Ciao
Oggi parleremo con Samar Darkpa del suo libro “Rinascerò in Tibet”, sono sicura che sarete tutti curiosi di saperne di più come lo sono io.
Per cominciare ti va di parlarci un po’ di te?
Ciao a tutti! Mi chiamo Samar Darkpa, ma il mio nome sulla carta d’identità è Darkpa Gyaltso. Sono originario della contea di Zhuoni, nella prefettura autonoma tibetana del Gannan, nella provincia del Gansu. Sono scrittore freelance e poeta bilingue tibetano-cinese. Attualmente vivo a Lhasa. Sono membro della China Writers Association e, tra numerosi autori, sono stato selezionato per partecipare al Progetto di Scrittura Internazionale dell’Accademia di Letteratura Lu Xun di Pechino, dove ho conosciuto Fiori Picco, che tutti noi in Cina chiamiamo Xuelian. Ho partecipato anche al decimo Incontro di Poesia di Ottobre e al trentottesimo Incontro di Poesia Giovanile. Sono autore di sette raccolte di poesie, tra cui Sussurri in cucina (in lingua tibetana) e La luna caduta nella ciotola disse (in cinese). Ho pubblicato opere bilingue sulle riviste letterarie People's Literature, Poetry, October e Dassel. Ho vinto il premio Tibetan Poet Award, il New Century Literary Award e, in Italia, il Premio Estero con titolo di eccellenza al Premio Internazionale Penne D’Oro della Letteratura Italiana 2020. Alcune mie opere sono state tradotte anche in inglese, in spagnolo e in altre lingue. In Francia sono state tradotte e pubblicate sulla nota rivista Recours au Poème. Sono diventato monaco buddista all'età di nove anni e sono tornato a vita secolare all’età di ventiquattro anni. Sulla carta d’identità sono nato il 16 gennaio 1985, ma la mia vera data di nascita è il 29 dicembre 1984. Ho scritto le mie prime opere all'età di sedici anni e all'età di ventidue anni ho iniziato a pubblicare. Parlo cinese dal 2010 e il mio livello di lingua al momento è ancora base II.
Quando hai vinto il tuo primo premio come ti sei sentito?
Mi sono sentito grato e onorato. Ricevere il Premio Estero con titolo di eccellenza al Premio Internazionale Penne d’Oro della Letteratura Italiana 2020 è stata una sorpresa straordinaria, in quanto la sinologa Fiori Picco aveva tradotto in italiano la mia poesia “I tempi della fioritura” iscrivendola al concorso. La Giuria l’ha definita una delle più belle tra tutte le poesie ricevute.
Complimenti.
E sapere che in molti Paesi le tue poesie sono state tradotte e lette come ti fa sentire?
È uno stimolo maggiore, un incoraggiamento a scrivere, anche perché Fiori ha presentato le mie poesie in Francia, dove sono state pubblicate con la traduzione in francese della poetessa Marilyne Bertoncini.
Posso chiederti come mai usi uno pseudonimo per scrivere?
Uso uno pseudonimo perché nelle zone tibetane tantissime persone hanno lo stesso nome e, per distinguermi dagli altri, ho scelto come cognome “Samar”, il nome del mio villaggio.
Come mai sei entrato in monastero? Come sono i monasteri buddisti nel tuo paese?
Sono ultimo di nove fratelli e, nelle nostre zone, diventare monaco equivale a essere una persona speciale ovvero la più promettente agli occhi della famiglia. Tutti al villaggio trattano i monaci con estrema considerazione. Entrare in monastero era la speranza mia e dei miei genitori. Ma poi sono tornato a vita secolare e li ho delusi. La vita da religioso mi ha aiutato a vedere in modo diverso la vita, la morte e il mondo. La vita in monastero è all’insegna della frugalità. I monaci si nutrono di polpette di farina d’orzo tostata e mescolata a burro di yak e di qualche semplice ortaggio come patate e petali di loto. Il buddismo mi ha dato tanto: la saggezza, il senso di completezza, lo sguardo sempre rivolto alla preghiera e al bene dell’umanità.
