Ciao,
questa sera siamo in compagnia di Lisadora Valenza
MC - ti va di raccontarci qualcosa di te così i lettori possono conoscerti?
Lisadora – Sono una cantante lirica con l'anima multidisciplinare, sono curiosa e versatile e mi interessa conoscere e capire il mondo che mi circonda. D’altronde ho conseguito un dottorato in filosofia che mi ha permesso una visione diversa del mondo della musica.
MC – quando hai sentito la prima romanza o hai visto la prima opera lirica? Ricordi quale era?
L – Sinceramente non mi ricordo quando è iniziato il mio amore per il canto lirico, direi che è sempre stato con me. Mi raccontano che fin da neonata quando sentivo cantare mia nonna, che aveva una splendida voce da angelo, cantavo insieme a lei. Quando era giovane le era stato offerto di diventare un soprano soubrette ma lei all’epoca non aveva accettato dati i tanti pregiudizi che allora rivestivano quel tipo di lavoro. Certamente i miei genitori mi hanno aiutato a coltivare l’amore per la musica, che ascoltavamo quotidianamente, facendomi studiare pianoforte da quando avevo a cinque anni e mezzo.
MC – Cosa ti ha portato a studiare il canto lirico e a capire che era quello che volevi fare?
L – Come ti dicevo l’ho sempre saputo, l’amore per l’opera lirica è un innamoramento e trascende ogni spiegazione. Bisogna certo essere abituati ad ascoltare un certo tipo di musica ma è tutto l’insieme, i sentimenti che si liberano, la potenza della voce, i costumi e le scenografie che incantano chi come me ha la vocazione di cantate lirica.
MC – il canto lirico di oggi è diverso da quello “classico” di ieri?
L – Il canto lirico si evolve, si evolve la tecnica che segue anche le esigenze compositive contemporanee, le necessità sceniche e ci si adegua, a volte a discapito della qualità, anche il gusto del pubblico. La tecnica vocale ha profonde basi nella tradizione e deve essere necessariamente così ma attualmente siamo molto più attenti alle esigenze espressive, attoriali e a rispettare le volontà scritta sullo spartito dai compositori del passato o contemporanei.
MC – In cosa consiste questa diversità e quali sono le sfide che devi affrontare ogni volta che devi approcciarti ad un nuovo lavoro.
L – Come dicevo oggi un cantante deve partire da una solida tecnica e da un serio lavoro sulla parte musicale. In passato i grandi interpreti potevano apportare delle modifiche del tutto personali alla parte musicale oppure legate alla cosiddetta “ tradizione” senza essere ripresi dalla critica. Oggi siamo molto più rispettosi delle volontà scritte del compositore.
MC – stessa domanda ma nei confronti di un’opera della vostra compagnia?
L – La nostra compagnia è nata da un mio progetto a cui pensavo da tempo. Già nel 2018 avevo pensato di riuscire a creare una realtà come questa ma solo nel 2024, quando ho presentato due dei miei più cari amici - Elisa e Emiliano - l’una a l’altro, questa meravigliosa idea ha preso forma.
MC – come è stato preparare il vostro primo lavoro e quando vi siete trovati sul palco tutti assieme?
L – Il nostro lavoro si basa su uno scambio continuo nel profondo rispetto dell’altro. La nostra prima esperienza insieme sul palco è stato un grande successo, la nostra sintonia e il nostro entusiasmo hanno coinvolto anche il pubblico.
MC – Cosa significa per te questa nuova esperienza?
l – Per me è un sogno che si avvera.
MC – in cosa consiste l’innovazione dell’InOpera nel campo della lirica?
L – Immaginiamo opere liriche in contesti ancora mai sviluppati, ambientazioni e visioni ancora mai trattate. Di più non posso dire per non incorrere nello spoiler.
MC – Per i cantanti lirici la vostra voce è il vostro strumento. Nella pratica, come la curate, come l’allenate e come si intreccia con il lavoro degli altri componenti della compagnia?
L – Il cantante lirico ha una cura maniacale del suo strumento. La Voce per noi è personificata, la distinguiamo anche come voce parlata o cantata e quando ci afonizziamo andiamo in crisi. Con gli anni impariamo delle tecniche che possano aiutarci a cantare anche in condizioni di disfonia ma non sempre è possibile. Ogni cantante ha i suoi riti, io per esempio dò molta importanza ai lavaggi nasali quotidiani, accompagnati da vocalizzi e studio del repertorio. Lo studio del cantante è abbastanza solitario tranne quando si incontra con il pianista accompagnatore per ripassare i brani e le opere. Io nella nostra compagnia sono un po' la cartina tornasole che il lavoro stia procedendo bene perché, come interprete, mi rendo conto della fattibilità delle arie e duetti che nascono dalla fantasia di Elisa ed Emiliano.
MC - Se dovessi portare in scena un’opera nuova, che argomento vorresti che fosse trattato e perché e se dovessi scegliere i librettista e compositore per questa nuova opera chi vorresti che fossero e perché?
L – Mi piacerebbe un’opera ambientata nel mondo della magia e ovviamente continuerei a lavorare i miei due compagni di avventura Elisa e Emiliano, perché amo lavorare con i miei amici e anche perchè squadra che vince non si cambia!
MC – Cosa consiglieresti a chi vuole studiare lirica.
L – Di scegliere bene il proprio maestro di canto e pretendere risultati concreti entro i primi tre/quattro anni di studio, purtroppo la tendenza generale è di tenere i ragazzi “parcheggiati” in conservatorio e alcuni maestri, poco onesti, trattengono gli studenti per il loro tornaconto.
MC – cosa consiglieresti a chi vorrebbe provare l’esperienza di far parte di una compagnia “particolare” come InOpera?
L – Per lavorare con noi ci si deve aprire a nuove prospettive, con una seria etica del lavoro, professionalità e tanto tanto entusiasmo.
MC – cosa avresti voluto che ti chiedessi?
L - Che lavoro avresti fatto se non avessi intrapreso la carriera di cantante lirica?
MC – Credo che te la farò la prossima volta che ci incontreremo, per adesso... grazie per la chiacchierata e... buona serata a tutti.
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