Ciao,
Paolo Dal Canto ci regala la sua Opinione/recensione.
Buona lettura :)
Mi è capitato davvero di rado di divorarmi un libro in due, tre giorni. Di solito mi prendo del tempo,
ho bisogno di respiro, di lasciar sedimentare le parole, depositare i pensieri, ma qui, di tempo
per respirare non ce n’è, e non per niente lo stile scelto dall’autrice è stato da lei definito
BREATHLESS, “SENZA RESPIRO”.
CHIAMATA DALL’INFERNO è un libro “infernale”, che ti prende e non ti molla più, fino all’ultima
pagina, e anche oltre, con un finale aperto, che lascia in sospeso l’angoscia e la tensione create durante tutto il romanzo.
Elisa Averna, l’autrice, gioca bene le sue carte e vince una scommessa a prima vista azzardata:
scrivere l’intero romanzo utilizzando solo i dialoghi, nessuna descrizione di ambienti e personaggi,
nessun momento narrativo. Tutto passa attraverso le parole dei protagonisti.
Ci sono una donna, la sua famiglia, i figli, il marito, e poi c’è una prima telefonata, un uomo, una minaccia,
un gioco perverso e la discesa inarrestabile attraverso i gironi dell’inferno, con le telefonate che
si moltiplicano, e una serie di prove da superare per proteggere i suoi cari ed espiare, espiare un
qualcosa che la memoria della donna ha cancellato.
Il lettore diventa così spettatore dell’angoscia e impotenza della donna e della crudeltà di quella
voca maschile che semina indizi e costruisce continue prove che la protagonista deve superare
se vuole scoprire chi è il suo aguzzino e perché si sta accanendo così su di lei e la sua famiglia.
L’autrice è abile nel prenderci per mano e portarci nei meandri di questa follia, fino ad arrivare a
intuire di chi possa essere la voce anonima, e a soffrire per l’incapacità della donna di aprire
gli occhi, e affrontare il suo passato e fare i conti con le cose lasciate da troppo tempo in sospeso.
Emerge così uno dei temi più importanti e interessanti affrontati nel romanzo: la negazione,
il rifiuto di affrontare il nostro passato, di guardare in faccia il bene e il male che albergano in
ciascuno di noi, l’incapacità di mettersi in discussione e di fare i conti con noi stessi.
Elisa Averna supplisce bene alla mancanza dei momenti narrativi con un abile uso dei dialoghi
affidando a loro la costruzione degli aspetti descrittivi che ci permettono di immaginare luoghi e
personaggi. Il suo stile di scrittura è efficace, a volte imprevedibile, e risulta essere perfetto
nel gestire una trama ricca di tensione e colpi di scena e a tenere il lettore appiccicato
alle pagine del suo libro.
Divorato in tre giorni!
Paolo Dal Canto
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