Ciao,
Questa sera saremo in compagnia di Dario Villasanta che ci parlerà della “Strada” .
MC - Allora prima di iniziare dimmi perché hai scelto questo posto e questo aperitivo.
Dario – Ho scelto un baretto sulla strada, viale principale della periferia di Guidonia, di quelli stile anni '50 col vecchio gestore di poche chiacchiere e con lo sguardo diffidente e che parla solo in romanesco. qui lo chiamano 'la bettola', perché vende vino e gli avventori sono operai e gente semplice, tanta viene dalla strada o comunque ne ha il marchio addosso, lo si sente dall'odore che ha il loro sguardo. Io vado lì perché sento mio questo posto, e potrei scrivere mille romanzi come quelli che ho scritto solo parlando e rimanendo in compagnia con la gente che lo frequenta. (Mi piace J )
MC – Il tuo argomento è impegnativo perché ha molte sfaccettature di cui parlare, non credi?
D – Sì, me ne rendo conto. D’altronde è un impegno che mi sono preso con tante persone che venivano dalla strada e che, credimi o meno, mi hanno aiutato a non cadere nei suoi tranelli e a rifarmi una vita. Loro purtroppo, non tutti ce l’hanno fatta.
MC – Se non sono indiscreta posso chiederti cosa era successo?
D – Ho avuto una vicenda giudiziaria controversa, per cui ho pagato anni della mia vita, anche in detenzione, pur non avendo mai fatto il delinquente. La storia è molto lunga e semplice allo stesso tempo: tirai uno schiaffone a un vigile urbano ubriaco (che avevo chiamato IO a casa mia per un’emergenza!). Fine della storia.
MC – La strada... c’è un film molto bello di Fellini, lo hai visto?
D – No, né ho letto Kerouac o McCarthy. Credo anche di parlare di cose diverse da loro, ma la strada, come dicevi, è un termine con diverse accezioni e comunque un argomento complesso, un universo completo di infinite galassie ed è difficile esaurire l’argomento in poche parole, o anche in pochi libri. È un vero e proprio mondo parallelo. Io ho scelto di parlare della sua gente, di chi la popola.
MC – Cosa ti ha spinto a scrivere della strada?
D – il fatto di aver convissuto anni con la sua gente, con chi viene da lì, con gli ultimi e i reietti. Io stesso per un periodo ne ho fatto parte, e volevo raccontarla nella sua più nuda realtà, nel bene e nel male, come non ha mai avuto il coraggio (o le capacità?) di fare nessuno.
MC - La prima cosa che mi viene in mente quando la nomino sono gli incidenti stradali e la scarsa civiltà che hanno le persone quando guidano.
D – Lo stai dicendo a uno che a tre anni è finito sotto un tram. Oggi ho paura della strada, in quel senso. (cavolo!!!)
MC – La seconda cosa a cui associo la strada è con la prostituzione. Cosa ne pensi?
D – Che lì si apre uno di quei mondi di cui accennavo poc’anzi. Ne ho conosciute tante, di prostitute. Alcune erano davvero amiche, non mi importava che lavoro facessero, ma ho imparato che ognuna lo fa per motivi diversi, al di là del mero denaro, e che esiste purtroppo anche una vera propria schiavitù sessuale per molte di queste ragazze che vengono violentate, drogate e poi portate in Italia per lavorare in strada. Cosa penso io cambia poco, posso solo dire che chi se lo è scelto come mestiere non ha certo il mio biasimo, ma so bene qual è “l’indotto” di questa vita, e non è certo una bella cosa. Ne scrissi nel romanzo Angeli e folli, la protagonista era una prostituta ispirata a una donna che conoscevo realmente.
MC – Quello che mi chiedo io... le persone che le pagano non hanno nessun senso di rimorso nei loro confronti? Quelle che le sfruttano io le metterei in galera a vita.
D- Certe volte però la domanda è: chi sfrutta chi? Dal punto di vista della prostituta (non le schiave, quello è altra cosa) è lei a sfruttare l’idiozia del cliente. (vero, infatti io mi riferivo a queste mentre per le “altre” è un discorso diverso da fare)
MC – Secondo te quali sono i miti da sfatare inerenti alla strada?
D – Quello della povertà, che vede i poveri che vivono la strada dipinti come più buoni e sinceri dei borghesi. In molti casi lo sono anche, ma la verità è che la povertà puzza. Puzza di cattiveria, di degrado e meschinità, ho visto gente azzuffarsi per un paio di scarpe vecchie o litigarsi i rifiuti del cassonetto dell’immondizia. Non è colpa loro, intendiamoci, il problema è ben più articolato, ma vanno dette le cose come stanno. E quand’anche, se sei bravo a fortunato, riesci a lasciare la strada, beh quella puzza ti rimane un po’ addosso, credimi. (ci credo L )
MC – Che dici, continuiamo a parlarne con un altro Apericchiacchera?
D – volentieri. Un altro bicchierino di vino? Lo fanno qui nei dintorni, per questo lo vendono sfuso, e costa settanta centesimi a bicchiere.
MC – OK J - Prima di salutarci, vuoi aggiungere qualcosa?
D - No.
MC – Allora al prossimo incontro e buona serata a tutti J
Ho letto i libri dell'amico Dario. Qui lui fa il modesto, ma la sua produzione è frutto non solo di esperienza vissuta, ma anche di meditazione sui veri problemi della nostra contemporaneità. Fermarsi e riflettere sulle sofferenze vere della gente non ha a che fare coi le ca@@ate che ti propinano oggi e delle quali ben pochi sentono il bisogno, ma è anche andare controcorrente nella pseudocultura unica che ci circonda stordendoci. Consigliato
RispondiEliminale tue parole mi confortano, spesso ho il timore di non essere arrivato al cuore della gente a causa dei temi che tratto. Dario Villasanta
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