giovedì 2 ottobre 2025

Segnalazione: The final score Di Maren Moore

 
 

 
SCHEDA
 
Titolo: The final score
Autrice: Maren Moore
Data di uscita: 23 luglio 2025
Serie: Totally Pucked series
Finale: conclusivo

Genere: contemporary hockey romance
Trama: Innamorarmi del compagno di squadra di mio fratello – l’ultimo ragazzo della mia lista – era l’unica cosa che non mi sarei mai aspettata che accadesse. Anzi, innamorarsi in generale. Ma è successo. 
Mi sono innamorata della nuova stella della NHL – un donnaiolo incallito – e insieme abbiamo messo al mondo le nostre bellissime bambine. Anche se la nostra storia è iniziata come un finto fidanzamento, è diventata la cosa più reale della mia vita… fino a quando, all’improvviso, tutto è cambiato e ora sono costretta a scegliere tra la testa e il cuore. 

Questo libro è l’emozionante conclusione della storia di Graham ed Emery, il secondo e ultimo libro della dilogia a loro dedicata. Non può essere letto come volume autoconclusivo.

mercoledì 1 ottobre 2025

AperiChiacchiera con... Ilaria Vecchietti parleremo di “Anime” (1)

      

 

Ciao,

un argomento vasto e sempre più attuale ma che non tutti conoscono bene.

 

MC – Dove ci troviamo per il nostro aperitivo?

Ilaria – Ciao a tutti e spero che anche questo argomento piaccia.

Oggi andiamo a Lucca 😉

MC – Città super adatta all’argomento... e cosa prendiamo?

I – Io vorrei una granita alla mente e tu? (Una al limone)

MC – Per iniziare, parlarci l’origine del nome e quando sono nati e dove.

I – Allora specifichiamo subito che gli anime sono quelli che in italiano vengono chiamati cartoni animati, ma di origine giapponese. (Credo che siano in pochi a saperlo)

La parola anime (アニメ) pare sia l'abbreviazione di animēshon (アニメーション), traslitterazione giapponese della parola inglese animation (animazione)

Ma c’è anche chi sostiene derivi dal francese animé (animato).

Comunque l’uso della parola si diffuse negli anni sessanta e settanta, sostituendo denominazioni precedenti, per poi diffondersi in tutto il mondo nel corso degli anni ottanta.

I primi furono il pittore Seitarō Kitayama e i vignettisti Oten Shimokawa e Jun'ichi Kōuchi, nel 1917, a formare il primo film animato.

MC – Sai il titolo di questo film e quale era il soggetto?

I - A essere proiettato per primo fu probabilmente Imokawa Mukuzo genkanban no maki (芋川椋三玄関番の巻) di Shimokawa, nel gennaio del 1917 per lo studio cinematografico Tenkatsu.

Eccolo, trovato su Youtube: youtube.com/watch?v=-KGZLFzXvws

Invece la prima opera di Kitayama, Saru to kani no kassen (サルとカニの合戦) (La sfida tra la scimmia e il granchio), seguì a maggio per lo studio Nikkatsu.

Youtube: [1927] Saru Kani Gassen - YouTube (non sono tanto sicura che sia questo, dato che riporta la data 1927).

A giugno uscì Hanawa Hekonai meitō no maki (塙凹内名刀之巻) di Kōuchi, che lavorava per lo studio Kobayashi Shokai.

Youtube: Namakura Gatana - Hanawa Hekonai meitô no maki - Japanese Anime Cartoon 1917 - YouTube

(grazie per questi riferimenti)

 

MC – È vero che mentre noi con anime facciamo la distinzione specificando che sono giapponesi, per loro, invece, sono tutti i prodotti di animazione?

I – Vero, per noi fino a pochi anni fa erano tutti cartoni animati, che fossero di origine giapponese, americana, francese, inglese, forse perché ritenuti per bambini piccoli… ma ne parliamo bene dopo di questo. Dopo, forse, per porre una certa distinzione, si è diffuso anche da noi la parola, specificando appunto che sono di origine giapponese.

In Giappone invece anime indica tutti i tipi di animazione, sia quelli giapponesi e sia quelli stranieri.

