Ciao,
oggi siamo in compagnia di Gordiano
che ci parlerà del suo libro
MC – Ti va di presentarti e di raccontarci qualcosa di te?
Gordiano – Scrivo da sempre, pubblico dal 1997, ho perso il conto dei libri che ho scritto e tradotto, ma ti assicuro che tutte le mie opere sono frutto di passione e che su commissione ho fatto solo un libro per Rusconi sui Serial Killer Italiani (il mio più venduto e reperibile, ironia della sorte)(credo di averne una copia da qualche parte J). Non solo, pubblico anche altri autori dal 2003, con Il Foglio Letterario Edizioni, un’azienda culturale, come mi piace definirla, visto che il solo profitto è passione che genera passione.(allora prima o poi parlerai anche di me e dei miei libri...lo so, lo so... non dovrei provarci così... ma chi non risica non rosica J)
MC – Hai scritto molti libri di generi diversi. Tra i vari generi ho visto che ti piace la letteratura cubana, come mai.
G – Cuba fa parte della mia vita dal 1998. Ho una moglie cubana e due figli italo-cubani. Ho molti amici scrittori che traduco, quasi tutti residenti all’estero. Mi occupo ancora di cultura cubana. Ho tradotto gente come Guillén, Cabrera Infante, Viera, Valdés … ma non mi occupo di politica, ne sono rimasto scottato.
MC – Quando si traduce un libro o una poesia o un articolo... come si fa senza far perdere la vera “anima” di quello che si traduce? Mi spiego, ci sono frasi o pensieri che sono intraducibili, come si fa per rispettare il pensiero dell’autore?
G – Traduco solo autori che amo e che conosco
bene, quindi credo di riuscire a conservare nella nostra lingua il loro
pensiero. Inoltre, scelgo sempre la soluzione di traduzione che sia più vicina
al testo originale, anche se la metrica non viene rispettata fino in fondo. Tra
spagnolo e italiano di cose intraducibili non ce ne sono, magari autori come
Cabrera Infante che usano molto il doppio senso presentano questa difficoltà …
In questo caso ci serviamo di note esplicative, soprattutto in narrativa e
saggistica.
MC – Nella nostra cultura gli autori cubani sono accettati come ogni altro autore di altri paesi oppure hanno difficoltà nell’essere letti?
G – Gli autori cubani vengono accettati da certa cultura di sinistra se filo castristi, anche se modesti autori. Tutto questo è un controsenso, perché Cuba è una dittatura vera e propria che non ha niente del socialismo pretestuoso sul quale dice di fondarsi. Io traduco autori non allineati, che in Italia da sempre hanno difficoltà a essere accettati, ma sono i migliori, i più veri. Tra i tanti che traduco Zoé Valdés ha avuto alcune pubblicazioni italiane negli anni Settanta con grandi editori e ha una voce nell’Enciclopedia Treccani. Gli altri sono meno famosi. Il suo ultimo libro è uscito con noi: Anatomia dello sguardo. Caffè Nostalgia uscì con Frassinelli, quando ancora in Italia c’era un’editoria importante. Altri suoi lavori sono editi da Giunti.
MC –Hai lavorato anche nel cinema, come è stata questa esperienza e cosa ti ha colpito.
G – Non ho lavorato nel cinema. Magari! Alcuni miei soggetti sono stati portati al cinema da diversi registi, ma si tratta di produzioni indipendenti con le quali non si mangia. (va beh... sei proprio puntiglioso. Credo che sia una bella soddisfazione quando qualcuno vuole usare un tuo libro per fare un film) Non ho detto che non ci sia soddisfazione, in realtà non scrivo per denaro, quindi mi va bene, ho solo detto che sono cose che non danno da mangiare. Carmina non dant panem.
MC – Come mai ti piace spaziare tra generi diversi anche così distanti tra loro. Ti faccio un esempio ... Horror, pornografia, delitti, musica, vudu ecc...(per parlare di tutto quello che hai fatto dovremmo fare la tisana e tisana bis).
G – Non mi sono mai occupato di pornografia, per essere precisi, se non come saggista di cinema(intendevo questo, scusa, mi sono espressa male) OK, ma niente di male, la pornografia resta un genere cinematografico che ho affrontato parlando in un libro di Joe D’Amato regista che ha fatto di tutto, affrontando anche alcuni film di quel genere. Mi occupo di cose che mi appassionano. Non credo che sia una colpa avere molte passioni. So che non va bene per fare successo. In Italia serve lo scrittore specializzato in commissari panzoni. Ecco, ce ne sono molti, ma Gordiano Lupi è diverso.(anche io spazio tra generi e ho tanto interessi, per cui con me non ci sono problemi, anzi, credo che sia un arricchimento non solo personale ma anche per quando si scrive)
MC – hai così tanti interessi e ha iscritto così tante cose che con Aperichiacchierata potremo parlare per un anno, se tiva di partecipare a questa rubrica, sei il benvenuto.
