Ciao,
oggi parleremo del libro Forbici, incenso e canfora di Lu Min, una scrittrice che ha vinto molti premi ed è tradotta in molti paesi.
Buona Lettura :)
Ti andrebbe di presentarti ai lettori Italiani raccontandoci qualcosa di te. Come hai iniziato a scrivere?
Sono cresciuta in campagna, ho lasciato il mio paese natale all’età di 14 anni per andare a studiare in città. Non ho frequentato l’università e, prima di scrivere, ho svolto diversi lavori: impiegata postale, impiegata d’ ufficio, segretaria, giornalista, funzionaria statale. L’idea di scrivere narrativa nacque nel periodo in cui lavoravo come funzionaria statale. La mia unità di lavoro si trovava in un palazzo d’uffici di trenta piani. Un pomeriggio, mentre stavo scrivendo un documento ufficiale, diedi un’occhiata fuori guardando verso il basso. Riuscii a vedere una porzione della città di Nanchino e dall’alto i suoi abitanti: funzionari, venditori ambulanti, poliziotti, autisti, addetti alla distribuzione dell’acqua, camerieri di ristoranti, maestre d’asilo e molti altri ancora.
Nanchino vista dall’alto
Foto dal sito Baidu
Tutti,
senza alcuna eccezione, avevano una meta precisa e procedevano frettolosi come
una corrente d’acqua che lavava e corrodeva la città. Era il tramonto, tutto
era in penombra e nubi dalla forma strana fluttuavano in cielo. Guardando il
cielo e poi ancora verso il basso, verso quella folla di persone uguali a me,
una forte ansia mi assalì, come le onde mutevoli del mare, come una burrasca
che si infrange sulla riva. Sapevo che quello a cui assistevo in realtà era solo
un’illusione, tutta quella gente non era come la vedevo io: oltre alle
apparenze c’erano dei sentimenti e delle esperienze di vita. Ognuno di loro
aveva dei segreti oscuri come ombre nascosti in profondità dentro l’anima. A
colpirmi furono l’idea di quei segreti e le loro ombre che si allungavano e si accorciavano.
Fu come se il vulcano spento per molti anni alla fine avesse trovato uno sfogo.
Desiderai fortemente scoprire i loro segreti ed entrare nei loro cuori per
sentirne i dolori e la compassione. Per farlo avrei dovuto usare un mezzo
legittimo e, fortunatamente, era lì ad aspettarmi: la narrativa! Un telescopio
potente, esagerato, addirittura deformante e pazzo, mi avrebbe dato la libertà
di indagare senza limiti e il diritto di intraprendere folli avventure. Fu al
tramonto, in quel pomeriggio insipido e di una noia mortale che la narrativa
arrivò come un fulmine, come un tuono, e finalmente trovai la via per uscire da
un vicolo stretto e affacciarmi sul mondo. Andai davanti al computer, aprii un
nuovo documento e iniziai il mio primo romanzo. (sembra l’Incipit di un
romanzo... ricordi cosa hai scritto?) Certo, si intitolava “Cercando Li Mai”. Li Mai era il nome di un ragazzo
di cui mi ero innamorata. Un giorno lui scomparve all’improvviso e suo fratello
maggiore venne da me per consolarmi e per aiutarmi a cercarlo. Alla fine mi
resi conto che i due fratelli erano identici… (incredibile)
Foto autrice
Cosa ti piace leggere e conosci la letteratura Italiana?
La Cina è molto attiva nella traduzione e nell’introduzione della letteratura straniera. Pertanto gli scrittori cinesi, me compresa, leggono molti libri italiani, come quelli di Calvino, che occupa un posto importante non solo tra i letterati ma anche nel cuore dei lettori comuni. I suoi libri da sempre sono i più venduti nelle librerie cinesi. Molti lettori apprezzano anche la scrittrice napoletana Elena Ferrante, i suoi quattro volumi della notissima serie “L’amica geniale”. Oltre a questi autori letti da molti, in passato ho letto anche “La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano, “Staccando l’ombra da terra” di Daniele Del Giudice e “Occhi sulla graticola” di Tiziano Scarpa, tutte opere di nicchia. Ma l’autore che amo di più è Umberto Eco. Ho letto quasi tutte le sue opere di narrativa, in particolare mi sono piaciute molto “Numero zero” e “Il nome della rosa”. Di recente ho perfino letto “Scritti sul pensiero medievale”, un suo trattato accademico risalente al periodo giovanile. Le ricerche medievali sono il punto forte di Eco. In molti dei suoi capolavori si nota l’uso dell’enciclopedia massimale come sistema conoscitivo. (complimenti, è bello sapere che gli scrittori e scrittrici italiane sono conosciuti anche all’estero. )
Enciclopedia universale
Come è iniziata la tua collaborazione con Fiori Picco?
