Ciao,
Titolo: Dentro di me.
Autore: Yari Loiacono.
Pagine: 211.
Lingua: Italiano.
Casa Editrice: Publishing_Flower.
Pubblicazione: il 10 dicembre è uscito l’eBook e l’11 dicembre la versione Deluxe (copertina rigida) su Amazon, mentre entro fine anno sarà disponibile, e ordinabile, in copertina flessibile presso tutte le librerie fisiche e online.
https://www.amazon.it/Dentro-me-Publishing-Yari-Loiacono-ebook/dp/B09NDKZ24K/
Trama:
La storia si incentra sull’adolescente Amelie, che insieme alla sua famiglia si trasferisce in una nuova abitazione, una piccola capanna situata al centro di una valle desolata: sono solo loro contornati da una fitta foresta oscura, la stessa con cui dovranno duramente confrontarsi. Essa è maligna, ingorda, avida, si beffeggia di loro e, in particolare, della giovane protagonista. Proprio a causa di un suo malfatto una maledizione dormiente da secoli si imbatterà su tutti loro, i carnefici diventeranno per la prima volta nella loro vita delle vittime, venendo divorati uno per uno. I buoni sono davvero coloro che subiscono, o il sortilegio non è altro che una punizione divina per ciò che hanno commesso in vita? Chi è davvero Amelie? Perché sta continuamente scappando da se stessa? È davvero ciò che ha sempre creduto di essere? La foresta ed un arcaico baule le daranno ogni risposta, il prezzo da pagare sarà il sangue, ma ciò è inevitabile.
Descrizione del libro e il suo intento:
Nel romanzo sono inglobate una serie di tematiche sociali importanti, anzi fondamentali, e che nel 2022 non possono più essere un tabù o addirittura ignorate. La violenza fisica, ma ancor di più quella psicologica, l’incesto, il tradimento coniugale, l’omosessualità e la sua contrapposizione, l’omofobia: tutto questo è elaborato attraverso la vera vittima del manoscritto, che non vuole accettare quel che le capita, ma che deve per forza affrontare in qualche modo. Amelie subisce un percorso che dev’essere da portavoce per tutti coloro che nella vita reale non hanno i mezzi necessari per potersi difendere, deve diventare la forza di chi non ha ancora coraggio e la spalla su cui potersi confortare nei momenti di difficoltà: un’icona contro le ingiustizie che i più sfortunati sono costretti a vivere, i cosiddetti “sopravvissuti”, perché questo è quello che Amelie è. Ella è una sopravvissuta, fuggita dall’inferno e costretta a vivere un purgatorio terreno pur di essere libera. Il lettore è costretto a vivere l'orrore del suo viaggio e a ingerire amaramente come una medicina gli eventi che accadono, è il complice per eccellenza di quegli efferati omicidi che, contro ogni aspettativa, porteranno ad un'effettiva svolta nella vita di Amelie. "Dentro di me" non è solo una storia dell'orrore, un fantasy che ha come pretesto l'intrattenimento durante le serate invernali, bensì una metafora sulla vita, sulle iniquità che molti di noi sono obbligati a vivere sulla propria fragile pelle, costringendoci a cambiare e diventare l'opposto di ciò che siamo sempre stati. La vita è una battaglia, anzi una guerra, la più importante che ognuno di noi disputerà mai, e questo romanzo ne è l'esempio.
Indice argomenti trattati:
1) Abusi fisici e psicologici: la protagonista, Amelie, subisce sin dall’infanzia ogni tipo di sopruso dal padre; tali gesti sono appesantiti dall’indifferenza altrui, che la lasciano in preda di quel dolore.
2) Tradimento coniugale: Emeline, la madre di Amelie, tradisce il padre con il parroco del loro vecchio villaggio: ella è una donna piena di fragilità e insicurezze, semplicemente è complice di una vita indegna e di cui non ha mai avuto voce in capitolo. Sua madre e suo padre le hanno combinato un matrimonio in gioventù e si è ritrovata con un uomo che in realtà non ama.
3) Incesto: Amelie e Draimon, il figlio più grande, hanno una relazione clandestina che viene ben descritta nelle pagine dell’opera. Ella non riesce ad accettare di amarlo, ma sa cosa prova per lui: odia solo il fatto che la società lo reputi un atto osceno e per colpa di essa stessa non può esternarlo a chiunque; non può essere fiera di chi ama, anche se lo vorrebbe.
