mercoledì 15 marzo 2023

Intervista con la Dr.ssa Rosa Genovese


 

Dr.ssa Maria Teresa De Donato

Naturopata Tradizionale, Omeopata, Life Strategist, Autrice

 

 

 

Il Mondo dei Sogni

 

Intervista con la Dr.ssa Rosa Genovese

Attrice, autrice e regista teatrale. Dr.ssa in Psicologia clinica

 

 

Il mondo dei sogni ha caratterizzato l’esistenza dell’Uomo dalla sua comparsa sulla Terra. Diverse sono state, nel corso dei millenni, le interpretazioni sulla natura, il significato e l’utilità dei sogni.  Dalle più antiche civiltà che sono esistite, tra cui quella babilonese, quella ebraica, quella greca, quella romana, fino a giungere a quelle moderne e contemporanee, ognuna ha espresso la propria opinione in merito, vedendo il sogno come rappresentazione della vita reale, come linguaggio dell’anima liberata dal corpo durante il sonno, come ispirazione e messaggio proveniente da Dio o da altre entità spirituali, o come simbolo delle nostre passioni irrazionali.

Malgrado il profondo scetticismo di Cicerone, secondo cui i sogni sarebbero privi di valore e, quindi, non degni di alcuna considerazione, noi ci permettiamo di dissentire, attribuendo ad essi un’importanza di cui, probabilmente, non siamo riusciti ancora ad afferrarne la piena portata.

È di questo, quindi, che oggi vogliamo parlare con Rosa Genovese, Dottoressa  in Psicologia clinica.

 

 

 

T: Rosa, Grazie per aver accettato l’invito ed essere qui con noi oggi.

 

R: Grazie a te, Maria Teresa, per darmi la possibilità di parlare di questo interessante e importante argomento. Come dici tu, il sogno accompagna l’uomo fin dalle sue origini. Del resto il genere umano è sempre stato affascinato dal mistero e il sogno è tuttora, nonostante gli studi scientifici ci diano delle risposte sempre più precise di quello che accade a livello cerebrale, in parte avvolto dal mistero. Naturale dunque che ci siano più risposte e più interpretazioni per un medesimo fenomeno.

 

 

 

T: Rosa, come abbiamo elencato nell’introduzione, tante sono le vedute circa il sogno – dalla sua totale inutilità a profezia ispirata dagli dei, a massima espressione dell’intelletto o del nostro subconscio – come avremo modo di approfondire più avanti.

Personalmente, come Naturopata, avendo una veduta olistica della vita e della salute, ritengo che conoscere e approfondire le tematiche legate ai sogni, cercando di intepretare nella maniera più corretta possibile il loro significato simbolico, possa aiutarci ad identificare le problematiche non risolte a livello emotivo e conservate nella profondità del nostro subconscio. In questo modo possiamo aiutare le persone a divenire consapevoli dei loro simboli e significati, soprattutto quando si tratta di sogni ricorrenti, e a ‘lavorare’, durante le ore di veglia ed in maniera cosciente, alla rimozione dei problemi che li hanno determinati. Questo è possible effettuarlo aiutando il cliente/paziente a sviluppare una nuova percezione della realtà e, di conseguenza, un nuovo modo di proporsi ad essa e di interagire con essa.

Come Dr.ssa in Psicologia clinica, qual’è la tua personale opinione in materia? Trovi che interpretare i sogni sia assolutamente fondamentale come parte della terapia analitica? E se sì, perché?

 

R. Nell’ambito di una terapia psicoanalitica l’analisi dei sogni rappresenta un momento fondamentale del percorso di autoconoscenza del soggetto che richiede aiuto. L’interpretazione va però inserita all’interno della relazione duale analista-cliente/paziente. Sottolineo l’importanza della relazione terapeutica perché non si può prescindere da una interpretazione collocata nel qui ed ora della dinamica analitica. Altrimenti cadremmo nell’idea ingenua che i sogni abbiano una interpretazione statica, fissa. Per comprendere la differenza tra interpretazione dei sogni nell’ambito di una relazione terapeutica e interpretazione statica dobbiamo pensare alle persone che attribuiscono significati precisi ai sogni abbinandoli ai numeri e poi giocandoli al lotto. Cosa ad esempio che avviene frequentemente in Italia nelle regioni soprattutto meridionali e nello specifico soprattutto nella città di Napoli.  Va anche detto che le psicoterapie seguono diversi approcci teorici e che diversi sono i modi di attribuire importanza ai sogni e di interpretarli. Sicuramente in ambito psicoanalitico i sogni hanno un posto primario nella terapia. Freud considerava i sogni la via regia per accedere all’inconscio. Oggi, però, non tutte le psicoterapie ritengono fondamentale rendere conscio l’incoscio per arrivare alla soluzione dei problemi psicologici del paziente. Quando parliamo di interpretazione in ambito psicoanalitico dobbiamo pensare ad un significato del sogno che emerge dalla storia soggettiva del paziente inserita nella relazione terapeutica del qui ed ora come percorso di autoconoscenza. Non si può prescindere da questo aspetto. Va anche aggiunto che la stessa psicoanalisi nei diversi orientamenti opera diversamente. Diversa è l’impostazione freudiana rispetto a quella junghiana ad esempio. Ma la relazione che si instaura tra analista/paziente e l’alleanza terapeutica, che necessariamente viene a crearsi, è il comune denominatore di tutti i tipi di terapie psicologiche, nel percorso di interpretazione e, se vuoi, di reinterpretazione dei sogni e dei vissuti, che è poi la via che conduce alla guarigione.