Il nostro primo incontro è avvenuto nel 2018, presso l’Accademia di Letteratura Lu Xun di Pechino, durante l’International Writing Program che ha coinvolto scrittori e sinologi di tutto il mondo. Quando l’ho conosciuta, aveva già tradotto molte opere di scrittori cinesi contemporanei, tra cui Tie Ning, A Lai e Fan Wen. Tutti questi autori hanno riconosciuto la sua capacità di traduzione e la sua dedizione. (Fiori è una persona competente con cui è facile parlare) Tuttavia, dopo il nostro incontro, è tornata in Italia e siamo rimaste in contatto tramite email e su WeChat conoscendoci più a fondo. Dal marzo al giugno 2021, Fiori ha selezionato con cura tre racconti su dieci da me inviati. Ciò che mi ha piacevolmente sorpresa è che ha scelto i racconti che mi piacciono di più (allora siete in sintonia J ), che sono molto particolari, ma, a mio avviso, anche i più difficili da tradurre. Fiori ha lavorato in modo molto efficiente: dopo appena un anno, ovvero di recente, ha tradotto e pubblicato il libro, occupandosi del design della copertina e della distribuzione on line. Ha completato tutte le fasi di creazione di un libro. Mi piace molto il design di copertina, è artistico, incarna lo stile cinese e si adatta all’atmosfera e ai contenuti dei miei racconti. Ringrazio molto Fiori Picco e i sinologi come lei che si impegnano per diffondere le letterature di culture e lingue diverse. (concordo, è una bella copertina)
L’Accademia di Letteratura Lu Xun
Che tipo di libri scrivi?
Parlerò di tre aspetti dei miei romanzi. Il primo, e più importante, è l’attenzione che rivolgo alla psiche delle persone. Quello che più mi interessa è la natura umana. Sento spesso due espressioni chiave, la prima è “male oscuro”, la seconda è “esclusione”. Superficialmente non c’è nulla, tutti stanno bene, sono in salute, ma la malattia è negli animi e il mondo intero sta perdendo il romanticismo e gli ideali. (credo che il male oscuro sia una “malattia” legata sempre più ai tempi in cui viviamo) Ciò probabilmente dipende dalla scarsità di risorse che ci porta a essere sotto pressione sotto tutti gli aspetti: dalla crescita allo studio, dalla ricerca di un lavoro al guadagno e poi al consumo, dal mettere su famiglia al procreare e perfino nel trovare il grande amore, la pressione è sempre forte. I periodi dell’infanzia e dell’adolescenza si stanno accorciando (mi viene da fare un paragone molto “terra, terra”, come le stagioni che sono passate da 4 a 2, perché hanno inglobato le altre facendole scomparire, credo che stia succedendo così anche con i bambini) , quasi come se, poco dopo l’infanzia, si maturasse velocemente diventando complicati, scendendo a compromessi, con rinunce o scelte obbligate. In questo modo nascono molti problemi e mali profondamente nascosti nel cuore umano. Parliamo dell’esclusione, che è una caratteristica comune del genere umano, una tragedia eterna. Ci sono sempre più stratificazioni sociali tra la popolazione, divari tra ricchi e poveri, disuguaglianze tra i sessi, differenze mentali causate dalla professione che si svolge, valori tradizionali e modernità, compreso il distacco generazionale di “due o tre anni”. Queste diversità creano ogni tipo di fraintendimento, a volte commovente o simpatico, altre addirittura tragico (hai ragione). I miei romanzi affrontano queste tematiche. Il secondo aspetto riguarda le esperienze di vita rurale che si tendono a respingere e a nascondere. Con il progresso e lo sviluppo dell’economia, un gran numero di villaggi sono stati urbanizzati, e i ritmi lenti e il calore umano di un tempo stanno scomparendo. Parte delle mie opere sono una riflessione su questi cambiamenti urbanistici. Naturalmente contengono la filosofia popolare orientale: coloro che sono accomodanti e si sentono a proprio agio vivranno sempre con il sorriso sulle labbra e mai con le lacrime agli occhi. Infine c’è il terzo aspetto, che riguarda i contesti familiari incentrati sulle esperienze di crescita delle donne, sui loro spazi all’interno della società e della famiglia. Poiché la famiglia è l’unità più piccola della società, e le donne sono il sesso debole, i problemi familiari e quelli femminili riflettono spesso molte problematiche sociali. (hai ragione, e questo lo si può vedere dappertutto, anche se in certe realtà è più evidente)
Campagna cinese
Il tuo ultimo libro uscito in Italia si intitola “Forbici, incenso e canfora”. Sono tre racconti. Nel primo racconto intitolato “Forbici”, affronti il tema dell’omosessualità e dei pregiudizi che condizionano la vita delle persone. Come mai hai scelto questi argomenti? Perché il racconto è ambientato nel passato e in una cittadina rurale?