4) Consapevolezza di se stessi: durante tutta la storia Amelie cresce, lo fa involontariamente e neppure lei se ne accorge all’inizio, solo alla fine ne sarà realmente cosciente. Passerà da uno stato di totale smarrimento a una posizione certa, riconosce quale sia il suo reale posto nel mondo.
Primo Estratto:
“Insieme alla sua famiglia si trovava in una carrozza scurrile, in cui erano ammassati come delle cavie da laboratorio con altri estranei. Scesero alla loro fermata e procederono a piedi, intraprendendo il loro cammino.
I sottili raggi ultravioletti del sole battevano decisi su una lunga pianura desolata, smorta, lasciata a sé stessa da chissà quanto tempo, nell’emarginazione più universale e abietta, senza alcun tipo di conforto: nel bel mezzo di essa vi si elevava solenne una modesta costruzione, alquanto rustica e anch’essa lasciata da sola per fin troppi anni. Al suo interno era difatti annosa, incredibilmente retrograda e privata di quelle modernità umili che vi si erano evolute nel corso della storia. Il fattore più triste e cupo era la totale assenza di esseri umani, non vi era nessuno, né lì né tantomeno nella valle.
Eppure qualcosa cambiò, interrompendo la spirale monotona degli eventi riguardanti quell’atmosfera. Non sarebbe più stata pressoché vuota, dato che una famiglia a dir poco numerosa, composta da otto persone, si stava convogliando proprio al suo interno. Erano sfiniti da quello che era stato il loro lungo cammino e non vedevano l’ora finalmente di porre fine a quella fatica indicibile.
La prima cosa che notarono della loro nuova casa era il suo per niente bel aspetto. Il legno era giustamente datato, scolorito e quasi sfatto, la porta era inesistente, o almeno era stata rimossa da terzi, anche malamente per l’aggiunta: ma non avevano altre scelte se non abitarvici. Avevano perso quasi ogni cosa in loro possesso a causa di un dolente incendio che li aveva portati in poco tempo sul lastrico, senza alcun bene liquido e materiale, sopratutto senza un tetto solido sopra la testa.
Erano stati costretti ad abbandonare il loro villaggio, nonché l’unico in cui avevano mai vissuto, per cercare un nuovo punto da cui partire e prosperare: quella era l’unica opzione adoperabile, che una loro amica di vecchia data li aveva proposto su un piatto d’argento, non poterono che accettare.”
Secondo Estratto:
“Non riusciva a vedere oltre quella barriera temporanea, con un nodo alla gola provò ad andare oltre, più precisamente nel sentiero. Non capiva dove potessero essere andati, sapeva solo che
doveva darsi una mossa nel cercarli: la cera stava colando e incominciando a diminuire sempre di più. Da un momento all’altro si sarebbe appassita, abbandonandola definitivamente, lasciandola sola, senza nessuno ad aiutarla in caso di necessità.
Sentì innumerevoli voci chiamarla per nome, erano acute, profonde, irose, alterate, umili, imperiose e addirittura disperate: erano fin troppe e percepì come se la testa le stesse per esplodere da un momento all’altro. La condizionarono a tal punto da farla cadere in ginocchio disperata e con le lacrime agli occhi le implorò di tacere. Non comprendeva cosa volessero da lei, sembrava solamente uno strano incubo da cui avrebbe voluto svegliarsi all’istante. Cercò di tornare indietro, ma tale azione le venne rigidamente impedita da una ragazza; era di una giusta statura e bilanciata da un fisico abbastanza in carne, che era stato lasciato spudoratamente alla vista altrui. Difatti era nuda e i
suoi lunghi capelli biondi le coprivano parzialmente l’abbondante seno. Amelie, pur avendo gli occhi sgranati, non riuscì a individuare neppure un dettaglio del suo volto, era offuscata dal buio più totale, intravide solo un emblematico sorriso. La sconosciuta le si avvicinò sempre di più piegandosi verso di lei: il cuore della giovane ragazza batteva come non mai e arrivò al suo culmine quando l’afferrò per il collo, stringendole la trachea e impedendole il respiro.”