 

 

 

T: Nel suo libro Il Linguaggio Dimenticato Erich Fromm, famoso psicologo e sociologo tedesco, sostiene che “nel linguaggio simbolico le esperienze interiori, i sentimenti e i pensieri vengono espressi come fossero esperienze sensoriali, avvenimenti del mondo esterno.” Sei d’accordo con questa affermazione?

 

R. Sì, potrei essere d’accordo. Il sogno, in effetti, spesso lo viviamo come qualcosa che ci capita e non come qualcosa che ci appartiene profondamente e che noi stessi produciamo. Lo trattiamo come qualcosa che va capito, studiato, analizzato, interpretato. Del resto il sogno è espressione del nostro emisfero cerebrale cosiddetto muto, che nella maggior parte delle persone è nell’emisfero destro. L’emisfero sinistro è, invece, quello in cui ha sede il linguaggio ed è l’emisfero analitico, sempre nella maggior parte delle persone, anche se esistono delle eccezioni. L’emisfero destro è quello della creatività, dell’intuizione, della visione olistica del mondo. Mentre il sinistro scompone, analizza l’esperienza nei particolari. L’emisfero destro attraverso il sogno ci manda messaggi con la sua modalità comunicativa che è una modalità che si esprime attraverso il simbolo. Per questo possiamo sentirlo come qualcosa che ci capita e non che produciamo noi stessi.

 

 

 

T: Sempre in riferimento ai sogni, e considerando che sia le civiltà antiche occidentali sia quelle orientali hanno considerato miti e sogni quali espressioni significative dell’intelletto, ed il fatto di non comprenderli come una forma di analfabetismo, Fromm si pone anche un’altra domanda e cioè “È importante capire questo linguaggio quando si è svegli?” Qual’è la tua veduta e come risponderesti a tale domanda?

 

R: Secondo me è importante perché appunto il nostro cervello è formato da due parti: l’emisfero destro e l’emisfero sinistro che sono specializzati differentemente e comunicano tra loro attraverso delle fibre nervose, la più importante delle quali è il corpo calloso. Dunque è la stessa struttura fisiologica del cervello che ci risponde: è importante che i due emisferi comunichino tra loro. Si formano delle patologie se noi adoperiamo una sola modalità di elaborazione dell’informazione. Per sentirci completi abbiamo bisogno di integrare la modalità analitica e quella olistica. Il sogno si verifica quando dormiamo e da svegli capire o almeno cercare di provare a comprendere il suo messaggio può solo arricchirci ed anche aiutarci in molte situazioni della vita.

 

 

 

T: Quando parliamo di sogni e della loro possibile interpretazione, due grandi figure emergono: Freud e Jung. Le differenze tra i due sono molteplici, ma nel tentativo di sintetizzare quanto più possibile, possiamo dire che Freud considera i sogni la realizzazione di passioni irrazionali represse durante le nostre ore di veglia. Secondo lui l’essere umano ha impulsi, sentimenti e desideri che motivano le sue azioni, ma di cui lui (l’Uomo stesso) non si rende conto. L’Uomo, quindi, sarebbe spinto ad agire dal suo “inconscio”. Freud ritiene anche che questi desideri irrazionali affondino le radici nella nostra infanzia; che riemergano nell’età adulta proprio attraverso i sogni; e che in realtà siano il risultato di impulsi sessuali generalmente distruttivi e/o incestuosi… . Jung, al contrario, afferma che ogni sogno rappresenta sia i desideri del passato sia le mète che il sognatore si prefigge per il futuro. Con la sua teoria, Jung arriva a concepire l’inconscio come un’entità dotata di intelligenza propria la cui abilità supera grandemente quella della coscienza introspettiva. Queste due visioni – e conseguenti scuole di pensiero – vengono presentate quasi sempre come in antitesi l’una all’altra.