Ho trascorso il primo periodo della mia vita in campagna, prima dei diciassette anni ho sempre vissuto nelle zone rurali, perciò i miei ricordi sono legati agli Anni Ottanta, quando la società era abbastanza conservatrice ma anche piena di umanità. Dal punto di vista materiale non c’erano molte cose e si era piuttosto poveri, ma le persone nei rapporti erano molto cordiali e riservate. Di questi tre racconti, la storia riguardante l’omosessualità è accaduta in una campagna cinese di vent’anni fa. Allora la gente aveva una mentalità ancora tradizionalista e non comprendeva relazioni di questo tipo, per questo la vicenda è drammatica. Negli ultimi decenni, con la riforma e la riapertura, la Cina si è liberalizzata e si tende ad avere un atteggiamento inclusivo. Anche le campagne si sono urbanizzate. Questo tipo di storia oggi è una traccia di un passato nostalgico, è come un vecchio film che ha valore, perciò vale la pena di essere ricordata. (è vero, fa capire meglio i passi avanti che si fanno verso i cambiamenti)
“Forbici, incenso e canfora” fresco di stampa
Nel secondo racconto “Incenso” ci troviamo in un Eremo, dove troviamo un monaco laico con la sua spiritualità e solitudine che si scontra con l’invadenza di una donna molto materiale e petulante. Come mai hai scelto di contrapporre queste due figure?
In Oriente il monachesimo è una scelta di vita molto comune nella pratica spirituale individuale. Ho letto molte notizie al riguardo e ho avuto amici che, quando hanno raggiunto la mezza età e il successo nella carriera, all’improvviso hanno deciso di lasciarsi tutto alle spalle e si sono rifugiati sui monti per dedicarsi alla spiritualità. (non conoscevo questa realtà) Mi ha sempre interessato l’argomento, e mi sono sempre chiesta se attraverso questo percorso sia davvero possibile alleviare il dolore dell’anima e, attraverso la solitudine, capire il vero significato della vita. Questo è stato l’input per scrivere il racconto. Per quanto riguarda la donna che improvvisamente irrompe nella vita del monaco, ho scritto di lei con una profonda comprensione. Lei non ha scelto la via spirituale perché era ricca o aveva successo: era una donna segnata dal dolore e dalla disperazione, sopraffatta dal materialismo. Cosa succede quando due persone molto diverse tra loro per background sociale, modo di intendere la spiritualità ed esperienze di vita si incontrano? In questo caso un uomo e una donna… Risolvono i rispettivi problemi? Vedono i propri problemi nell’altro? È uno spunto di riflessione interessante e di impatto. (interrogativo interessante. Ma avrei una curiosità... come mai molti uomini arrivati a questa età fanno questa scelta di vita? Probabilmente ha a che fare con la nostra filosofia popolare orientale, che apprezza le cose belle e aspira alla solitudine, alla vita appartata. Appartarsi dal mondo è un concetto presente anche nei nostri poemi antichi. D’altra parte questa scelta è dettata anche dalla volontà di allontanarsi dalla pressione, dai ritmi e dai desideri materiali della società moderna. Quando le cose arrivano agli estremi, si lascia tutto alle spalle per trovare pace e sollievo.