Terzo Estratto:
“Posò delicatamente il fratello e uscì di casa prestando molta attenzione ad eventuali ladri; si affacciò e a sua grande sorpresa vide una bambina: era sporca, dalla sua cute partivano abbondanti dei capelli mediamente lunghi e liberi da ogni possibile intreccio innaturale, luridi per via del terriccio secco che li raggruppava in dei ciuffi spessi. I suoi vestiti erano da vera pezzente e teneva fra le mani un ciondolo di porcellana, un animale esotico di svariati colori e pressapoco vivido alla sua mente. Era soltanto una bambina, ma la sua figura la turbò: spettrale, raccapricciante e stramba sono le parole che più le si addicevano a primo impatto.
Lo sguardo di Amelie puntò al suo viso, dov’erano presenti degli occhi di un intenso azzurro, increspati e bagnati dalle lacrime che le parevano dei rubinetti impostati al massimo delle loro capacità fisiche, le labbra secche e le guance rosse, con una piccola ferita non fresca sullo zigomo paffuto.
«Chi sei?» chiese diffidente, guardandosi attorno irrequieta.
«Finalmente avete aperto!» esclamò felice e allo stesso tempo terribilmente spaventata. «Dovete aiutarmi, vi prego.»
«Cosa succede?»
«Mio papà mi ha fatto del male» rispose asciugandosi le occhiaie poco marcate. «L’ha fatto mentre mia mamma riposava. Mi ha dato questo ciondolo in cambio della mia mancata parola verso gli altri, ma non voglio. Signorina Melissa, ho tanta paura!»
Le parve strano quell’appellativo che non le apparteneva, non ci diede molto peso, se lo dimenticò subito e inarcò la sua schiena verso di lei, abbassandosi al suo livello.
«Lo fa spesso?»
«Sì, mi regala sempre molte cose in modo che stia zitta. Dovete aiutarmi!»
«Va bene, lascia solo che riesca a pensare ad una soluzione...
Lui dov’è adesso?» rispose preoccupandosi per lei, seppur fosse una sconosciuta.
«Ve ne prego, non chiudetemi la porta in faccia! Dovete darmi una mano altrimenti continuerà!» gridò disperata gettando ulteriori sassi alla finestra. «Aiutatemi!»
«Io sono qua, ma con chi stai parlando?» domandò Amelie non capendo cosa stesse succedendo.
La bambina si osservò attorno intimorita, corse via scoraggiata dalla casetta di legno, percorrendo ad una velocità fenomenale tutta la distesa campagna; sparendo successivamente nel bosco fitto e oscuro senza lasciare alcuna traccia di quel che era stata.”
Mi chiamo Yari, ho 18 anni e vivo a Livorno, in Toscana. Frequento un liceo artistico e attualmente sono al quinto anno: come avete potuto ben intuire amo disegnare e dipingere, ma ancor di più scrivere; per me è sempre stato il metodo più facile per elaborare e amplificare i miei pensieri. L’ho fatto sin da piccolo ed è una cosa che è continuata indisturbata nel corso della mia vita. “Un giorno senza scrittura è un giorno perso” questo direi che è il mio motto di vita, ora più che mai. Scrivere quel che sento nel cuore è stata la mia salvezza, sopratutto dopo un periodo buio e altamente barcollante: avevo bisogno di una valvola di sfogo e lei era lì per me, per aiutarmi con l’intento di farmi stare meglio. Mi ha salvato e per questo non potrei stare un giorno senza fare quel che amo.
Oltre a questa mia grande passione, anzi forse addirittura ragione di vita, mi dedico anche al dipingere su tela (proprio per questo ho casa piena di miei dipinti) e disegnare qualcosa durante le mie notti insonni, governate dalla mia fantasia instancabile. Un ulteriore costante nella mia vita è la storia dell’arte, che studio con passione e meticolosità, semplicemente amo scoprire informazioni sul passato e maggiormente sui più grandi artisti mai esistiti; difatti il mio progetto futuro dopo il liceo sarà quello di specializzarmi in questo fantastico settore presso “Attenzione ai Beni Culturali” a Firenze e con la speranza, un giorno, di poter diventare un insegnante.
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