Invece di vederle in contrasto e, quindi, dover optare per l’una o per l’altra, la verità non potrebbe essere nel mezzo e, perciò, includerle entrambe?

 

R: Sappiamo che per Freud il sogno è l’appagamento di un desiderio rimosso; che il sogno ha un contenuto manifesto e uno latente; e che l’analista deve andare ad indagare come un detective il suo reale significato facendo “luce” nell’inconscio del paziente. La patologia per Freud si può innescare da un fatto attuale, ma ha le sue radici nell’infanzia e nella sessualità che si sviluppa in fasi precise. Inoltre il sogno viene deformato dalla censura che lavora sempre a livello inconscio per nascondere contenuti che il soggetto non è in grado di accettare. Noto è il famoso complesso di Edipo che Freud ricavò dalla tragedia greca di Sofocle, dove Edipo si accoppia con la madre, senza sapere che sia sua madre. Freud traspose la vicenda ad un livello fantasmatico, estrapolando da quella tragedia il seguente concetto: il bambino desidera la madre, ma questo desiderio viene censurato dal bambino e poi dall’adulto perché insopportabile al pensiero ed anche per la paura della vendetta del padre. Paura che può poi innescare il senso di colpa. L’indagine di Freud si svolge, dunque, soprattutto sull’infanzia del soggetto e sulla sua sessualità. Successivamente egli indagherà anche l’aggressività insita nell’uomo con quello che chiamò ‘l’istinto di morte’. Freud sviluppò un pensiero essenzialmente pessimista sull’uomo e il suo destino. Per quello che riguarda Jung, Freud lo considerò inizialmente come l’allievo prediletto, quasi un figlio, sicuramente il suo erede spirituale. Ma Jung ad un certo punto del loro rapporto amicale e professionale, ruppe questa aspettativa del maestro per sviluppare una sua teoria che introdusse, a mio avviso, due aspetti fondamentali. Uno è quello di avere una visione dell’uomo come quella di un percorso che dura tutta la vita. Freud, invece, si occupava solo dei primi anni della vita del paziente dove tutta la vita psichica prendeva forma perché per lui era in quel periodo che tutto accadeva. Egli considerava sano chi raggiungeva una sessualità genitale matura ed eterosessuale. Jung, invece, introdusse il concetto di individuazione. Un concetto, questo, molto importante perché sposta da un piano teorico/psicologico preminentemente sessuale ad un piano più, potremmo dire, esistenziale, di un uomo che  per tutta la vita cerca di capire chi è, cerca di individuarsi, ossia scoprirsi nella sua individualità e unicità creative e del suo stare al mondo: cerca il suo significato, il suo senso. Ed è proprio in questo tipo di pensiero che il sogno assume anche un significato diverso rispetto a come lo intendeva Freud. Freud si riferiva alla vita del soggetto, mentre Jung allarga la visione ad un inconscio non solo individuale. Jung introdusse, infatti, un secondo concetto fondamentale quello di inconscio collettivo, maturando una visione spirituale della vita dove è tutta l’umanità ad evolversi e il sogno del singolo è inserito in una visione non solo ontogenetica, quindi del suo solo personale sviluppo, ma anche filogenetica. È come dire che siamo tutti collegati e i sogni possono assumere aspetti archetipici che appartengono al soggetto e alle sue tappe evolutive in quanto inserito nel percorso storico dell’intera umanità. Rispondo ora alla tua domanda se le due teorie possano integrarsi. Non credo questa integrazione sia possible perché la teoria psicologica di Freud e quella di Jung su molti aspetti fondamentali è diversa, tanto che Jung si allontanò dal maestro per le idee che ritenne inconciliabili tra di loro. Esistono scuole psicoanalitiche freudiane, junghiane come quelle adleriane ed altre, ma seguono approcci teorici diversi che originano terapie differenti, anche se attualmente le varie scuole di psicoanalisi cercano un confronto e sono maggiormente aperte al dialogo rispetto al passato perché oltre che confrontarsi tra di loro non possono ignorare gli attuali studi e le recenti scoperte delle neuroscienze. Sempre di più in ambito psicoterapeutico e psicoanalitico si è però evidenziato che anche diversi approcci teorici possono funzionare perché sono accomunati tutti da una base comune che sono: la relazione terapeutica basata su un rapporto empatico, e l’alleanza terapeutica tra analista e paziente che prevede in qualche modo un “contratto” in cui entrambi si impegnano in vista di un fine con delle modalità concordate.