Foto di Buddha
Nelle tre storie il finale è sempre tragico, perché?
Non lo definirei sempre una tragedia, piuttosto un dramma. Per esempio, nel racconto “Canfora” credo che il messaggio sia un’accettazione pacifica e ampia della morte. Nel racconto “Incenso” il monaco scende dalla montagna, mentre la donna rimane nell’eremo e muore. Penso che un finale del genere fosse prevedibile per entrambi, sono conseguenze determinate dalle scelte attive o passive di ognuno dopo aver praticato la spiritualità. In “Forbici” ovviamente il finale è tragico. Personalmente mi piacciono molto le tragedie, hanno un loro potere e una loro bellezza. Dopo aver chiuso il libro, i personaggi svaniscono ma le loro ombre rimangono ancora sulla Terra. (ha un che di poetico questo tuo pensiero)
Nel terzo racconto “Canfora” sei ritornata nello stesso paese della prima
storia e parli di funerali e di tradizioni delle zone rurali. Come mai questa
tematica? Parli dei “corredi funebri”: cosa sono?
La morte è sempre stata una tematica importante nella letteratura. Da scrittrice mi interessa tutto ciò che la riguarda: dal senso dei rituali alle tradizioni popolari, dall’autoconsolazione all’analisi dei significati. In particolare, parlando di questo racconto devo introdurre un vecchio detto cinese: “La morte è come la vita”. Significa che bisogna trattare i defunti come se fossero ancora creature viventi. In “Canfora”, il vecchio protagonista realizza i cosiddetti “corredi funebri” di carta, una tradizione importante perché, quando il defunto si reca nell’aldilà, ha ancora bisogno di una casa, di mobili, di servitù, di elettrodomestici, di animali, di oggetti di uso quotidiano e così via. Perciò tutte queste cose vengono realizzate con la carta e poi bruciate nel fuoco affinché accompagnino il morto nel suo viaggio. È un rituale legato alle nostre tradizioni, un conforto psicologico, un’antica usanza diffusa tra la gente. Penso trasmetta bellezza e sia molto commovente. È una filosofia di vita e di morte tramandata dagli antichi e, come dice il proverbio “La morte è come la vita” esprime solennità. (è una bella filosofia ed è vero, trattare i defunti con rispetto come se fossero vivi... credo che possa aiutare i vivi ad accettare la loro morte)
Stele in marmo
I due personaggi maschili hanno rispetto per le tradizioni e per la morte, non la temono e si contrappongono agli altri abitanti del paese che invece sembrano legati alla superstizione. Oggi la gente è ancora superstiziosa?
Penso che la superstizione non sia una cosa del tutto negativa. Soprattutto in alcune vecchie usanze, in cui è presente la superstizione, possiamo avvertire un senso di soggezione, di preghiera, un bisogno psicologico, un modo per confortarsi a vicenda. Ancora oggi la gente è superstiziosa: per esempio evita certi numeri quando deve sedersi in aereo o quando sceglie la camera in un hotel oppure non vuole la stanza più interna. Alcuni credono nell’oroscopo, nelle diversità dei gruppi sanguigni o nei tarocchi e così via. Ma non importa, le persone vivono e lavorano sodo, perciò necessitano di piccole fantasie e superstizioni, purché non danneggino gli altri. (mi sembra di capire che la “superstizione” orientale sia diversa da quella occidentale)
Vuoi aggiungere qualcosa in merito al tuo libro?
Spero che i lettori italiani possano conoscermi attraverso questo libro e in futuro mi auguro di avere ancora l’opportunità di collaborare con Fiori Picco per portare nuovi romanzi in Italia. Quando avrò l’occasione di venire in Europa, sarò felice di poter incontrare i miei lettori italiani.
Credo che i lettori italiani saranno felici di conoscerti.
Fare la tua conoscenza è stato molto bello mi ha permesso di scoprire una persona con cui è piacevole parlare, spero che anche per te sia stata una chiacchierata piacevole.
Grazie
M.C. Buoso
.....................
https://mariacristinabuoso.blogspot.com/2022/07/segnalazione-forbici-incenso-e-canfora.html
Nessun commento:
Posta un commento