MC – Hanno un target particolare di pubblico?

I – Essendo che spesso ancora chi non conosce la distinzione, equipara anime ai cartoni animati, associandoli a un prodotto per bambini piccoli, ma non sempre è così, anzi, generalmente gli anime hanno una struttura più complicata dei cartoni animati occidentali, e quindi non sono propriamente orientati per bambini. Possono avere contenuti violenti (come se fossero film con attori in carne e ossa, usando quindi violenza, parolacce e contenuti che i bambini potrebbero non ancora capire). (Forse per questo che molti non li hanno mai apprezzati e capiti)

Può essere.

Inoltre anche le trame essendo articolate possono contenere messaggi impliciti che non vengono colti da un pubblico infantile.

Infatti per questo per lunghi anni gli anime subivano una forte censura nel nostro paese, proprio per adattarli ai bambini.

Ricordo ad esempio di aver letto che il sangue veniva colorato di nero, che la parola “uccidere” era sostituita con “eliminare”, varie scene tagliate, portando così a stravolgere anche le trame e in alcuni casi facendo perdere il significato e creando confusione con buchi nella storia.

Ad esempio nell’anime Sailor Moon la storia omosessuale tra due delle guerriere Sailor fu totalmente tagliata, spiegando solo che erano molto amiche. (Non lo sapevo)

MC – Ci sono soggetti specifici o trattano tutti gli argomenti?

I – Ormai trattano di tutto e di più, dai famosi robot spaziali, alle storie d’amore, a guerre passate e futuristiche, con protagonisti persone normali o creature fantasy, e anche riprendendo romanzi famosi come Piccole donne, Anna dai capelli rossi, Papà Gambalunga, D’Artagnan, Robin Hood e tanti altri ancora.

E pensate, ricollegandoci anche che non sempre sono prodotti per bambini, ci sono anche anime di genere porno. (Credo che in Giappone questo argomento sia trattato in un modo completamente diverso da noi occidentali)

Completamente! Ovviamente ci sono anime per bambini, anime per adolescenti e anime per adulti. Proprio come da noi si suddividono i film.

MC – Anime è sempre stato usato in Giappone?

I – Penso di sì, se appunto in riferimento a prodotti di animazione.

Inoltre in Giappone vengono classificati anche in base al genere, come si classificano film e romanzi.

 

MC – Che dici se queste classificazioni magari ne parliamo durante un altro aperitivo?

I – Con piacere!

Buona serata a tutto il blog 😊

 

MC – Buona serata e non siate timidi nel chiedere...


martedì 30 settembre 2025

Le recensioni di Ely: Prigionieri del nostro destino di Lorenzo Zucchi

 



Nel panorama della narrativa italiana contemporanea, Lorenzo Zucchi si impone come uno scrittore psicologico e profondo, che esplora il fragile equilibrio tra realtà e desiderio, normalità e follia, sogno e frustrazione. Ambientato nella grigia periferia di Sesto San Giovanni, durante il periodo sospeso del lockdown, il romanzo si addentra nella mente di un uomo qualunque, Mauro, offrendo un affresco inquietante e al contempo struggente della condizione umana urbana contemporanea


L’uomo qualunque e il sogno che diventa incubo

Mauro è un protagonista volutamente “normale”: ha una famiglia, un lavoro come tecnico di elettrodomestici, e una vita scandita dalla routine. La sua esistenza non è segnata da grandi eventi né da particolari traumi, ma proprio questa apparente banalità è il terreno fertile dove Lorenzo Zucchi coltiva la tensione narrativa. Mauro è l’uomo della porta accanto, il volto qualunque dietro le mascherine che hanno segnato il 2020. Tuttavia, dentro di lui si agita un tumulto fatto di sogni inconfessati, desideri repressi, e una crescente frattura tra ciò che è e ciò che vorrebbe essere.



Il lockdown, più che un evento esterno, diventa la metafora perfetta dell’isolamento interiore. Mentre il mondo rallenta e si chiude in casa, Mauro continua a uscire per lavoro, ma è come se scivolasse lentamente fuori dalla realtà. L’ambiente domestico, i palazzi silenziosi, le strade deserte e la comunicazione ridotta ai social creano un’atmosfera rarefatta e allucinata in cui tutto può accadere. E accade, almeno nella mente del protagonista.