 

 

 

T: Molto interessante e grazie per questi ulteriori approfondimenti, Rosa. Parlando dell’inconscio e del ruolo che questo riveste nell’attività onirica, Freud cita anche il concetto di “censore” che abbiamo già menzionato. Hai altro da aggiungere a quanto già detto in merito a cos’è e a come opera, ma soprattutto potresti spiegarci come dal concetto di “censore” si arrivi a quello di “nevrosi”?

 

R: Il censore è la parte morale, quello che Freud chiamava Super Io, ossia tutte le norme sociali introiettate. Sappiamo che Freud suddivideva in tre parti l’apparato psichico l’Es, l’Io e il Super Io. Tre istanze fondamentalmente inconsce che operano al di là della nostra coscienza. La stessa istanza dell’Io Freud la paragonava alla punta di un Iceberg. Come a dire che non ci conosciamo, che non siamo padroni in casa nostra, che il nostro apparato psichico è quasi tutto inconscio e agisce al di fuori della nostra consapevolezza. La nevrosi secondo Freud si presenta quando queste istanze entrano in conflitto: l’Es è la spinta erotica, la spinta alla vita senza regole, è pura energia vitale senza inibizioni, il Super Io è quello che mette limiti in base alle regole sociali introiettate e l’Io deve mediare tra queste due forze contrapposte ed è proprio quando l’Io non riesce a calibrare queste diverse istanze che si crea disequilibrio e può presentarsi la nevrosi. Da quanto detto si capisce perché Freud considerava il sogno la via regia all’inconscio, perché attraverso le sue immagini e i suoi simboli, il sogno riesce ad aggirare la censura e ci mette in contatto con le nostre istanze più profonde che sono nella sua teoria spesso desideri sessuali incestuosi, inaccettabili moralmente, oppure fissazioni a stadi immaturi dello sviluppo sessuale. Gli stadi sessuali erano per Freud quello orale, anale, fallico e genitale. La persona sana doveva arrivare a superare i vari stadi e a sviluppare una genitalità matura. Chiaramente il lavoro analitico e l’interpretazione del sogno ha bisogno di un esperto con cui confrontarsi, perché da soli difficilmente riusciamo a capire il significato del sogno che appunto, per aggirare la censura, si camuffa. È un po’ come se un ladro per sfuggire alle guardie si travestisse da innocua vecchietta. Tutto ciò però avviene dentro di noi, nel senso che siamo al contempo ladri travestiti da vecchiette e guardie. Ovviamente questo crea un conflitto a volte molto duro che origina la nevrosi per come la intendeva Freud, creando sintomi e pensiero circolare, ossia ripetitivo che non trova soluzioni alternative e ciò conduce ad un profondo malessere soggettivo.

 

 

 

T: Quali sono, o potrebbero essere, nel sogno i simboli di una nevrosi latente?

Potresti menzionarci qualche caso in base alla tua esperienza personale e professionale?

 

R: Oggi non si parla più molto di nevrosi come ai tempi di Freud. Si parla maggiormente di disagio e il disagio può manifestarsi con incubi, senso di soffocamento, sonno inquieto. A tal proposito è importante fare cenno al sonno Rem che è il sonno nel quale noi sogniamo, Rem significa Rapid eye movement ed è proprio in quel momento che stiamo sognando. Il sonno notturno si svolge secondo dei cicli che si ripetono durante la notte più volte di sonno Rem e Non Rem. Quindi tutti sogniamo più volte durante la notte, anche se spesso le persone pensano di non sognare, oppure appena svegli dimentichiamo in fretta quello che abbiamo sognato. Svegliarsi nel cuore della notte sudati a seguito di un incubo può indicarci che qualcosa non va. Spesso a seguito di un trauma noi abbiamo sogni angoscianti che possono ripetersi. Però è importante in questi casi rivolgersi ad uno specialista che ci possa aiutare a stare meglio.