Se non sono troppo invadente posso chiederti cosa ti ha spinto a lasciare il monastero e come ti sei sentito le prime volte che camminavi tra la gente come uno di loro e non più come monaco?
Nel mio libro spiego i motivi per cui ho lasciato il monastero e leggendo le mie poesie si comprendono le mie sensazioni e i miei stati d’animo. Invito i lettori a leggerlo!
Perché hai iniziato a scrivere poesie?
Da bambino adoravo l’Epica del Re Gesar del leggendario Regno di Ling, un cantico composto da poemi e prosa. Piaceva molto anche a mio padre e insieme la ascoltavamo alla radio. Era una storia affascinante che mi ha arricchito. Il desiderio d’amore dell’eroe, l’aspettativa di pace da parte del suo popolo e la distruzione di una civiltà a causa della guerra influenzarono profondamente la mia comprensione della poesia e della letteratura, che rimasero nel mio cuore. Quando avevo sedici anni, un amico mi chiese di scrivere una poesia. Incoraggiato da lui e dai miei maestri monaci iniziai a scrivere dei versi.
Parlaci di questo tuo libro, il motivo per cui l’hai scritto e perché hai deciso di abbinare le poesie a momenti precisi della tua storia.
Da sempre la poesia, oltre ad avere un significato profondo, è in grado di darmi equilibrio e conforto. Questo libro è stata un’idea mia e della mia traduttrice ed editrice Fiori Picco, che ha voluto abbinare cinquanta mie poesie a tema a determinate fasi della mia vita. È stata Fiori a suggerirmi di unire poesia a prosa. Questo libro racchiude ricordi della mia infanzia, del periodo trascorso nei templi buddisti e nella prateria a pascolare gli yak, del mio vagabondaggio da nomade nel deserto del Gobi e della mia vita a Lhasa, dove ho lavorato come chef e, allo stesso tempo, mi sono affermato come poeta e autore.
Fra le tante esperienze che hai fatto quale ti ha dato di più e quale ricordi con più affetto e gratitudine?
Sul mio cammino di riflessione ho incontrato molti maestri che mi hanno incoraggiato e illuminato, tra questi il noto scrittore tibetano Tsering Norbu che mi ha stimolato a scrivere non solo nella mia lingua madre ma anche in cinese. Ancora oggi mi sto impegnando.
Hai una vita avventurosa e molto varia, come mai hai fatto questa scelta e cosa vuoi che arrivi al lettore?
Dopo la morte di mio padre ho deciso di lasciare il villaggio di Samar e di intraprendere un vagabondaggio spirituale tra templi e monasteri buddisti. Saltuariamente tornavo a casa dai miei fratelli per aiutarli durante i raccolti e i mesi della pastorizia. Poi, nel 2007, mi innamorai, ma fu molto doloroso e decisi di fuggire. Visitai molti luoghi, fu un viaggio in solitudine con me stesso, l’inizio di un’altra vita. All’età di ventiquattro anni entrai definitivamente nel mondo della “polvere rossa” lasciando la via religiosa. Visitai lo Xinjiang e la città di Turpan. Questo libro racconta le fasi più importanti della mia esistenza, i miei sentimenti e i miei intenti. Spero che i lettori possano percepire calore attraverso i miei versi e, soprattutto, comprendere le scelte che la vita ci porta a fare.
Tra queste poesie ne hai qualcuna a cui sei più legato e perché?
Le poesie “Padre” e “Mamma”, dedicate ai miei genitori, “Rinascerò in Tibet”, che dà il titolo al libro in italiano e “La luna caduta nella ciotola disse”, titolo di un’altra raccolta pubblicata in Cina. Queste poesie rappresentano i miei sentimenti nei confronti della famiglia, della mia Terra e delle mie esperienze.