Emily, Flora, Christelle: le tre grazie della perdizione

Il cuore simbolico del romanzo è l’incontro ,o forse la proiezione mentale , con tre figure femminili: Emily, Flora e Christelle. Ribattezzate da Mauro le sue “Tre Grazie”, queste giovani donne incarnano pulsioni diverse: il desiderio, la nostalgia, la trasgressione. Il rapporto con loro è ambiguo, onirico, talvolta sensuale, talvolta minaccioso. La sottile linea tra realtà e allucinazione è sempre sfocata, in un crescendo psicologico che ricorda la narrativa di Patrick Modiano o le visioni metropolitane di Don DeLillo.


Una Milano fantasma, riflesso della mente umana

Sebbene ambientato a Sesto San Giovanni, il romanzo riflette l’intero paesaggio urbano milanese durante l’epoca della pandemia: una città muta, spettro di se stessa, dove il silenzio pesa quanto i pensieri. Lorenzo Zucchi descrive questo contesto con uno stile asciutto ma evocativo, capace di trasformare cortili condominiali e ascensori rotti in simboli del declino interiore. La città è un labirinto, proprio come la mente di Mauro, e ogni stanza in cui entra, ogni persona che incontra, è un frammento del suo stesso dissidio interiore.


Il romanzo come monito: quando il compromesso supera la personalità

Oltre che una storia individuale, Prigionieri del nostro destino è un monito collettivo. L’autore racconta con lucidità chirurgica come l’uomo contemporaneo sia costretto ad adattarsi a una realtà che raramente coincide con i propri sogni o ideali. Mauro non è un fallito, né un eroe: è uno di noi. Eppure, nella distanza crescente tra ciò che vorrebbe essere e ciò che la vita gli offre, si insinua la follia. Una follia sottile, non spettacolare, fatta di trasgressioni che diventano ossessioni, di solitudini che si travestono da abitudini.


L’autore ci invita a riflettere su un concetto fondamentale: ognuno di noi ha un lato oscuro, un “sé” sommerso che può emergere nei momenti di maggiore fragilità, soprattutto quando la realtà richiede un grado di compromesso troppo elevato rispetto alla nostra personalità profonda. Il lockdown, la routine, la frustrazione quotidiana: tutto può diventare miccia. E Mauro, nel suo lento deragliamento, diventa simbolo di ciò che può accadere a chiunque di noi se non custodiamo con cura la nostra integrità psichica.


Ironia e malinconia: il tono che sorprende

Nonostante il tema cupo e psicologico, il romanzo è tutt’altro che privo di ironia. L’autore sa dosare con intelligenza la leggerezza nei dialoghi, i tic del protagonista, le sue goffaggini, i commenti notturni sui social. C’è una vena di tragicomico, alla Paolo Sorrentino o Nanni Moretti, che alleggerisce senza mai banalizzare. Questo equilibrio tra il dramma e la quotidianità, tra il noir e il grottesco, rende la lettura coinvolgente e umanissima.


Stile e struttura narrativa: tra noir e introspezione

Lorenzo Zucchi sceglie una prosa limpida, a tratti cruda, perfettamente funzionale alla narrazione. I capitoli sono brevi, scanditi quasi come episodi di una serie tv, con un ritmo che si fa sempre più incalzante. Non mancano i momenti lirici, soprattutto quando Mauro riflette sulla propria identità, sulla famiglia, sul tempo che passa. Ma ciò che colpisce è la capacità dell’autore di calarsi nei meandri della psiche, senza moralismi né pietismi.


Un romanzo che parla di noi

Prigionieri del nostro destino è un romanzo necessario. Parla del nostro tempo con una sincerità disarmante, e ci ricorda che la normalità può essere una trappola, se vissuta senza consapevolezza. Che la mente, se compressa troppo a lungo, cerca valvole di sfogo spesso imprevedibili. E che il desiderio di essere altro da sé – più libero, più amato, più vivo – è il motore silenzioso di molte delle nostre azioni, anche quelle più oscure.


