Ciao,
questa sera conosceremo un’altra autrice francese...
Carola - Sì, suggerisco una scrittrice dalla vita insolita e movimentata, come Dominique Manotti.
MC – Sembra interessante. Dove siamo questa sera per l’aperitivo?
Carola – Se prendessimo un caffè in una tipica pasticceria parigina? (accetto molto volentieri, grazie)
MC – Parlaci di questa autrice.
C – Si tratta di un’autrice che ha sempre vissuto in Francia e a Parigi in particolare, dove è nata nel 1942. E’' stata un’insegnante prima di liceo, poi presso l’università Paris VII. Era specializzata in storia economica moderna e contemporanea. Militante politica fin dall'adolescenza, nel periodo della guerra d'Algeria e nel corso degli anni sessanta e settanta, fu attiva in movimenti e sindacati marxisti e rivoluzionari.
MC – Come mai ha deciso di scrivere quando non era più giovanissima?
C – Si è dedicata alla scrittura tardivamente, a cinquant'anni. Ha trasposto la sua esperienza professionale di storica, il suo metodo di pensiero e di lavoro, nonché la sua passione politica in romanzi polizieschi/noir, nei quali ha raccontato la fine delle speranze di trasformazione della società coltivate dalla sua generazione, dedicandosi in particolare agli anni ottanta e ai primi anni novanta, l'epoca del presidente François Mitterrand.
Riteneva l’arrivo di Mitterand al potere come la fine delle speranze di trasformazione radicale della società. Il romanzo noir divenne per lei la forma più appropriata per raccontare quella che era stato il vissuto delle persone della sua età: la sua esperienza professionale di storica rappresentò lo strumento più adeguato per la scrittura romanzesca noir.
MC – So che era una insegnante, cosa insegnava?
C –Divenne Docente di Storia Economica contemporanea alla Sorbona. Considerava la storia come una metodologia di pensiero e di lavoro. Ciò avveniva attraverso letture, incontri, riflessioni, poi con la scelta di un soggetto di studio e la formulazione di ipotesi. Inoltre, aggiungeva le ricerche di fatti, indizi, tracce, con la critica dell’ipotesi di partenza, immaginando quella che poteva essere stata la vita e la morte di coloro sulle cui tracce lavorava. Infine, con la costruzione di una macchina razionale che mescolasse tutti gli elementi di conoscenza accumulati e quindi solo alla fine nella trasposizione di tutto ciò nella scrittura: un metodo che era replicabile dalla storia alla scrittura di romanzi polizieschi o noir.
MC – Aveva dei personaggi fissi nei suoi romanzi?
C – Ne ricordiamo un paio di serie, quelle di Noria Ghozali, giovane e minuta agente di polizia, dal passato doloroso e complicato e del commissario Théo Daquin, un duro poliziotto, un segugio nel suo mestiere, con un fisico che non passa inosservato, una mente sopraffina e un carattere perseverante.
MC - Alcuni suoi libri sono stati adattati per il cinema?
C – Sì, in particolare nel 2009 “Une affaire d'État” tratto dal romanzo: “Nos fantastiques années fric”.
MC – Ha ricevuto dei premi?
C - Più di una decina, a partire dal 1995, nonostante abbia iniziato a scrivere nella seconda parte della sua vita.
MC – Quali sono i libri più conosciuti in Italia?
C – Ve ne sono molti: Il corpo nero, Il bicchiere nella staffa, Le mani su Parigi, Marsiglia ’73, Il sentiero della speranza, Vite bruciate.
MC – grazie per averci fatto conoscere questa autrice.
C – Di nulla.
MC – Non mi resta che augurarvi una buona lettura e..... non siate timidi nel chiedere.
Alla prossima.
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