G –Sono qui, ma dovremo cominciare da una cosa. Il cinema è uno dei miei interessi, soprattutto il cinema italiano del passato. La letteratura è un mio interesse, ma quella vera. E via dicendo. (allora comincio a preparare qualcosina...)
MC – Ti va di parlarci di questo libro. Quando lo hai scritto e come è stato accolto dal pubblico.
G – Calcio e acciaio – Dimenticare Piombino è il mio ultimo romanzo, scritto dieci anni fa come una sorta di risposta ad Acciaio di Silvia Avallone(ricordo il libro) il film è persino peggiore, girato da Mordini (non ricordo se l'ho visto) che trattava la mia città in modo irreale. Il suo non era un brutto romanzo, solo che Piombino era Scampia. E non andava bene, non va bene. Io ho ambientato una storia d’amore e calcio nella vera Piombino, protagonista un calciatore che torna al suo paese e rivedeun piccolo mondo antico perduto, ma ha lasciato un amore lontano. A Trani … La storia mi ha preso la mano e due anni dopo è nato un sequel scritto insieme a Cristina De Vita (Sogni e altiforni – Piombino Trani senza ritorno). Sono due libri che hanno partecipato al Premio Strega, ben accolti da pubblico e critica.
MC – Come mai hai voluto riproporlo dopo dieci anni?
G – Perché è il mio romanzo, è la storia che meglio mi rappresenta, è il mio ultimo libro di fiction, dopo non sono riuscito a scrivere niente altro. Perché credo che sia un romanzo buono per tutte le stagioni, visto che me lo chiedono ancora …(e forse anche perché... molte cose non credo siano cambiate, ma è solo una mia impressione, potrei anche sbagliarmi...) a Piombino è cambiato molto – in meglio – visto che adesso la vocazione turistica è abbastanza compiuta, ma il romanzo è fatto di sensazioni e di ricordi, di nostalgia e sentimenti, cose immutabili
MC – Se vuoi pubblicare uno stralcio... fai pure.
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Giovanni ha sentito raccontare così tante volte l’abbraccio tra il nonno e la madre che gli sembra d’averlo vissuto. La guerra era finita e ai morti si aggiungevano nuovi nomi su lapidi di marmo. Antonio era nato da un uomo che aveva percorso il mondo con un fardello di speranze e le valigie di cartone legate con lo spago. Non poteva spaventarlo il lavoro in altoforno, anche se il mostro minaccioso sembrava osservarlo scuotendo la testa di fumo. Antonio era figlio d’un uomo che aveva sognato l’America per tutta la vita, ma che dopo tante avventure aveva accettato la provincia italiana come approdo. Il gigantesco altoforno aveva segnato il destino di un’intera famiglia, anche Giovanni aveva sempre portato con sé l’odore dello spolverino misto a sentori di salmastro che si sente entrando in città, un profumo di ricordi che diventava nostalgia dopo tanta lontananza. Francesco aveva un figlio da crescere, lo osservava ogni giorno tra le braccia della madre nella povera casa di via Gaeta, vicino all’altoforno, così diversa dalla casa di montagna dei suoi avi, resa scura dai fumi dell’acciaieria, un mostro che rappresentava il pane, unico motivo per andare avanti. Il sorriso della moglie riassumeva tutti i sorrisi delle donne che avevano attraversato la sua esistenza. Il figlio avrebbe fatto la sua stessa vita, scandita dalla sirena della fabbrica, come un grido di dolore nella sera, come un richiamo per un popolo di operai che si tramanda un mestiere di generazione in generazione. L’altoforno come un altare pagano dove sacrificare l’esistenza e sognare un futuro migliore. (grazie)
MC – Come mai hai scelto questo titolo?
G – Lo spiega il romanzo stesso, a un certo punto. Calcio e acciaio sono legati indissolubilmente, a Piombino. Le sorti calcistiche sono legate alle sorti dell’acciaio. Quando l’acciaio era una ricchezza il Piombino calcio ha fatto la serie B e la serie C. Adesso è in Promozione.
MC - Cosa avresti voluto che ti chiedessi?
G – Nient’altro. Va bene così. Mi hai chiesto tante di quelle cose …
MC - E pensa che mi sono trattenuta... di domande avrei voluto fartene molte di più.
G – Grazie! Adesso, in realtà, faccio più l’editore che lo scrittore. Non solo, mi sto riprendendo tanti titoli che avevo dato a editori peggiori di me e me li curo da solo. Per poco che venderanno, almeno sono miei in tutto e per tutto. Adesso mi occupo molto di cinema e scrivo soprattutto di quello. Il mio ultimo lavoro è su Nino D’Angelo, ma ne ho inediti su Laura Antonelli, sul lacrima movie … (insomma, molti libri di cui parlare)
MC - Grazie e alla prossima.
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