Un libro che non offre certezze ma domande. Che ci costringe a guardarci allo specchio e a chiederci: quanta distanza c’è tra ciò che sono e ciò che vorrei essere? E cosa accadrebbe se quella distanza diventasse insostenibile?


Con questo romanzo, Lorenzo Zucchi si conferma una voce originale e coraggiosa della letteratura italiana, capace di fondere introspezione psicologica, critica sociale e tensione narrativa in un’opera potente, malinconica e disturbante. Da leggere assolutamente, soprattutto in un’epoca in cui il confine tra normalità e smarrimento è più sottile che mai.

lunedì 29 settembre 2025

Segnalazione: Caos Sanguinante Di Nikki Ash

 

 
SCHEDA 
 
Titolo: Caos Sanguinante
Autrice: Nikki Ash
Data di uscita: 9 luglio 2025
Serie: Love & Lyrics
Finale: autoconclusivo

Genere: music romance
Trama:

Gage. Ho perso il mio primo amore. Questa volta, però, conquisterò la seconda ragazza che mi ha rubato il cuore, a prescindere dalla posta in gioco. 

Essere il batterista dei Raging Chaos è lunica cosa che mi ha fatto andare avanti negli ultimi sei anni, ma nemmeno la musica basta a soffocare il senso di colpa che mi attanaglia per quello che è successo a Tori. 

Quando Sadie irrompe nella mia vita, facendosi strada tra le mie inquietudini, i miei dolori e le mie amarezze, non posso fare a meno di chiedermi se questa possa essere la mia seconda occasione. Potrei amarla, ma per farlo devo prima smettere di odiare me stesso. Più facile a dirsi che a farsi. 

Prima di avere modo di risanare il mio cuore spezzato, spingo Sadie lontano da me e tocco il fondo. Quando la rivedo ha un bambino e, come se questo non fosse già abbastanza doloroso, non si tratta di un bambino qualsiasi. È il mio. 

Sadie. I cuori sanguinanti possono ancora battere: ne sono la prova vivente. 

Allinizio vedevo Gage solo come qualcuno che poteva alleviare il mio dolore, finché non ho capito che anche lui aveva dei demoni da sconfiggere. Non ho mai avuto intenzione di avvicinarmi troppo a un batterista dallanimo oscuro, ma, una volta che lho fatto, mi ha spinto con forza fuori dalla sua vita. 

Il mio cuore può anche essere spezzato, ma il suo è completamente distrutto. Cercare di salvarlo ci distruggerebbe entrambi, quindi faccio la cosa giusta e me ne vado, non solo per proteggere me stessa ma anche il nostro futuro bambino. 

Non avevo idea di chi fosse Gage per il mondo quando sono entrata nel suo letto, ma, ora che ne sono uscita, è chiaro che dovrà rimettersi in sesto prima di poter fare il padre. 

Quando ci incontriamo di nuovo, però, tutto mi fa pensare alluomo che potrebbe essere, che è nato per essere, prima che una tragedia lo colpisse e il caos smettesse quasi di far battere il suo cuore.

giovedì 25 settembre 2025

Segnalazione: The scorecard Di Maren Moore

 

 
SCHEDA
 
Titolo: The scorecard
Autrice: Maren Moore
Data di uscita: 23 luglio 2025
Serie: Totally Pucked series
Finale: cliffhanger

Genere: contemporary hockey romance
Trama: Fingere di essere fidanzata con il migliore amico di mio fratello – nonché mio più grande nemico – è l’ultima cosa che pensavo avrei fatto; ma il confine tra lussuria e odio è sottile e, dopo essere finita a letto con la nuova stella della NHL, ho scoperto quanto quella linea sia facile da oltrepassare.
Prima eravamo nemici di letto, poi due sottili linee rosa hanno cambiato tutto.
Ora mi sta portando a casa della sua famiglia e la finzione è diventata realtà… in più di un modo.
Graham doveva essere il nemico e innamorarsi di lui significa lasciarlo vincere.
Graham 1 − Emery 0.

mercoledì 24 settembre 2025

AperiChiacchiera con... Ilaria Vecchietti parleremo della Mitologia Egizia (1)

    

 

Ciao,

chi non è mai rimasto affascinato dai miti egizi alzi la mano J.

