Commissario De Vincenzi, Italia 1936 / Augusto De Angelis
"Era giovane, neppure trentacinque anni, eppure si sentiva vecchio.
Aveva fatto la guerra. Ed era uno spirito contemplativo. Qualche suo compagno, in collegio, lo chiamava poeta, per riderne, naturalmente. E lui era tanto poeta che si era messo a fare il commissario di polizia".
Ecco come Augusto De Angelis presenta in uno dei suoi romanzi il commissario Carlo De Vincenzi, solerte e sempre disponibile funzionario della questura di Milano. Veste in modo semplice e con eleganza.
Non conosciamo quasi nulla del suo aspetto fisico né della sua vita privata, ma sappiamo che è affascinato dal mistero dell'anima umana e che, come ha scritto Loris Rambelli, "ha scelto di fare il poliziotto per poter avvicinare quei congegni delicati e sottili che sono il cuore e il cervello degli uomini".
Carlo De Vincenzi è nato in una casa di campagna della Val d'Ossola. Ha compiuto gli studi scolastici in un collegio e gli studi universitari nella facoltà di giurisprudenza. È stato militare nell'esercito, congedandosi con il grado di tenente. Entrato nella polizia, è diventato capo della squadra mobile di Milano. De Vincenzi è scapolo e abita a Milano in una casa di corso Sempione insieme alla domestica Antonietta, che è stata la sua balia. Ha un carattere riservato e taciturno. Uomo di discreta cultura (legge Platone, Freud, Oscar Wilde, Lawrence e le Lettere di San Paolo), è un solitario pessimista che appena può ama recarsi alla Scala. Anche se dopo lo spettacolo è costretto a chiudersi nel suo ufficio a studiare qualche incartamento per recuperare il tempo "perduto".
Pur essendo un rigoroso ragionatore, De Vincenzi non è un investigatore deduttivo alla Sherlock Holmes; per scoprire il colpevole, non si basa troppo su indizi materiali e perizie balistiche, subendo a volte le critiche dei suoi superiori. Il commissario cerca prima di tutto di capire il contesto esistenziale in cui matura il crimine, perciò si muove lentamente tra vari ambienti (bar, portinerie, circoli, case private) osservando, interrogando e cercando d'immedesimarsi nella psicologia dei personaggi; il suo intuito lo porta prima o poi sulla pista giusta, che segue con pazienza e tenacia, fino a trovare la soluzione del crimine ed arrestare il colpevole. Il suo metodo presenta analogie con quello del commissario Maigret, ma De Vincenzi possiede una maggiore cultura, di cui però non fa sfoggio a differenza di Philo Vance, altro investigatore colto nella letteratura gialla.
Carlo De Vincenzi è protagonista di quindici romanzi, ambientati per la maggior parte nella Milano degli anni trenta. Il commissario ha come principali collaboratori il vice commissario Sani e il maresciallo Cruni. Un paio di romanzi sono ambientati a Roma, dove De Vincenzi viene trasferito per un periodo; nella capitale ha come collaboratore il vice commissario D'Angelo.
Negli anni settanta è stata trasmessa dalla RAI la serie televisiva Il commissario De Vincenzi, in cui il personaggio del commissario è stato interpretato da Paolo Stoppa. La serie è stata trasmessa in due stagioni, la prima ambientata a Milano, la seconda a Roma. L'episodio della seconda serie La barchetta di cristallo è ambientato a Roma, mentre l'omonimo romanzo di De Angelis è ambientato a Milano.
I gialli di Augusto De Angelis sono stati pubblicati da vari editori (Mondadori, Feltrinelli, Sonzogno e Garzanti), mentre Paolo Stoppa ha interpretato il commissario Carlo De Vincenzi in alcuni sceneggiati trasmessi dalla Rai nel 1974.
De Angelis (1888 - 1944), è considerato uno dei padri del poliziesco italiano, ovvero di un genere che solo negli anni '60 ha trovato una propria robusta dignità in un panorama letterario dominato da giganti, ma anche da snobismi smisurati nei confronti di chi "si abbassava" a scrivere gialli. Scrive negli anni dell'apoteosi del fascismo e riesce abilmente a disimpegnarsi dalla retorica che veniva imposta a tutta la produzione artistica autarchica. Fino a un certo punto, comunque, perché la censura lo colpì con decisione: non era bello che negli anni fascistissimi si raccontasse di ladri e puttane.
De Angelis fu anche arrestato, nel 1943, perchè aveva chiaramente manifestato opinioni contrarie al regime, e i mesi trascorsi in prigione minarono la sua salute, tanto che morì qualche mese dopo essere tornato in libertà.
Il suo commissario De Vincenzi si muove a fatica tra le ortodossie burocratiche e i trionfi patriottici, ma è abbastanza scaltro (a vederlo, però, non si direbbe) per evitare le trappole che continuamente vengono preparate da qualche funzionario ambizioso o da profittatori di vario genere. Un "Maigret italiano", dunque?
Ci fa proprio inquietare questo continuo ricorrere a Maigret (cosa che comunque è significativa: evidentemente Simenon impone ovunque la propria formidabile autorità) non appena ci si trova di fronte a un poliziotto che invece di sparare e tirare cazzotti cerca di capire, ma forse in questo caso si può fare un'eccezione. In realtà fra i due commissari c'è un abisso (fisico, ambientale, familiare), ma li accomunano senz'altro una pazienza fatta di tenacia, un riservato senso dell'umorismo e buona memoria.
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