Per quello che mi riguarda io dò molta importanza al sogno ed ho un quaderno con una penna sul comodino vicino al mio letto, in modo da annotarmi i sogni e lo faccio appena sveglia perché il sogno può svanire in fretta e corro il rischio di dimenticare particolari importanti.  Per ciò che riguarda la mia pratica professionale, tu sai che io ho lavorato come attrice professionista a lungo, poi il mio percorso è continuato con la scrittura di testi teatrali e la loro messa in scena. Ho inoltre, in seguito alla nascita di mia figlia, approfondito la didattica teatrale per bambini ed ho elaborato un metodo didattico personale che è scaturito nel testo: Pinocchio dei diritti, che unisce alla pratica teatrale la Convenzione Internazionale dei diritti all’Infanzia. Avevo, però, nel mio cuore un sogno non realizzato. Non notturno, ma un sogno che potrei chiamare un desiderio, quello di riprendere gli studi di psicologia che avevo interrotto in gioventù. Ho ripreso gli studi in età matura; mi sono laureata in Scienze e tecniche psicologiche nell’arco di vita e specializzata in Psicologia clinica. Attualmente sto svolgendo il tirocinio annuale per poi affrontare l’esame di Stato a giugno 2018 e abilitarmi come psicologa. Quindi la mia è una conoscenza sia teorica che basata sull’osservazione. Solo dopo l’abilitazione potrò fare consulenze cliniche. Qui da noi in Italia per andare in terapia psicologica bisogna rivolgersi ad uno psicoterapeuta o ad un analista che richiede una formazione ulteriore  che acquisisci con 4-5 anni di scuola,  a cui possono iscriversi psicologi e medici.

 

 

 

T: Quali sono alcuni consigli che potremmo dare ai nostri lettori in relazione all’argomento di oggi?

 

R. Potremmo consigliare di dare maggiore spazio ai loro sogni. Prendersi del tempo per annotarli, rifletterci durante la giornata. Il sogno apre spazi diversi nella routine quotidiana. Spesso siamo tutti oberati di impegni e scadenze e ci identifichiamo in un ruolo preciso. Il sogno, invece, ci porta in una dimensione diversa, profondamente umana che è quella soprattutto delle emozioni e dei nostri desideri. Ci riporta a noi, alle nostre paure, alle nostre inquietudini, al nostro passato ma anche al nostro presente e, perché no, ci indica in qualche modo anche quale potrebbe essere la nostra strada nel futuro. Il sogno appartiene a quella vocina autentica dentro di noi che spesso non ascoltiamo. Al nostro Sé più profondo.

 

 

 

T: Il Mondo dei Sogni non è solo affascinante, ma anche altrettanto vasto e, quindi, è impossibile considerarne tutti gli aspetti in un’unica intervista. Non sei d’accordo, Rosa?

 

R: Si è vero, come hai spesso sottolineato tu il sogno accompagna l’umanità da sempre. E da sempre se ne cerca il significato. L’argomento è vastissimo e sicuramente il sogno si presenta in molteplici vesti. C’è chi pensa possa prevedere ll futuro: famoso il mito di Cassandra a cui viene data dal dio Apollo la facoltà della preveggenza, ma al contempo la condanna a non essere creduta. Nell’antica Grecia si credeva, ad esempio, che durante il sonno Asclepio, il dio della medicina, visitasse la persona per ispirarla, guarirla o guidarla.  C’è chi considera il sogno una comunicazione del divino, in tal senso esempi sono presenti nella Bibbia: Nella Genesi c’è l’episodio di Dio che parla a Giacobbe in sogno, mostrandogli la famosa scala che si protrae fino al Cielo. Alcuni scienziati hanno sognato le loro scoperte prima di trascriverle. Inoltre per tornare a citare Jung e l’incoscio collettivo possiamo rilevare come scoperte fondamentali per l’evoluzione umana siano state sognate, pensate e realizzate quasi in contemporanea in diversi luoghi del nostro pianeta.

 

 

 

T. È stata un’esperienza molto interessante questa e speriamo che il materiale presentato e le tematiche affrontate siano stati utili ed informativi per i nostri lettori.

 

Se qualcuno di essi volesse contattarti e saperne di più sulle tue attività in che modo può farlo?

 

R: Per chi volesse contattarmi per le mie commedie o per altre tematiche inerenti la psicologia clinica, può farlo visitando il mio sito www.rosagenovese.com  oppure può scrivermi direttamente all’indirizzo e-mail: rosa.genovese@tin.it

 

 

 

T: Grazie ancora, Rosa, per aver partecipato a questa intervista e tanti auguri per un grande successo in tutte le tue attività.

 

R: Grazie a te, Maria Teresa, per avermi proposto questa intervista che mi ha stimolata a trattare un argomento a me molto caro e grazie ai lettori e alle lettrici che ci hanno seguite fin qui.

 

 

 

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