“QUANDO ARRIVI A MIDU, DIMENTICHI LA MOGLIE”:
Alla scoperta della città cinese famosa per l’operetta, le belle donne e non solo…
Ciao a tutti e felice anno nuovo!
Oggi vi parlo di Midu, una cittadina nel cuore dello Yunnan, famosa in tutta la Cina per l’operetta chiamata anche “Opera della Lanterna”. E’ caratterizzata da danze e musiche popolari, canti pastorali, serenate, spettacoli con ventagli, fazzoletti di seta, lanterne, tamburelli, flauti, cembali, draghi volanti e leoni danzanti. Gli indigeni dicono sempre: “Tra dieci persone di Midu, nove sanno cantare l’opera”, ed è vero. In centro al paese, c’è una grande piazza moderna con un lungo murale scolpito nel marmo rosa che raffigura le mitiche dieci sorelle capostipiti dell’opera. Le donne del luogo si esibiscono disposte in fila; fanno quasi tutte parte di compagnie teatrali locali e danzano sulla piazza vestite di rosso, con calzoni e casacca in seta, con i capelli raccolti dietro la nuca e adorni di peonie fresche… In viso hanno un trucco marcato, gote fucsia e bocche color ciliegia. Ballano civettuole, sventolando fazzoletti, dimenando il fondoschiena e compiendo salti acrobatici. Cantano arie notissime che raccontano dello splendido paesaggio montano, di colline in fiore, di camelie il cui profumo inonda la campagna, di storie d’amore tra ninfe leggendarie ed eroi coraggiosi.
La via principale del centro è pavimentata di grosse pietre rozze ed è popolata da antiquari che vendono statuette in avorio ingiallito, pugnali d’argento, bracciali di giada appartenuti a dame del passato. Un tempo, la strada fu un fulcro importantissimo dell’Antica Via del Tè e dei Cavalli, che collegava la regione dello Yunnan al Buthan, al Nepal, al Sikkim e all’India.
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Nella stradina si possono acquistare e mangiare specialità gastronomiche come il tofu puzzolente alla piastra, i “ventagli” di formaggio di capra, le nuvole di drago fritte, le fettuccine di riso condite con aglio, prezzemolo, cipolline e dal sapore agropiccante, la “polenta” di farina di piselli irrorata con olio aromatizzato al peperoncino e molte altre bontà.
Le bancarelle del mercato espongono una moltitudine di spezie e bacche saporite, scarpette di stoffa ricamate e le caratteristiche sacche-marsupio per neonati di velluto multicolore. I mezzi di trasporto sono dei carretti trainati da cavalli o da muli e decorati con drappi e cuscini dai colori sgargianti. C’è anche un’infinità di corriere bianche e verdognole affollate e sommerse di pacchi, scatole e borsoni. Le persone vanno e vengono dalla fiera agricola conducendo maialini, bufali, vitelli e asini.
Durante le dinastie imperiali Midu era coperta da un grosso lago o palude, e la gente si spostava da una riva all’altra con giunche, zattere e piccole barche a forma di drago. Spesso accadeva che i barcaioli e i viaggiatori faticassero a trovare la direzione a causa della vastità del bacino acquatico, e per questo motivo il paese si chiama così: il nome Midu significa “perdere l’orientamento andando in barca.”
Ma c’è un altro motivo importante per cui perdere l’orientamento: le donne del luogo, famose per essere avvenenti e aggraziate, fanno girare la testa. Incarnano perfettamente l’antico detto popolare che dice: “Quando arrivi a Midu, dimentichi la moglie.”
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Le case verso la campagna sono tutte tradizionali: bianche, solide, con tetti spioventi dalle tegole in pietra color antracite, portoni in legno intarsiato, azulejos di ceramica colorata raffiguranti paesaggi con monti e fiumi.
La via principale è un susseguirsi di botteghe artigianali: alcuni salumieri producono il famoso zampone agli aromi, i cui ingredienti sono carne fresca di maiale, sale, pepe, grappa, anice stellato e noce moscata. Gli ortolani mettono in salamoia i gambi e le foglie delle bietole amare. I materassai confezionano con bozzoli di seta guanciali e trapunte. C’è anche chi lavora mattonelle di carbone e chi dipinge con smalti colorati i personaggi mitici incisi sulle lapidi funerarie in marmo: soprattutto divinità buddiste e santi taoisti. A opera ultimata, le facciate delle imponenti tombe familiari sembrano pagode elaborate, vere e proprie leggende in rilievo. Qualche bottega realizza gerle e ceste con fuscelli di bambù… Ci sono anche barbieri d’altri tempi, una farmacia decadente che vende cerotti e balsami del marchio Tigre e dei baracchini che preparano al momento focacce di patata e porri.
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Alcuni vecchietti indossano le tradizionali giacche di canapa blu: corte, con maniche lunghe e con chiusura frontale a liuto. In testa hanno cappelli tipo borsalino e portano occhiali da sole rotondi. Suonano gli strumenti a corda accompagnando signore di mezza età in danze con enormi ventagli in carta di riso.
Il quindicesimo giorno del capodanno lunare c’è una grande sagra paesana paragonabile a un nostro Luna Park: si esibiscono trampolieri truccati da pagliacci e vengono allestite recite teatrali con finti animali di cartapesta. La sera, i giovani acrobati, vestiti di sete fosforescenti e camuffati da leoni, fanno visita a ogni famiglia. Varcano i portoni in legno delle case tradizionali e nei piccoli cortili saltano freneticamente seguendo il ritmo di una musica frastornante di tamburi e gong.
Una famosa reliquia di Midu è la Colonna di Ferro custodita all’interno del tempio omonimo. Fu fatta erigere dall’imperatore Pi Luo Ge che, in epoca Tang o alto medioevo, unificò sei piccoli stati; si tratta di un pilastro cilindrico di ferro nero alto più di tre metri e del peso di due tonnellate. Fu realizzato fondendo le spade dei soldati e dei sudditi, a simboleggiare la fine di tutte le guerre e l’inizio di un periodo fiorente, di pace e armonia tra i popoli. Oggi si può visitare il tempio al cui interno l’anziano custode predice il futuro con bastoncini in legno di canfora.
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Su di una parete interna è dipinta la leggenda del primo imperatore del regno di Bai che, avendo una figlia da maritare, la “Principessa d’Oro”, convocò al proprio cospetto tutti i dignitari di corte. Si sedettero nella grande sala del palazzo reale, sormontata da un uccello magnifico intarsiato nell’oro. Il re era pronto ad abdicare e a concedere il suo trono e la mano della principessa a uno dei nobili presenti. All’improvviso, l’uccello dalle ali dorate si animò e, dopo aver volteggiato nella sala, andò a posarsi sulla spalla di uno di questi, il funzionario Xi Nu Luo. Parlò con voce umana e disse: “Xi Nu Luo e la Principessa!” Il re rimase esterrefatto e interpretò quel segno come il volere divino. In quel modo furono decise le sorti del nuovo impero. Ancora oggi, per l’etnia Bai di Midu, l’animale sacro è l’uccello della leggenda, così come tante ragazze si chiamano Fiore d’Oro in ricordo della principessa…
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FIORI PICCO
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