsi e migliorare la società in cui viviamo. Questi ultimi 70 anni hanno stravolto una realtà che camminava lentamente da secoli e secoli, facendo scomparire sì un mondo fatto di ignoranza e paure, ma anche di valori che si stanno perdendo. Mi auguro che il progresso non sia regresso e che l’uomo continui il suo percorso nella ricerca del bene comune e dell’uguaglianza sociale, senza guerre, senza inquinamento e nel rispetto del pianeta che ci ospita, la nostra Madre Terra.
Cari saluti, Edmondo Marra
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