Uno dei temi ricorrenti è la metamorfosi, come mai? (se vuoi regalarci una poesia lo puoi fare)
La metamorfosi rappresenta il mio pensiero, la mia mente; spesso amo definirmi una “pietra in natura” perché la roccia non cambia, rimane la stessa anche quando è colpita dalla pioggia. Così è la fiducia in me stesso: invariabile. Amo anche definirmi un destriero perché “senza il trauma di un cavallo al galoppo, non vi è alcuna guarigione divina.” Attraverso la sofferenza si sciolgono i nodi karmici e si raggiunge l’equilibrio. Nel nostro villaggio, l’essere umano è in simbiosi con la natura, si fonde con essa. Ti regalo una poesia dedicata a mia madre:
Mamma
Mamma:
nel petto ha una steppa,
due montagne di neve ammantate,
una fonte di candido latte,
un mondo di pace e di quiete.
È così piccola:
può sedersi leggiadra
su un lenzuolo di pelle di montone.
È così grande:
nel suo abbraccio c’è
il miracolo della reincarnazione.
È bella, grazie.
Gli altri due temi sono la reincarnazione e la trasformazione. Sono passaggi che fa l’anima o anche la persona attraverso la sua crescita?
Nel mio libro il tema della rinascita è legato anche al rito funebre della Sepoltura Celeste, attraverso il quale l’anima del defunto si distacca dalla Terra e ascende al Cielo solo se il corpo viene dato in pasto agli avvoltoi. Solo così può reincarnarsi. In una mia poesia ho scritto “La mia anima è senza età, in viaggio da millenni. Dilaniato e affidato agli uccelli divini, sono trasceso.” La trasformazione è un processo che riguarda anche la persona attraverso la crescita. Per esempio, lavorare come chef mi ha fatto comprendere la saggezza. Per me la cucina è diventata una finestra per riaffacciarmi sul mondo e sulla vita. Ho scritto circa quattrocento poesie a tema culinario. Con questo genere credo di aver aperto un nuovo capitolo nella storia della poesia tibetana.
Sono curiosa di sapere come mai hai scritto così tante poesie con questo soggetto e...Hai un piatto che ti piace cucinare più di altri e perché?
Ho imparato a cucinare più di cento pietanze tibetane e del Sichuan, tra cui “Otto tesori di buon auspicio”, un piatto a base di pasta che piace molto ai bambini. Ho scritto poesie per ogni fase della mia vita. Per me la cucina è un luogo di pace e di ispirazione.
Ami molto la natura, perché?
La natura è la madre dell’umanità. Senza di essa l’uomo non sopravviverebbe. Da bambino ho trascorso gran parte del mio tempo giocando al fiume. Vicino al nostro villaggio c’era un ruscello limpido contornato da erba verde. Mamma si raccomandava sempre: “Se vai a giocare in acqua, non pescare. Se sali sulla montagna, non strappare l’erba, non raccogliere fiori, non gettare nulla di sporco nel torrente e non lavartici i piedi. Fiori, piante e animali hanno un’anima. Se farai loro del male, ti ammalerai.” Era una grande lezione sulla protezione ambientale.
Consigli saggi, dovrebbero sempre venire applicati, soprattutto oggi.
Che tipo di scrittura hai e le tue poesie come le descriveresti?
Quando scrivo poesie riporto sulla carta i pensieri del momento. Cerco sempre di descrivere ciò che vedo con parole in movimento. Il mio è uno stile dinamico. Non amo le poesie che sembrano liste della spesa. Per me la poesia deve essere un mix di immaginazione e di filosofia, di emozioni e di flusso di coscienza. La mia traduttrice Fiori Picco ha definito il mio stile “romantico, bucolico, profondo, incisivo e impregnato dello spirito tibetano.”
Vorrei farti altre domande ma mi trattengo, magari lo farò con la mia intervista tisana un giorno. Spero che la nostra chiacchierata sia stata piacevole, di sicuro lo è stata per me.
Ringrazio Maria Cristina Buoso per aver dedicato il suo tempo a intervistarmi e a promuovere il mio libro. Grazie mille!
Parlare con te è stato molto piacevole. Grazie.
Link di acquisto al libro di Samar Darkpa:
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