Italia, 1984 / Franco Saudelli
Smessa l'attività agonistica - ha alle spalle un glorioso passato da calciatore nelle file della Dinamo, come centromediano -, Otto Zaccaria Porfiri , questo il suo nome completo, vive a Berlino e fa il detective anche se ama definirsi, modestamente, «una specie di poliziotto».
Ha messo su qualche chilo di troppo, ma non sembra preoccuparsene più di tanto anche se talvolta il suo fisico grande e grosso gli crea qualche problema. Non tanto negli inseguimenti veri e propri, dove a una certa goffaggine si contrappone un'eccezionale determinazione, quanto nei rapporti con l'altro sesso.
Anche se in fondo pensa di esserlo, non ama certo essere definito «brutto ciccione». E i maglioni a grandi rombi con scollo a V che indossa abitualmente sotto il canonico impermeabile di ogni buon detective che si rispetti non contribuiscono comunque a farlo sembrare più snello o disinvolto.
Come ha scritto Luigi Bernardi, «Porfiri è pronto a risolvere i casi che gli vengono proposti, quasi sempre imbrogli che nascono dall'errata interpretazione di fotografie, fra donne perfide e uomini che si illudono di poterne approfittare,
poliziotti decisi e capaci, atmosfere di fondo che esprimono mirabilmente
l'inevitabile decadenza di ogni fine secolo».
Apparentemente bonario e pacioccone, Porfiri è in realtà un segugio deciso e affidabile che non molla facilmente la preda e che porta quasi sempre a buon fine
le indagini che gli vengono di volta in volta affidate.
Iniziate nel 1984 sulle pagine di Orient Express, le avventure di questo interessante
personaggio sono in seguito continuate su quelle di Comic Art.
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