 

MC – Dove ci porti per questo aperitivo?

Ilaria – Buonasera 😊 Andiamo a Messina, vi va?

MC – Certo, e cosa ci offri?

I – Beh, direi una spremuta bella fresca 😊

MC – Essendo un argomento molto vasto, che ne dici da iniziare dal dirci quali sono gli Dei principali?

I – Certamente!

Come divinità principali, prima di tutto dobbiamo parlare di Amon, chiamato a volte anche Amon-Ra, per via (come avevamo parlato dell’intervista precedente, della visione monistica) e quindi fu con Ra, Dio del sole. Amon era il Dio creatore,       Dio solare e dopo la demonizzazione di Seth diventa anche Dio del Deserto. Veniva rappresentato come un uomo, anche se gli egizi credevano che il vero aspetto fosse oltre ogni immagine, infatti il suo nome significa il nascosto, il misterioso.

Poi Ra, Dio del Sole, e, curiosità, il Faraone veniva considerato suo figlio. Veniva raffigurato in varie forme, la più comune era quella di uomo con la testa di falco, il sole sul capo e un serpente arrotolato intorno a esso.

Osiride, Dio della morte e della vita e soprattutto Dio dell'agricoltura e vegetazione. Raffigurato con l’aspetto umano, con flagello e pastorale, eretto o su un trono, col capo coperto da una complicata corona con corna e piume. Interessante è il mito che riguarda la sua morte a opera di Seth.

E poi ce ne sono molti altri, appunto come Seth, Anubis, Horus.

MC – Veramente tanti, mi sa che un po’ alla volta parleremo ancora di loro.

I – Quando vuoi 😉

MC – E quelli meno conosciuti?

I – Thot, Dio della saggezza e della sapienza, inventore della scrittura e patrono degli scribi e delle fasi lunari.

Geb o Seb, Dio della Terra.

MC – Secondo te, cosa li rendeva più o meno importanti agli occhi del popolo?

I – Bella domanda, non l’ho mai capita per nessuna mitologia. (neanche io)

 MC – Le Dee quali sono?

I – Iside, la Dea madre, Dea della vita, della guarigione, della fertilità e della magia. Rappresentata come una donna con i tipici attributi di una Dea: vestito lungo, rotolo di papiro in una mano e un ankh nell'altra.

Mut, Dea dell’acqua.

Bastet, Dea della casa, dei gatti, delle donne, della fertilità e delle nascite. Originariamente anche Dea della guerra.

MC – Che rapporto avevano gli egizi con i loro Dei?

I – La religione era molto sentita, infatti esisteva il ruolo dei sacerdoti, e c’era una complessa gerarchia, a cui capo ovviamente c'era il faraone.

Si costruivano templi in onore alle divinità e c’erano vari culti. I grandi sacerdoti, residenti nei centri di culto, presiedevano alle operazioni rituali in onore degli Dei, come sostituti del Faraone.

Le divinità venivano rappresentata da una statua collocata nel sancta sanctorum e veniva purificata, vestita e le veniva offerto il pasto quotidiano. Durante le feste annuali, il Dio veniva portato trionfalmente in processione, spesso su barche in navigazione sul Nilo, ed era fatto oggetto di offerte e donazioni. Venivano organizzati banchetti sacri e rappresentazioni teatrali, che raccontavano gli avvenimenti principali della vita del Dio.

MC – C’erano dei riti più importanti di altri e perché?

I – Credo che il più importante fosse quello della morte e della mummificazione.

MC – Chi diventava sacerdote e sacerdotessa, c’era una scuola o un percorso da fare?

I – Ricevevano gli insegnamenti direttamente nei templi.

MC – Che ruolo avevano i sacerdoti e le sacerdotesse nella vita degli egizi?

I – Erano molto importanti, anche perché erano la seconda carica più alta dello stato, sopra di loro solo il Faraone.

I sacerdoti erano assistenti del Faraone, lo aiutavano a prendere le decisioni e come detto si occupavano dei culti.

MC – Non ci resta che darci appuntamento per un nuovo aperitivo.

I – Va bene 😉

Buona lettura 😊