AperiChiacchiera con... Ilaria Vecchietti parleremo della mitologia giapponese (1)
Ciao.
Questo argomento sono sicura che il materiale non mancherà per i prossimi incontri.
MC – Dove ci troviamo per l’aperitivo?
Ilaria – Buongiorno a tutti 😊
Visto che parleremo del Paese del Sol Levante… andiamo all’opposto a ovest, ahahah. Andiamo a Cagliari.
MC – Come mai proprio Cagliari? E cosa ci offri?
I – Appunto per contrapposizione, ahahah. E poi sai, un pochino di sangue sardo scorre nelle mie vene. Mia nonna materna era di Villacidro… e visto che esiste appunto il liquore Villacidro, ce ne beviamo un bicchierino? (Mai assaggiato, grazie J )
MC – So che è un complesso di leggende, credenze e miti, giusto?
I – Oh sì, è molto complessa, forse quella più intricata di cui ho letto, pensa già da solo il pantheon shintoista ha più di otto milioni di Kami (parola giapponese per "spirito", "nume" o "divinità").
Andremo per ordine, piano piano, per non perderci 😉
MC – La mitologia giapponese da cosa differisce da quella europea?
I – Direi che la differenza principale è la difficoltà di comprendere ciò che è realmente “mito” e non culti o usanze.
MC – Secondo te, perché è così difficile per noi capire questa distinzione?
I – Credo perché viene rappresentato in modo così irreale, che viene difficile distinguere. È una mia supposizione, sia chiaro.
MC – Cosa è il pantheon shintoista?
I – Lo shintoismo è la principale religione Giapponese, politeista e animista, con tratti sciamanici.
E come detto all’inizio prevede un’infinità di Kami.
Lo Shintoismo non prevede dogmi vincolanti, un luogo santo da adorare, nessuna persona o Kami più sacro degli altri, e nessun insieme definito di preghiere. Può essere considerato un insieme di rituali e metodi per mediare il rapporto tra gli esseri umani e i Kami.
MC – Hanno un luogo o posti in cui si ritrovano per le preghiere?
I - I luoghi di culto shintoisti sono chiamati “jinja” e indica tutta l’area sacra, non solo l’edificio principale, interessante è il motivo: un tempo non c’erano edifici permanenti, che si sono sviluppati sotto la spinta del buddhismo.
Oggi i jinja sono composti da diversi elementi:
· Torii: il portale d’ingresso nell’area sacra. È spesso dipinto di rosso e, nella versione più semplice, è formato da due colonne sormontate da una specie di architrave.
· Chōzu-ya o temizu-ya: una struttura con una fontana e dei mestoli in cui eseguire la purificazione rituale di mani e bocca prima di accedere al santuario.
· Haiden: il padiglione in cui i fedeli possono pregare. In genere si svolge così: si fa un’offerta simbolica e, se presente, si suona una piccola campana appesa sopra l’offertorio per attirare l’attenzione del Kami e purificare l’aria. Dopodiché si fanno due inchini, si battono le mani due volte, si recita dentro di sé una preghiera (una richiesta, non una formula prestabilita) e, infine, si fa un altro inchino.
· Honden: il sancta sanctorum in cui può entrare solo il sacerdote (Kannushi) e che contiene lo shintai, un oggetto simbolico in cui risiede il Kami. Alcuni templi non hanno un honden, perché lo shintai è un elemento naturale, come ad esempio la montagna.
· Spesso sono presenti dei posti in cui appendere gli ema e gli omikuji: i primi sono delle tavolette di legno con un’immagine e sul retro si può scrivere una richiesta per il Kami; i secondi sono delle specie di oracoli scritti su carta che si estraggono a sorte e rivelano il futuro di una persona.
MC – Usano dei termini particolari per definire i demoni o altri miti?
I – Come detto, Kami (神) è la parola giapponese per identificare le divinità o spiriti soprannaturali. Non è propriamente corretto per identificarli con un Dio.
Ci sono anche gli Yōkai (妖怪) che sono un insieme di demoni, che a loro volta si distinguono in tante altre creature.
E ancora i Mazoku (魔族) che sono però demoni o esseri malvagi.
MC – Che differenza c’è tra Demoni ed essere malvagi?
I – La parola demoni è in occidente che ha un significato prettamente negativo, in Giappone credo che identifichi solo creature non umane. Ecco perché nella loro cultura ci sono demoni buoni e demoni cattivi.
Per questo anche nel mio romanzo L’Isola dei Demoni ho creato demoni diversi. (interessante)
MC – Quale è il più antico libro riconosciuto della mitologia giapponese?
Il Kojiki (古事記 "vecchie cose scritte"), conosciuto anche come Furukotofumi, è il più antico testo, dove si narrano le origini del Giappone, dalla mitologia, delle divinità shintoiste, al regno dell'imperatrice Suiko (592-628).
E poi c’è il Nihon shoki (日本書紀), anche noto come Nihongi (日本紀), traducibili come Annali del Giappone, più elaborato del Kojiki e si concentra sugli aspetti religiosi della corte imperiale.
Lo Shintoshu illustra le origini delle divinità giapponesi, ma da un punto di vista buddista, mentre il Hotsuma Tsutae riporta una versione diversa della mitologia nipponica.
MC – Continueremo nel prossimo incontro a parlare di tutto questo, per cui preparati J
I – D’accordo, non vedo l’ora.
Buona serata a tutti 😊
MC – Buona serata e ... non siate timidi nel chiedere...
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